La tachicardia in gravidanza è un fenomeno di comune riscontro, in particolar modo nel corso della seconda metà della gestazione; in linea generale, salvo problematiche cardiache sottostanti, è considerato del tutto normale che nella donna gravida si registri un aumento relativamente considerevole della frequenza cardiaca (anche 20-30 battiti al minuto in più rispetto al limite di riferimento; 10-20 battiti al minuto in più secondo altri autori). Non c’è quindi ragione di preoccuparsi più del dovuto perché comunque si tratta di una condizione che di solito può essere facilmente gestita fino al momento del parto.
Nel corso della gravidanza, la forma di tachicardia più comune è quella sinusale; è la forma meno pericolosa e, generalmente, fatta eccezione per l’aumento della frequenza cardiaca, non comporta altri fastidi particolari. In alcuni casi, addirittura, la gestante non si rende conto di essere tachicardica.
Nota – Per approfondimenti di carattere generale sulla tachicardia e sulle sue varie forme si consulti l’articolo specifico Tachicardia.
Tachicardia in gravidanza – Cause
La tachicardia in gravidanza, entro determinati limiti, è considerata, salvo eccezioni, una condizione fisiologica o, comunque, parafisiologica. È infatti normale che il sistema cardiocircolatorio della donna vada incontro ad adattamenti necessari a fornire al feto l’ossigeno e le altre sostanze che gli sono necessarie per suo normale sviluppo. È per questo motivo che nella prima parte della gravidanza, la tachicardia può essere molto lieve o talvolta addirittura assente, per poi manifestarsi più in modo più importante.
Trattando delle cause, possiamo distinguerle in fisiologiche e patologiche.
Le cause fisiologiche sono da attribuirsi, come già accennato in precedenza, agli inevitabili adattamenti che l’organismo della madre deve compiere affinché la gravidanza proceda nel modo corretto; di fatto, il cuore materno, deve lavorare anche per il feto; in sostanza si assiste a un incremento del consumo di ossigeno e a una diminuzione dell’emoglobina; si hanno anche aumento della volemia (ovvero del volume del sangue circolante) e una riduzione dell’ematocrito nonché un incremento della gittata sistolica e della portata cardiaca. Il clou degli adattamenti che inducono tachicardia viene raggiunto nel periodo che va dalla 27-28-esima settimana di gestazione alla 34-esima.
Altri fattori che possono contribuire ad amplificare il fenomeno della tachicardia in gravidanza sono l’aumento considerevole di peso e anche il comprensibile stato ansioso che viene a instaurarsi quando il momento del parto è ormai vicino, in particolar modo se si tratta della prima gravidanza.
Alla base della tachicardia in gravidanza, però, potrebbero esserci anche problematiche ben diverse, non fisiologiche, bensì patologiche, alcune di lieve portata, altre di maggior interesse clinico.
Una delle possibili cause di tachicardia in gravidanza è, per esempio, l’ipotensione arteriosa, una condizione patologica piuttosto frequente in gravidanza, in particolar modo nelle prime settimane; si tratta però di un problema generalmente temporaneo che spesso si risolve spontaneamente senza che sia necessario intraprendere trattamenti farmacologici o di altro tipo.
Più preoccupante è la tachicardia indotta da disturbi tiroidei (per esempio, ipertiroidismo), che in soggetti predisposti possono essere proprio scatenati dalla gravidanza.
Una patologia spesso causa di tachicardia in gravidanza è l’anemia sideropenica (ferropriva o da carenza di ferro, che dir si voglia). In gravidanza il fabbisogno di ferro aumenta ed è per questo motivo che è molto comune la prescrizione di integratori di ferro nelle donne in stato interessante.
Sia i disturbi tiroidei che l’anemia sideropenica possono essere facilmente diagnosticati con opportuni esami del sangue (peraltro previsti mensilmente dalle linee guida).
Le cause patologiche di tachicardia in gravidanza possono essere tuttavia particolarmente numerose; di seguito un elenco di quelle più frequenti o comunque più significative:
- asma
- assunzione di farmaci
- assunzione di sostanze stupefacenti e/o stimolanti
- distacco placentare
- embolia di liquido amniotico
- emorragie di vario tipo
- febbre
- gravidanza extrauterina
- ipercapnia
- ipossiemia
- malattie cardiache
- malattie polmonari
- obesità
- rottura del sacco uterino
- squilibri elettrolitici
- stress psicofisici.
Come si può facilmente intuire, alcune delle condizioni sopraccitate sono di notevole serietà e possono quindi dar luogo a notevoli complicazioni, sia per quanto riguarda la salute della gestante che del feto. La tachicardia in gravidanza quindi, pur essendo un evento frequente, deve essere correttamente inquadrata; si deve, infatti, essere certe che alla base della sua insorgenza non vi siano condizioni patologiche che possano mettere in pericolo la vita della futura madre o del feto.
Possibili sintomi associati
A seconda delle cause che ne determinano l’insorgenza, la tachicardia in gravidanza può essere associata a diverse manifestazioni cliniche fra cui si ricordano:
- agitazione
- cardiopalmo
- dispnea (fiato corto)
- dolori toracici
- sensazione di svenimento
- stanchezza, talvolta addirittura spossatezza
- vertigini
- ecc.
Diagnosi
In sé la diagnosi di tachicardia è semplice, è infatti sufficiente un’auscultazione cardiaca; più complesso può essere risalire alle eventuali cause patologiche; in genere si prescrivono esami del sangue di vario tipo, fra cui un emocromo completo e i test di funzionalità tiroidea.
Fra gli esami strumentali, i più frequentemente prescritti sono l’elettrocardiogramma e l’Holter cardiaco.
Tachicardia in gravidanza – Rimedi
Quando la tachicardia in gravidanza non ha cause patologiche non è in genere necessario ricorrere a particolari rimedi, a meno che essa non sia particolarmente fastidiosa.
Se invece il disturbo ha cause patologiche è necessario intervenire sullo specifico disturbo che ne determina l’insorgenza.
In alcuni casi possono essere presenti disturbi quali fibrillazione atriale o tachiaritmia sopraventricolare; se questo è il caso, è necessario intervenire con rimedi farmacologici mirati (terapia antiaritmica e, a seconda dei casi, anche anticoagulante); ovviamente si dovrà optare per principi attivi che non determinino problemi al feto (alcuni beta-bloccanti e calcio-antagonisti). Uno dei farmaci antiaritmici più utilizzati in assoluto, l’amiodarone, invece, non è consigliabile per il trattamento della tachicardia in gravidanza perché può avere effetti teratogeni.
Se la tachicardia della gestante è determinata dalla presenza di anemia da carenza di ferro si interviene somministrando specifici integratori.
Specifici farmaci potrebbero essere necessari anche quando la tachicardia è determinata da disturbi tiroidei.
Talvolta la tachicardia in gravidanza può essere trattata con rimedi non farmacologici; i classici casi sono rappresentati dalla manovra di Valsalva o dal massaggio del seno carotideo; si tratta di manovre che però possono essere eseguite soltanto da personale medico con esperienza in materia.
Si possono infine fornire alcuni semplici consigli che dovrebbero risultare scontati:
- eliminare, nei limiti del possibile, le fonti di stress
- eliminare o quantomeno ridurre l’assunzione di alcolici e altre sostanze stimolanti
- eliminare il fumo (vedasi Fumo in gravidanza).
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