Lo smalto per unghie è una consuetudine molto apprezzata della cura della bellezza femminile, al punto che oggi non è difficile vedere anche bambine con le unghie colorate. Si tratta di una pratica che ha radici antichissime: in India le donne usavano colorarsi le unghie fin dal 3000 a.C. La pratica, pur con sostanze diverse, era comune anche in Cina e in Egitto, dove le donne di status sociale più elevato si coloravano le unghie anche con sostanze preziose, come oro e argento. La consuetudine fu abbandonata nel medioevo, e solo nell’Ottocento iniziarono a diffondersi i primi prodotti per colorare le unghie a base di olio. Gli smalti moderni furono introdotti sul mercato nel 1932 e progressivamente i pigmenti naturali furono sostituiti da coloranti e da sostanze chimiche usate per fissare il colore e renderlo più resistente.
In gravidanza le unghie risentono dei cambiamenti nella produzione ormonale: a volte diventano più fragili, altre volte invece sono più robuste, esattamente come accade per i capelli. Unghie fragili che si spezzano frequentemente possono essere bersaglio d’infezioni fungine, quindi in questo caso è necessario dare la priorità alla loro salute, piuttosto che al loro aspetto estetico. Nel caso in cui le unghie si mantengano sane e robuste, ha senso chiedersi se si possono usare gli smalti: tuttavia la presenza di sostanze chimiche e il fatto che siano “spalmate” sull’unghia, pongono degli interrogativi sulla sicurezza di questa pratica in gravidanza.
Le sostanze contenute negli smalti
Le sostanze contenute negli smalti possono essere molto diverse, non solo per quanto riguarda l’aspetto cromatico. Alcune di esse però possono essere pericolose (e non solo in gravidanza) per cui la prima regola è evitare di comprare smalti privi della lista d’ingredienti o di dubbia provenienza. Volendo mettere lo smalto alle unghie, andrebbero evitati quelli contenenti le seguenti sostanze:
formaldeide: si tratta di un composto chimico appartenente alla classe delle aldeidi. Negli smalti, come nelle tinture per tessuti, è usata per dare ai colori più stabilità e resistenza all’acqua. Molto irritante per gli occhi, la mucosa e la pelle, la sua tossicità per esposizione acuta però dipende dalla quantità assorbita, principalmente per via inalatoria. Anche se l’esposizione alla formaldeide è tossica, la sua presenza negli smalti non è tale da esporre la madre a un rischio per la salute. Essendo comunque stata classificata dal 2016 come sostanza “1B” per l’uomo, in altre parole in grado di provocare il cancro (in modo specifico per i seni paranasali), anche se non esistono evidenze di pericolosità sul feto, molte fonti mediche sconsigliano, in linea di principio, che la donna venga a contatto con sostanze cancerogene durante la gravidanza. Accanto alla formaldeide, un suo composto, la resina di formaldeide, può dare origine ad allergie cutanee.
Toluene: si tratta di un solvente che permette di stendere più facilmente lo smalto. La sua tossicità, sempre per inalazione, riguarda la possibilità di irritare le vie aeree e, se assorbito, può portare danni al sistema nervoso (con tremori e vomito). Sono stati anche ipotizzati danni dal feto, ma al momento non sono confermati da una sufficiente letteratura medica.
Canfora: è una sostanza considerata molto dannosa per l’ambiente e il suo utilizzo da anni è stato ridotto e messo sotto controllo. La sua tossicità ha conseguenze simili alla formaldeide, con irritazione delle vie respiratorie e cutanee e infezioni. La canfora non è vietata in Europa, mentre in altri Paesi, come gli Stati Uniti, è soggetta a limitazioni sulla quantità massima ammissibile nei prodotti.
Dibutilftalato (conosciuto anche con l’acronimo DBP): usato come solvente e sostanza plastificante, appartiene alla classe degli ftalati, composti organici dell’acido ftalico. La sua pericolosità è notevolmente superiore a quella delle precedenti sostanze citate, perché alcuni studi riportano la possibilità di indurre nelle donne in gravidanza aborti e malformazioni congenite del feto. Si noti che in Europa il DBP è vietato, ma non in altri Paesi del mondo.
Quale smalto scegliere?
Sul mercato, vista la crescente attenzione dei consumatori sulla tossicità dei prodotti chimici, sono comparsi da qualche anno alcuni smalti che sono dichiarati big4 free, il che significa privi delle principali quattro sostanze nocive, ovvero canfora, formaldeide, DBP e toluene. Da poco tempo poi sono commercializzati smalti big5 free, ove ai quattro è aggiunta anche la resina di formaldeide. Non tutte le marche prevedono prodotti big5free; inoltre, capita che una marca produca smalti big5free e altri contenenti le cinque sostanze da evitare, quindi è sempre meglio leggere la lista degli ingredienti. Volendo continuare a smaltarsi le unghie, la scelta migliore per una donna in gravidanza è di scegliere smalti big5 free, per minimizzare i rischi, anche quelli più banali, di reazioni cutanee e allergiche. Occorre inoltre fare attenzione anche ai solventi usati per rimuovere lo smalto, perché l’inalazione di alcune sostanze presenti potrebbe provocare disturbi respiratori con irritazione delle vie aeree. Si consiglia quindi di preferire solventi più delicati privi di acetone e di usarli in un ambiente ventilato.
Lo smalto semipermanente in gravidanza
Sebbene non esistano controindicazioni specifiche per lo smalto semipermanente in gravidanza, generalmente è sconsigliato perché è più probabile che un tale prodotto contenga le cinque sostanze elencate precedentemente. Inoltre per eliminarlo spesso si ricorre a solventi più aggressivi.
Avvicinandosi al parto
Quando la data del parto è prossima, sarebbe meglio evitare di mettere lo smalto perché, per esigenze ospedaliere, chi entra in sala parto (ma anche in una qualunque sala operatoria) deve avere le unghie libere per applicare il saturimetro alle dita e controllare la percentuale di ossigeno nel sangue.
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