La Mineralometria Ossea Computerizzata (spesso abbreviata in MOC) è una moderna tecnica di investigazione medica diagnostica il cui scopo è quello di indagare lo stato di mineralizzazione delle ossa. La MOC infatti misura la densità della massa ossea, rivelando l’eventuale presenza di una degenerazione della struttura.
Sono diverse le condizioni cliniche in cui è indicata la mineralometria ossea computerizzata (vedasi paragrafo Mineralometria ossea computerizzata: le indicazioni); attualmente la MOC è la tecnica diagnostica di riferimento per effettuare la diagnosi di osteoporosi (una grave patologia caratterizzata da un progressivo processo di demineralizzazione della struttura scheletrica e definita dall’OMS come una malattia caratterizzata da ridotta densità della massa ossea e alterazione microstrutturale del tessuto osseo, responsabili di una incrementata fragilità dello stesso e di un conseguente aumento del rischio di fratture).
La MOC è un esame indolore, non invasivo e sicuro (l’esposizione alle radiazioni è bassissima).
MOC: le varie tecniche
Esistono diverse tipologie di mineralometria ossea computerizzata:
- MOC SPA (MOC a singolo raggio fotonico)
- MOC DPA (MOC a doppio raggio fotonico)
- MOC DXA o DEXA (Dual Energy X-ray Absorptiometry, assorbimetria a raggi X a doppia energia o densitometria ossea con tecnica di assorbimento a raggi X; in precedenza era detta MOC DEXA)
- MOC QTC (tomografia quantitativa computerizzata)
- MOC QUS (ultrasonografia quantitativa).
Fra questi, il metodo probabilmente più utilizzato per eseguire una MOC è quello di usare un apparecchio a raggi X (MOC DEXA), anche se da qualche tempo sono utilizzati con più frequenza anche le apparecchiature basate su ultrasuoni (MOC QUS), il cui funzionamento è paragonabile a quello delle tradizionali ecografie (quindi in assenza di radiazioni).
La densità ossea viene misurata stimando la differente capacità di penetrazione dei fotoni nei tessuti, e in particolare nel tessuto osseo. In linea generale, i principi su cui si basa il funzionamento degli apparecchi utilizzati per eseguire una mineralometria ossea sono abbastanza simili; sostanzialmente ci si basa sul fatto che i fasci di radiazioni, attraversando un determinato materiale, subiscono un rallentamento nella loro corsa (legge dell’ attenuazione fotonica).
La scelta delle diverse tecniche dipende in parte dalla regione che si intende valutare; nel caso della MOC SPA è possibile per esempio valutare avambraccio e calcagno, ma non altre zone; con la MOC DPA e la DXA per esempio si possono effettuare valutazioni di colonna vertebrale, femore prossimale e total body. La tecnica mineralografia ossea computerizzata DXA presenta fra i suoi vantaggi, rispetto alle tecniche MOC SPA e MOC DPA, un minor tempo di esposizione alle radiazioni, tempi di scansione più brevi e soprattutto maggiori precisione e accuratezza.
Indicazioni
Come accennato in precedenza, le indicazioni per l’esecuzione di una mineralometria ossea sono diverse; fra queste si ricordano le condizioni caratterizzate da una carenza estrogenica (per esempio menopausa precoce, amenorrea secondaria e ipogonadismo primario), le terapie prolungate con cortisonici sistemici, l’anamnesi familiare materna positiva per fratture del femore, fratture di Colles oppure fratture vertebrali prima del raggiungimento dei 75 anni, un’ipodensità ossea, una calcificazione anomala, una marcata scoliosi dorso-lombare, l’eccessiva magrezza, le patologie associate a osteoporosi, una riduzione della statura superiore ai 6 cm, età superiore ai 65 anni (nelle donne), riscontri radiologici di osteoporosi o di cedimenti a livello vertebrale ecc.
Mineralometria ossea e osteoporosi – Come già accennato nella prima parte dell’articolo, la mineralometria ossia computerizzata rappresenta, attualmente, la tecnica diagnostica di riferimento per la diagnosi di osteoporosi, una delle patologie più debilitanti per le donne, le cui conseguenze si rivelano in età avanzata.
La patologia nella forma classica si esprime nella degenerazione delle ossa causata dalla prevalenza dei processi di rottura su quelli di formazione. Esempi eclatanti sono rappresentati dalle fratture di soggetti anziani per cadute del tutto banali. In realtà l’osteoporosi non è una malattia acuta, ma insorge lentamente e nella fase iniziale (che può durare anche per tutta la vita del soggetto) i sintomi sono modesti se non assenti. Se la consideriamo in modo un po’ esemplificativo come una degenerazione ossea, ben si comprende che il concetto di degenerazione è progressivo ed è individuale.
La MOC risulta essere il principale metodo di investigazione e prevenzione per controllare l’evolversi dell’osteoporosi.
MOC: come si esegue
L’esecuzione di una MOC non comporta particolari manovre; il soggetto che deve sottoporsi all’esame, dopo essersi tolto ogni oggetto metallico (anelli, gioielli, chiavi ecc.) viene fatto sdraiare su un lettino posto sotto l’apparecchio che emette le radiazioni.
L’esecuzione di una mineralometria ossea ha una durata di circa 30 minuti, non comporta alcuna preparazione particolare e, una volta terminata, il soggetto può riprendere le sue normali attività.
La mineralometria ossea computerizzata DXA, la tecnica attualmente più usata, non è un esame diagnostico invasivo, ma comunque comporta per il soggetto l’esposizione alle radiazioni; va detto che, grazie ai notevoli progressi tecnologici compiuti negli ultimi anni, i dosaggi utilizzati per l’esecuzione della MOC sono così bassi che fanno sì che l’esame possa essere ripetuto quando è necessario senza comportare alcun pericolo (si ritiene che la dose assorbita dal soggetto nel corso di una MOC equivalga a circa 1/10 di quella relativa a un esame RX al torace; la dose assorbita corrisponde circa a un decimo della cosiddetta dose equivalente, ovvero a circa un terzo del dosaggio di radiazioni assorbito in un anno per esposizione alla radioattività naturale).
I segmenti scheletrici da sottoporre a mineralometria ossea computerizzata variano a seconda delle caratteristiche del soggetto da esaminare. Generalmente vengono proposte MOC della colonna vertebrale, MOC del femore, MOC dell’avambraccio e MOC total body.
T-score e Z-score – I valori
La mineralometria ossea computerizzata consente, come detto, di diagnosticare un’eventuale demineralizzazione della struttura ossea.
Per la definizione del quadro diagnostico si utilizzano due indici: il T-score e lo Z-score; trattasi di due indici statistici che rendono possibile il confronto dei valori di BMD (Bone Mineral Density) di un determinato soggetto con i valori medi di BMD relativi una popolazione di riferimento definita come “sana” .
Un valore negativo di T-score e Z-score indica che il soggetto è sotto la media, più lo è e maggiori sono i rischi di fratture. Generalmente il T-score viene utilizzato in soggetti di età superiore ai 30 anni, mentre lo Z-score viene usato in soggetti da 0 a 30 anni.
Basandosi sulle indicazioni dell’OMS rientrano nella norma tutti coloro in cui il T-score è non inferiore a -1; se i valori sono compresi tra -1 e -1,5 la diagnosi è osteopenia iniziale; per valori compresi tra -1,6 e -2,5 si parla di osteopenia; se il T-score è uguale o inferiore a -2,5, ma vi è assenza di fratture la diagnosi è osteoporosi; si parla invece di osteoporosi severa se il T-score è uguale o inferiore a -2,5 e il soggetto in questione ha subito una o più fratture atraumatiche oppure fratture per traumi di lieve entità.
MOC e attività sportiva
A fini sportivi dovrebbero eseguire una mineralometria ossea computerizzata i sottoelencati soggetti:
- le donne che soffrono di amenorrea o disturbi del ciclo mestruale
- le donne in menopausa
- i runner (uomini e donne) che hanno frequenti infortuni da stress senza causa chiara, soprattutto se fra i loro genitori o nonni esistono casi di osteoporosi.
Se l’esito della mineralometria ossea computerizzata mostra un’osteopenia (in parole povere, una “penuria di ossa”) è opportuno intervenire subito: l’osteoporosi è una delle malattie più studiate e si hanno spesso nuove scoperte.
La MOC dovrebbe poi essere nuovamente eseguita dopo due anni.

L’osteoporosi è una grave patologia causata da un progressivo processo di demineralizzazione della struttura scheletrica
MOC e runner – Per molti sedentari (spesso alle prese con patologie più gravi) il livello di degenerazione ossea resta accettabile per tutta l’esistenza. Non così è per il runner. Infatti molti infortuni oscuri e di difficile interpretazione sono dovuti in gran parte o all’artrosi o all’osteoporosi. Caviglie, piedi o ginocchia doloranti dopo una allenamento intenso che richiedono qualche giorno per ritornare pimpanti spesso nascondo un quadro osteo-articolare compromesso da artrosi e/o osteoporosi. Si parla allora di stress reaction, prima di arrivare alla vera e propria frattura da stress, piuttosto rara nell’amatore che in genere in presenza di dolore preferisce fermarsi o diminuire i carichi di allenamento. Rimandando all’articolo sulle fratture da stress per un esame approfondito delle due patologie, è utile fare il punto su ciò che la ricerca ritiene ormai consolidato.
Gli studi di Nichols (1987) hanno dimostrato che:
l’attività fisica aiuta nella prevenzione dell’invecchiamento dell’apparato scheletrico,
ma Dalsky (1990) ha mostrato che:
nelle donne un’attività fisica intensa che riduce notevolmente la massa corporea e produce amenorrea secondaria predispone all’osteoporosi in tarda età.
Ciò si spiega con la sospensione della produzione di estrogeni che agiscono come protezione nei confronti della demineralizzazione ossea.
Da notare che la scomparsa del ciclo è un indice collegato alla presenza di degenerazione ossea. Purtroppo l’uomo non ha questo indicatore e spesso anzi si ritiene immune dall’osteoporosi (che in effetti colpisce in prevalenza e in maniera più grave il sesso femminile), commettendo un grave errore di valutazione.
Integrazione e osteoporosi – Sembra pertanto giustificata un’integrazione di calcio (per esempio citrato di calcio) con la dieta anche perché basta portare la razione giornaliera a 1,5 g per ridurre significativamente i rischi di osteoporosi. L’integrazione di 0,5 g corrisponde a circa tre bicchieri di latte (circa 200 calorie) ed è di difficile sostituzione visto l’elevato apporto calorico degli alimenti contenenti calcio.
L’integrazione di calcio potrebbe però non bastare per soggetti a rischio (per esempio chi assume cortisonici per periodi piuttosto lunghi o per chi assume alcolici: bere più di un bicchiere di vino al giorno aumenta il rischio di osteoporosi, tant’è che nei forti bevitori non sono rari casi di osteomielite provocata da sbriciolamento delle ossa degli arti). Ecco allora che un semplice esame come la mineralometria ossea computerizzata può svelare la condizione delle nostre ossa ed, eventualmente, far decidere di prendere misure più appropriate che una semplice integrazione con calcio.
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