Il caffè è una bevanda molto popolare in Italia, anche se non siamo detentori del massimo consumo pro-capite di caffè al mondo, primato che spetta alla Finlandia, con quasi 10 kg di caffè all’anno. Nel mondo, il caffè è associato immediatamente alla cultura e tradizione italiana, dal momento che siamo gli inventori del caffè espresso e nel 1745 a Venezia nacque il primo bar, la bottega del caffè. In seguito, la cultura si diffuse a Napoli, dove si creò il carattere tipicamente italiano dell’espresso. L’Italia è il terzo importatore al mondo di caffè e il suo consumo è così diffuso che molte persone faticano a limitarlo. È quindi ragionevole per una donna incinta, chiedersi se deve rinunciare a questa piacevole abitudine per la durata della gravidanza.
Caffeina e gravidanza
L’opportunità o no di consumare caffè è legata al suo contenuto di caffeina, un alcaloide naturale con effetto principalmente sull’apparato nervoso (per tutti gli altri effetti si veda l’articolo corrispondente). In particolare, un consumo eccessivo di caffeina in gravidanza può avere seri effetti negativi, come un aumento della probabilità di un basso peso alla nascita del piccolo e un rischio maggiore di aborto spontaneo. Inoltre, il suo consumo può innalzare la pressione arteriosa e portare ansia e insonnia, tutte condizioni che possono influenzare notevolmente la salute della madre e del feto. Ma cosa significa consumo eccessivo? Qual è la massima dose consigliata di caffeina per una donna incinta?
La letteratura medica riporta come dose sicura un massimo di 200 mg di caffeina il giorno. Tuttavia, il contenuto di caffeina di una tazza di caffè è notevolmente variabile, perché dipende dalla miscela e dalle modalità di preparazione. Esistono numerosi tipi di caffè (arabica e robusta), ove il contenuto di caffeina può notevolmente variare, da quelli più “leggeri”, con un contenuto di caffeina inferiore o attorno all’1% (come il Jamaica Blue), fino a quelli più ricchi, con un percentuale attorno al 3% circa, come alcuni chicchi della varietà Java indonesiana.
Anche la modalità di preparazione può far variare il contenuto di caffeina, che può essere quindi solo orientativamente stimato come segue:
- per il caffè di un espresso, da 30 a 120 mg per tazzina, anche se tipicamente ci si assesta su 50 mg.
- Per un caffè americano di 250 ml, da 90 a 125 mg.
- Per un caffè fatto con la Moka (meno di 50 ml): da 60 a 120 mg.
Caffè in gravidanza: quante tazzine si possono bere?
Dai dati sopracitati è chiaro che il consumo di caffè in gravidanza deve essere attentamente calcolato e limitato. In presenza poi di fattori di rischio (per esempio ipertensione arteriosa) molti medici preferiscono suggerire di abolirlo totalmente.
Una cosa importante da ricordare è che il caffè non è l’unica fonte di caffeina, presente anche nel cioccolato, nel tè, nelle bevande energetiche e negli infusi di molte erbe. Poiché la dose massima consigliata di 200 mg il giorno comprende tutte le fonti di caffeina, il calcolo delle tazzine ammesse deve tener conto se si consumano altri alimenti o bevande che contengono caffeina.
Il caffè decaffeinato
Un’alternativa è sicuramente il consumo di caffè decaffeinato, che apporta una quantità di caffeina pari a solo 6-15 mg per tazzina. Tuttavia, attorno al caffè decaffeinato si è sviluppata da anni una certa controversia, legata ai processi di lavorazione che impiegano solventi (come l’acetato di etile). Anche se si tratta di solventi ammessi dalle normative vigenti nei processi di produzione e i loro residui sono trascurabili (se non nulli) in molte lavorazioni, alcune fonti mediche consigliano comunque di limitare il consumo di caffè decaffeinato in gravidanza.
Caffè e allattamento
Il consumo di caffè durante l’allattamento al seno è controverso: poiché la caffeina passa nel latte materno, alcuni studi rilevano che un consumo moderato e intenso di caffè da parte della madre (più di cinque tazzine al giorno) sembrerebbe interferire con la qualità del sonno del neonato. Altri studi invece sono arrivati alla conclusione che non ci sono evidenze di effetti negativi.
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