La fotocoagulazione laser è una metodica utilizzata in vari ambiti clinici. In questo articolo tratteremo gli utilizzi in ambito oculistico, in particolare per quanto riguarda le patologie retiniche.
La fotocoagulazione laser sfrutta una luce che è in grado di trasportare una notevole quantità di energia; esistono vari tipi di laser utilizzati in oculistica (argon, krypton, diodo, Nd-Yag).
Il laser può essere sfruttato per diversi scopi: coagulazione di un vaso, distruzione di tessuti malati, creazione di cicatrici per rinforzare la retina in punti delicati, fissaggio della retina sana intorno a zone patologiche ecc.
Fotocoagulazione laser: le patologie trattabili
Sono diverse le patologie retiniche che possono essere trattate efficacemente con la fotocoagulazione laser; di seguito un elenco delle più comuni:
- retinopatia diabetica (la più comune complicanza oculare del diabete mellito); scopo della fotocoagulazione laser è quello di distruggere quelle lesioni che possono condurre all’insorgenza di gravi emorragie oculari; va precisato che il trattamento non serve a migliorare il visus, ma a evitarne un peggioramento stabilizzando le condizioni dell’occhio. La percentuale di riuscita è di circa l’80%. Fondamentale la precocità dell’intervento.
- Edema maculare – Si tratta di una condizione patologica caratterizzata da un accumulo improprio di liquido nella retina; è una delle complicanze di alcune malattie retiniche (occlusioni vascolari, retinopatia diabetica ecc.).
- Degenerazione maculare legata all’età – Nota anche come maculopatia senile, è una seria patologia oculare a carattere progressivo che provoca un deficit non reversibile della funzione visiva centrale. La fotocoagulazione laser consente la fotocoagulazione dei vasi retinici anomali che sono stati individuati; il raggio laser raggiunge le zone sottoretiniche e distrugge i neovasi. Va precisato che con questo tipo di trattamento non si ha un miglioramento visivo, si interrompe soltanto la fuoriuscita di liquido dai vasi retinici anomali.
- Retinoblastoma – È un tumore maligno che interessa la retina; si tratta di una neoplasia che può insorgere a qualsiasi età, ma comunemente si sviluppa nei primi cinque anni di vita, tant’è che, pur essendo considerato un tumore raro, è la forma tumorale maligna più comune in età pediatrica. Nel caso di retinoblastoma diagnosticato precocemente, con il laser si distruggono i vasi sanguigni che alimentano la massa tumorale allo scopo di lasciare il tumore senza nutrimento in modo da farlo morire. Si ricorre alla fotocoagulazione laser nel caso di tumori molto piccoli.
- Retinopatia del prematuro (o del pretermine) – Nota un tempo come fibroplasia retrolentale, è una patologia vascolare della retina che insorge in neonati prematuri. Generalmente il problema è bilaterale; la fotocoagulazione laser, attraverso la distruzione di tessuto malato, ha lo scopo di impedire la crescita di nuovi vasi retinici che possano danneggiare il visus.
- Degenerazioni retiniche periferiche – Alcune zone della retina possono presentare una fragilità strutturale; in genere è un problema che si riscontra con maggiore frequenza in coloro che sono fortemente miopi; in queste persone, infatti, l’allungamento del bulbo oculare è causa di un assottigliamento retinico nelle zone periferiche. Le degenerazioni periferiche della retina costituiscono un fattore di rischio per le rotture retiniche e per il distacco di retina; se si riscontrano queste degenerazioni è opportuno utilizzare la fotocoagulazione laser quale strumento preventivo attraverso un rinforzamento e una sigillatura delle aree più a rischio.
- Occlusioni vascolari retiniche – La fotocoagulazione laser non è uno strumento idoneo al trattamento delle occlusioni vascolari retiniche bensì delle sue complicanze (edema maculare e neovascolarizzazioni).
- Neovascolarizzazione coroidale – Si tratta di una condizione secondaria alla miopia patologica e rappresenta la principale causa di disabilità visiva in soggetti under 50; con la fotocoagulazione laser si “brucia” la lesione che attacca la macula.

La fotocoagulazione laser può essere usata per curare alcune patologie retiniche
Modalità operative
La fotocoagulazione laser è un procedimento che viene solitamente eseguito in ambito ambulatoriale; si procede con l’instillazione di un collirio atto a dilatare la pupilla e di un collirio anestetico dopodiché verranno effettuati un certo numero di impatti laser che potranno essere effettuati con o senza interposizione di una lente messa a contatto con l’occhio.
Mediamente una seduta di fotocoagulazione laser ha una durata che va dai 15 ai 20 minuti circa.
Nel corso dell’intervento potranno essere avvertite sensazioni di abbagliamento di imprevedibile durata.
Nel post-operatorio sono possibili lievi disturbi quali annebbiamento visivo, mal di testa e capogiri; queste problematiche hanno solitamente una durata piuttosto breve.
Se non si registrano particolari complicanze, nella maggior parte dei casi è possibile, fin dal giorno seguente, riprendere le normali attività quotidiane evitando quelle più pesanti. Probabilmente si dovrà ricorrere per qualche giorno all’utilizzo di un collirio antibiotico.
In alcuni casi, comunque, potrebbe essere richiesto il riposo assoluto e comunque è buona norma non compiere sforzi eccessivi. Importante una corretta idratazione; il laser, infatti, opera scaldando la retina e, passando attraverso il bulbo oculare, riscalda anche il liquido ivi presente; dal momento che il corpo vitreo è costituito perlopiù da acqua, esso va incontro a una certa diminuzione. La disidratazione del corpo vitreo causa una sua contrazione e viene ad aumentare il rischio di trazioni vitreo-retiniche che potrebbero causare rotture retiniche periferiche.
Eventuali complicazioni
La fotocoagulazione laser non è esente da complicazioni anche gravi, ma si tratta di eventi piuttosto rari; fra le complicazioni più critiche vanno segnalate alterazioni del campo visivo periferico e calo del visus più o meno duraturo (in genere questa evenienza riguarda i pazienti affetti da diabete). Problematiche di minore gravità sono cheratite, dilatazione pupillare angolare e crisi di glaucoma acuto (queste due evenienze sono da considerarsi eccezionali) e infezioni corneo-congiuntivali di natura batterica o virale.
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