Il patch test (anche test epicutaneo) è una metodica diagnostica molto utilizzata in ambito dermatologico per l’identificazione delle cause che determinano quelle reazioni da contatto che si manifestano attraverso i segni e i sintomi tipici della dermatite da contatto, una fastidiosa condizione patologica che può essere di origine allergica (in questo caso la reazione è legata a un’eccessiva risposta antinfiammatoria delle cellule immunitarie contro una sostanza ritenuta erroneamente dannosa; si pensi, per esempio all’allergia al nichel) o di origine irritativa (la reazione non è mediata dal sistema immunitario).
Sostanze coinvolte nelle reazioni allergiche
Sono veramente numerose le sostanze che possono determinare l’insorgenza di una dermatite da contatto; si va dai metalli (per esempio il cromo o, ancora più comunemente, il nichel), al lattice, dalle piante ai detergenti, dalle creme di vario tipo ai farmaci per uso topico ecc.
Solitamente, le forme di reazioni allergiche sono quelle meno diffuse e più personalizzate rispetto alle forme irritative.
Patch test – Esecuzione
(i cosiddetti apteni; si tratta di molecole a basso peso molecolare che di per sé non indurrebbero una risposta anticorpale, ma se legate a un “carrier” sono invece in grado di stimolare la formazione di anticorpi specifici); la concentrazione di tali sostanze è talmente bassa che non esiste alcun pericolo per la salute del soggetto che si sottopone al test; le probabilità di reazioni importanti quali lo shock anafilattico non possono definirsi del tutto nulle, ma sono da considerarsi del tutto eccezionali.
I dischetti con la sostanza allergenica vengono applicati dall’operatore sulla parte alta del dorso del paziente; a tale scopo sono utilizzati dei cerotti ipoallergenici che servono a garantire un contatto uniforme dei dischetti con la cute.
Dal momento che l’assunzione di corticosteroidi o di farmaci antistaminici o l’applicazione topica di corticosteroidi nell’area di applicazione dei cerotti potrebbe falsare i risultati del patch test, viene consigliata la sospensione del loro uso almeno 14-15 giorni prima del giorno di effettuazione dell’esame.
È fondamentale che i cerotti utilizzati per il patch test vengano applicati solamente sul tessuto cutaneo sano (non devono essere presenti cicatrici, acne, lesioni ecc. che potrebbero interferire con i risultati).
Alcuni soggetti riscontrano un certo prurito dopo l’applicazione dei patch test; è di notevole importanza che si eviti il grattamento perché si rischia di irritare la zona rendendo maggiormente difficoltosa la successiva interpretazione dell’esame.
I cerotti non devono essere rimossi per il periodo indicato dal dermatologo (in genere 48-72 ore); è altresì importante evitare sia di esporre alle radiazioni solari la zona interessata sia di bagnare i cerotti che potrebbero staccarsi inficiando quindi la validità del test.
Chi pratica attività fisica quotidianamente dovrebbe osservare uno stop; c’è infatti il problema della copiosa sudorazione che potrebbe causare il distacco dei cerotti.
Una volta trascorso il tempo stabilito dal dermatologo, quest’ultimo rimuoverà i dischetti ed effettuerà un’attenta osservazione delle zone sottoposte al patch test.
Nel caso in cui si registri la presenza di arrossamenti, vescicole, papule o edema, il test viene considerato positivo e il soggetto è da considerarsi allergico alla sostanza testata.
Di norma, il dermatologo sottopone il suo paziente a una nuova visita dopo un paio di giorni, periodo nel quale la reazione allergica dovrebbe esseri completamente sviluppata e le manifestazioni più lievi dovrebbero essere scomparse.
A seconda del grado di intensità e di gravità delle reazioni che si sono manifestate, lo specialista sarà in grado di effettuare una distinzione fra forma irritativa e forma allergica.
Nelle dermatiti da contatto irritative le manifestazioni sono maggiormente evidenti dopo che i cerotti vengono rimossi per poi andare incontro a un rapido miglioramento nei giorni successivi; nelle dermatiti allergiche, invece, le manifestazioni sono più tardive e tendono a peggiorare dopo che sono trascorsi alcuni giorni dalla rimozione dei dischetti.
Allo scopo di ridurre la percentuale di falsi positivi, viene spesso consigliato di ripetere il test dopo alcuni giorni.

I patch test si eseguono ricorrendo a dei dischetti che contengono una o più sostanze potenzialmente allergeniche.
Patch test – Controindicazioni
Il patch test non dovrebbe essere effettuato da donne in stato interessante e nemmeno dal quelle che stanno allattando.
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