L’anemia in gravidanza (anche anemia gravidica o anemia gestazionale) è una condizione di comune riscontro; fra tutti i vari disturbi ematologici che possono colpire una donna in stato interessante è quello che si verifica più frequentemente.
In molti casi, l’anemia in gravidanza è una risposta dell’organismo alla nuova condizione della donna, condizione che, come noto, è causa di notevoli cambiamenti, sia a livello psicologico che a livello organico; uno di questi cambiamenti è l’aumento della volemia, ovvero del volume sanguigno circolante, risposta necessaria alle esigenze della gestante e del feto; l’aumento della componente plasmatica del sangue comporta una riduzione dell’ematocrito e conseguente anemia. Con l’aumento della volemia, diventano maggiori anche le richieste di ferro e altri micronutrienti necessari alla sintesi dell’emoglobina e degli eritrociti (anche globuli rossi o emazie).
In sostanza, quando è di lieve entità e non è dovuta ad altri fattori (per esempio, una malattia del sangue, importanti carenze nutrizionali ecc.), l’anemia in gravidanza è una condizione fisiologica o perlomeno parafisiologica e non è tale da compromettere né lo stato di salute della donna né quello del feto. Molto comunque dipende anche dalle condizioni generali di salute della donna e dall’andamento della gestazione; non tutte le gravidanze, infatti, sono uguali e l’anemia, a seconda della sua importanza, e dell’associazione con altre condizioni patologiche può essere causa di notevoli fastidi.
In genere l’anemia tende a instaurarsi a partire dal secondo trimestre di gravidanza, anche se può insorgere più precocemente (primo trimestre) o tardivamente (terzo trimestre).
Dal momento che le donne in stato interessante vengono sottoposte a numerosi controlli clinici, fra cui periodiche analisi del sangue, è praticamente impossibile che l’anemia in gravidanza passi inosservata. Del resto, possono davvero essere molte le problematiche, più o meno importanti, che possono manifestarsi a seguito della gestazione, ed è per questo che sono numerosi e frequenti i test diagnostici di laboratorio e strumentali previsti dalle attuali linee guida.
Anemia in gravidanza – Sintomi e segni associati
L’anemia in gravidanza può essere associata a diversi sintomi e segni che possono manifestarsi in modo più o meno eclatante a seconda della sua entità.
Spesso la donna riferisce affanno e tende ad affaticarsi facilmente, anche se non compie sforzi di particolare intensità; molto comuni, inoltre, le seguenti manifestazioni cliniche:
- pallore cutaneo
- aumento della frequenza cardiaca (ved. anche Tachicardia in gravidanza)
- pressione bassa (ipotensione).
Nei casi più gravi, l’anemia in gravidanza, in particolar modo se non trattata in modo adeguato, può comportare diverse complicazioni, fra cui un’insufficiente ossigenazione del feto e l’aumento del rischio di parto pretermine. Diventano anche più comuni le infezioni materne nel periodo che segue il parto.
Anemia in gravidanza – Tipologie e cause
Sono diversi i tipi di anemia che possono insorgere durante la gravidanza; comunemente si pensa soltanto all’anemia sideropenica, ovvero da carenza di ferro; è vero che si tratta di un’evenienza molto frequente, ma non è l’unica; nelle donne in stato interessante, infatti, si possono avere anche anemia da carenza di folati e da carenza di vitamina B12. Si ricorda che sia il ferro, sia l’acido folico che la vitamina B12 sono tutte sostanze necessarie alla produzione e alla maturazione dei globuli rossi. Se, per i più svariati motivi, l’apporto di queste sostanze non è sufficiente, è molto probabile che si assista una riduzione dei livelli ematici di emoglobina e di globuli rossi con conseguente anemia.
È la carenza di ferro la causa più comune di anemia in gravidanza; in genere dipende da un ridotto apporto di questo minerale con la dieta o da una sua perdita eccessiva; è per questo motivo che l’integrazione di ferro è molto comune nelle donne in stato interessante.
L’anemia in gravidanza da carenza di ferro è associata sia a un maggiore rischio di parto pretermine sia a un incremento del rischio di basso peso del neonato alla nascita.
L’anemia in gravidanza da carenza di folati (in particolare di acido folico, una vitamina del gruppo B) è associata a un aumento del rischio di malformazioni fetali (in particolare, di spina bifida). È per questo motivo che nelle donne che intendono pianificare una gravidanza è consigliato integrare l’alimentazione della donna con 0,5-0,8 mg al giorno almeno tre mesi prima dell’inizio della gestazione e nei successivi tre mesi; con tale integrazione si riduce il rischio di spina bifida del 70%.
L’anemia da carenza di vitamina B12 può avere le medesime conseguenze di quella da carenza di acido folico.
L’anemia in gravidanza può comunque avere altre spiegazioni quali, per esempio, emorragie lievi, ma prolungate nel tempo, presenza di malattie ematologiche (per esempio, anemia falciforme, talassemia ecc.).
L’anemia falciforme preesistente, in particolar modo se di grave entità, aumenta il rischio di infezioni materne, ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca, infarto polmonare, ritardo di crescita nel feto, parto pretermine e basso peso del neonato alla nascita.

L’anemia in gravidanza è un importante fattore di rischio per la madre e per il feto. Si stima che interessi il 22% delle gravidanze nei paesi sviluppati e il 56% nei paesi in via di sviluppo
Fattori di rischio
I principali fattori di rischio per l’anemia in gravidanza sono i seguenti:
- gravidanza multipla
- gravidanza gemellare
- breve distanza fra una gravidanza e l’altra
- nausea gravidica associata a vomito frequente
- età adolescenziale della madre
- presenza di fibromi uterini
- fumo di sigaretta
- malnutrizione
- eccessivo consumo di bevande alcoliche
- assunzione di farmaci anticonvulsivanti
- mestruazioni abbondanti prima della gravidanza.
Diagnosi
La diagnosi di anemia è semplice; oltre all’emocromo completo si effettuano altri esami quali il dosaggio di sideremia, ferritina, transferrina, acido folico e vitamina B12.
Nell’anemia da carenza di ferro si assiste a una riduzione di ematocrito e MCV; sono ridotti anche i livelli di ferro sierico e della ferritina; risultano invece aumentati i livelli di transferrina.
L’anemia da carenza di folati è sospettata quando l’emocromo mostra anemia macrocitica o elevato RDW; la conferma arriva dal riscontro di bassi livelli di folati nel siero.
Nel caso di anemia da carenza di vitamina B12, oltre ai bassi livelli sierici di quest’ultima, si hanno un basso valore di emoglobina, MCV aumentato e basso numero di reticolociti.
Terapia
La terapia dell’anemia in gravidanza dipende dalla causa sottostante; nel caso di anemia di lieve entità e da carenza di ferro, folati o vitamina B12, si interviene con opportune integrazioni di tali sostanze ed eventuali aggiustamenti del regime alimentari. Se l’anemia è determinata dalla presenza di altre patologie, è necessario intervenire su queste.
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