L’opportunità sul consumo di liquirizia in gravidanza è una questione posta di frequente quando si affrontano le possibili problematiche relative al consumo di tutta una serie di alimenti, rimedi fitoterapici o integratori da parte di una donna in stato interessante.
Notizie sulla liquirizia e sugli utilizzi fitoterapici
La liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è una pianta erbacea originaria dell’Asia centrale e dell’area mediterranea; il genere appartiene alla famiglia delle Fabacee (Leguminose) e comprende 18 specie di cui la glabra è la più usata; è una piacevole erbacea da orto o da giardino che si coltiva per usarne il rizoma, cioè la radice, utilizzata sia in cucina sia in fitoterapia. La radice viene raccolta dalle piante che hanno almeno tre anni.
In ambito fitoterapico, alla liquirizia, o meglio, al suo principio attivo glicirrizina, sono attribuite diverse proprietà (digestivi, depurativi, diuretici, antinfiammatori, antivirali, espettoranti, rinfrescanti, antitussigeni) e varie sono le sue indicazioni terapeutiche fra cui artrite, asma, bronchite, gastrite, iperpotassiemia, ipotensione arteriosa, tosse ecc.
Premesso che il ricorso a rimedi fitoterapici ha generalmente senso solo nel caso di disturbi di lievissima entità, va ricordato che, oltre ai supposti effetti benefici, vanno attentamente considerati anche gli effetti collaterali dai quali la glicirrizina non è esente. Si deve poi altrettanto attentamente considerare che, nel caso specifico di donne in gravidanza, l’assunzione di rimedi fitoterapici e medicinali richiede ulteriori cautele vista la particolarità della condizione; non a caso i medici curanti e gli specialisti ginecologi raccomandano sempre alle donne incinte di consultarsi preventivamente con loro prima di assumere un qualsiasi medicinale o rimedio di altra natura.
Gli effetti collaterali derivanti da un eccessivo consumo di liquirizia nelle sue varie forme (bastoncini masticabili, confetti con estratto di liquirizia pura, polvere, succo, tisana ecc.) sono diversi; tra i principali ricordiamo ipopotassiemia, ritenzione idrica, edema, ipertensione arteriosa ecc.
Non a caso, alcune case erboristiche indicano chiaramente che i prodotti a base di liquirizia sono controindicati in caso di epatopatie, cirrosi epatica, allattamento, gravidanza, ipopotassiemia, cardiopatie ipertensive e ridotte funzionalità cardiache e/o renali.
La liquirizia in gravidanza fa male?
Alla domanda non si può rispondere semplicemente con un sì o con un no. Al momento attuale non ci sono indicazioni sul fatto che una donna in gravidanza debba assolutamente evitare di consumare liquirizia; affermare tout court che la liquirizia in gravidanza è dannosa non sembra corretto; è decisamente probabile che un consumo occasionale non abbia alcuna conseguenza sulla gestante o sul feto; del resto anche gli effetti collaterali di cui al paragrafo precedente fanno riferimento a un consumo eccessivo del prodotto. Tuttavia, precauzionalmente, molti consigliano, per il periodo della gestazione di evitare il consumo di liquirizia. Ad alcuni potrà sembrare eccesso di zelo, ad altri una doverosa precauzione.
Sicuramente è importante tenere conto che, aldilà dei possibili effetti collaterali, i principi attivi della liquirizia contano varie interazioni farmacologiche (a liquirizia interferisce infatti con i farmaci ipertensivi, con i diuretici, con i digitalici, con i cortisonici, con i contraccettivi orali ecc.).
Vale infine la pena di citare uno studio, spesso citato, sul quale non sono mancate discussioni. Si tratta di una ricerca pubblicata tra l’altro nel 2009 nel Journal of Epidemiology (Katri Räikkönen, Pesonen Anu-Katriina, Heinonen Kati, et al., Maternal Licorice Consumption and Detrimental Cognitive and Psychiatric Outcomes in Children, in Am. J. Epidemiol., vol. 170, n. 9, 2009, pp. 1137-46). Lo studio, finlandese, è stato effettuato su un campione di 378 adolescenti nati nel 1998 (si deve ricordare, per chiarezza espositiva, che in Finlandia il consumo di liquirizia è decisamente più elevato rispetto a quello che si registra negli altri Paesi dell’Unione Europea, grazie al consumo di un popolare snack salato, il salmiakki, a base di liquirizia). Secondo i ricercatori, le ragazze le cui madri avevano consumato grandi quantità (>500 mg di glicirrizina alla settimana, contro un consumo considerato “ragionevole” se inferiore a 249 mg alla settimana) correvano un rischio maggiore di entrare in pubertà precoce; inoltre, ragazze e ragazzi le cui madri avevano consumato quantità elevate di liquirizia durante la gravidanza hanno ottenuto un punteggio inferiore nei test relativi al quoziente intellettivo e un punteggio superiore riguardo al punteggio relativo al disturbo di attenzione e iperattività (ADHD). Come accennato, lo studio ha generato parecchie discussioni; secondo molti autori è molto difficile, se non quasi impossibile, riuscire a stabilire una correlazione diretta causa-effetto; molti peraltro sono i fattori che hanno influenza sullo sviluppo cognitivo di un soggetto e non è del tutto certo che gli autori della ricerca li abbiano tenuti in debito conto.
In conclusione, sembra ragionevole poter affermare che consumare liquirizia in gravidanza è possibile purché il consumo sia sporadico e mai eccessivo.
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