Il fumo in gravidanza è una scelta certamente pericolosa per la salute sia della donna sia del feto. Di per sé il fumo è un’abitudine che indica un cattivo stile di vita, e i danni del fumo possono avere conseguenze sulla qualità della vita e sulla salute a breve, medio e lungo termine. Per una donna che aspetta un figlio, il fumo è, a maggior ragione, una scelta sbagliata. Aspettare un bambino potrebbe essere quindi un’altra motivazione per smettere di fumare.
I danni del fumo in gravidanza
Che il fumo sia dannoso è ormai un punto fermo nella medicina moderna: oltre a una riduzione dell’aspettativa di vita, chi fuma aumenta di percentuali significative il rischio di sviluppare un cancro (non solo ai polmoni ma a carico di molti altri organi, come vescica, colon-retto, esofago, rene, laringe, fegato, orofaringe, pancreas e stomaco). Inoltre il fumo espone a patologie cardiache e dell’apparato respiratorio e riproduttivo. Tuttavia queste conseguenze, pur potenzialmente gravissime, non sono quelle più rilevanti in gravidanza. In questa particolare condizione, i danni del fumo sono a carico sia della madre sia del feto. Nel primo caso, le donne incinte che fumano sono più esposte a problemi come sanguinamento vaginale, ipertensione arteriosa (pressione alta) e modifica dell’attaccamento della placenta. Inoltre il fumo aumenta le probabilità di gravidanze extrauterine e aborti spontanei. Al momento del parto, una donna fumatrice incorre più frequentemente a emorragie.

Il fumo in gravidanza è una scelta certamente pericolosa per la salute sia della donna sia del feto.
A carico del feto i danni invece riguardano l’esposizione a sostante particolari, tra la quale spiccano la nicotina, il monossido di carbonio e il catrame. I primi due producono un restringimento dei vasi e una riduzione dell’ossigeno e delle sostanze nutritive. La prima conseguenza è quindi la nascita sottopeso (mediamente da 200 a 350 g) e/o pretermine. Si calcola che il 15% delle nascite premature sia dovute al fumo in gravidanza. Una nascita prematura espone il bambino a possibili danni all’apparato visivo e uditivo, problemi di comportamento e apprendimento, fino a casi gravi di disabilità mentale.
Il catrame è invece una delle molte sostanze cancerogene, assieme al benzopirene, il p-nitrodifenile, le ammine aromatiche, la formaldeide e il benzene (il fumo di sigaretta ne contiene più di una sessantina). Esse sono in grado di passare la barriera placentare e arrivare al sangue del bambino. Il fumo provoca mutazioni genetiche in geni oncogeni, cioè quelli che sono in grado di indurre la trasformazione di una cellula sana in una tumorale. Questa capacità è notevole se si pensa che, in media, si produce una mutazione genetica in una cellula del polmone ogni cinquanta sigarette fumate. Inoltre, il fumo è in grado anche di cambiare il DNA delle cellule in altri organi, come la vescica, la laringe, il fegato e il pancreas.
Accanto all’aumento del rischio oncologico, l’esposizione di tali sostanze a un organismo ancora in formazione accresce le probabilità di malformazioni congenite, alcune anche molte anche gravi, come quelle a carico della struttura del cuore. Un’altra malformazione fetale associata al fumo della madre è il labbro leporino. Secondo il Centro internazionale difetti congeniti di Roma, ogni anno in Italia circa 400 nascite con difetti congeniti sono dovute al fumo di sigaretta della madre.
Infine, il fumo di sigaretta in gravidanza abbassa le difese immunitarie del bambino, esponendolo maggiormente alle infezioni, anche dopo il parto.
Il fumo in gravidanza e le conseguenze sulla vita adulta del bambino
I danni del fumo non si esauriscono solo nei nove mesi d’attesa. I bambini che nascono da una donna fumatrice hanno maggiori probabilità (fino a triplicare il rischio rispetto a bambini di madri non fumatrici) di presentare la sindrome di morte improvvisa e, in epoca pediatrica o da adulti, aumenta la probabilità di soffrire di asma, allergie, otiti, e disturbi cronici bronchiali.
Il fumo, potenzialmente, può avere effetto anche sulle capacità cerebrali, con disturbi come iperattività e turbe dell’apprendimento. Alcuni studi ipotizzano anche una maggiore predisposizione a iniziare a fumare (e in generale anche a consumare droghe) in adulti che sono nati da madri fumatrici, anche se questi risultati sono ancora oggetto di ricerca.
Fumo passivo in gravidanza
Spesso le persone sottovalutano i rischi del fumo passivo. In realtà, non ha importanza chi accende la sigaretta: se la donna aspira il fumo, espone comunque il feto a sostanze pericolose con tutte le conseguenze potenziali elencate in precedenza. La ricerca medica è giunta alla conclusione che anche il fumo passivo è in grado di provocare mutazioni genetiche cancerogene e ha identificato nei bambini nati da madri esposte al fumo passivo le stesse anomalie congenite dei figli di donne fumatrici. Si può dire quindi che anche il fumo passivo ha conseguenze negative sulla salute del feto, del neonato e del figlio adulto. Risulta particolarmente importante quindi che la donna non si esponga al fumo passivo sensibilizzando al problema chi vive attorno a lei. Per gli stessi motivi, anche dopo il parto, occorre evitare di esporre il neonato al fumo passivo.
Fumo in gravidanza – Quando smettere
Smettere di fumare dovrebbe essere una priorità per una donna incinta. Tuttavia, dovendo programmare la gravidanza, è più utile smettere di fumare prima di rimanere incinta. Come smettere di fumare è oggetto di molti suggerimenti e consigli. Tra gli svariati metodi gli unici che sono da evitare in gravidanza sono i prodotti sostitutivi (cerotti, sigaretta elettronica, farmaci) perché esporrebbero comunque il feto a sostanze pericolose.
E la sigaretta elettronica?
La sigaretta elettronica è stata introdotta da poco tempo e non sono molti gli studi a disposizione. Tuttavia, è bene ricordare che può rilasciare sostanze potenzialmente cancerogene come alcuni idrocarburi policiclici aromatici. Inoltre, molte sigarette elettroniche emettono diacetile, una sostanza aromatica innocua se ingerita (è contenuta in molte bevande come la birra) ma che, se riscaldata e inalata, può facilitare la bronchiolite (infezione a carico dei polmoni). Per questi motivi, anche la sigaretta elettronica andrebbe evitata in gravidanza, come pure l’esposizione del neonato al suo fumo.
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