I marcatori tumorali (o marker tumorali o, ancora, ma più raramente, oncomarcatori tumorali) sono sostanze di vario tipo (ormoni, proteine ecc.), riscontrabili generalmente nel circolo sanguigno, la cui concentrazione tende spesso ad aumentare significativamente in presenza di determinate forme tumorali. Parlare di marcatori tumorali è come entrare in un terreno minato; l’argomento è infatti molto complesso e può dar luogo a diversi fraintendimenti. La stessa definizione di queste sostanze (marcatori tumorali) è abbastanza fuorviante perché esse non vengono prodotte soltanto dalle cellule tumorali (o dall’organismo in risposta alla presenza di un tumore), ma anche da tessuti sani o comunque affetti da patologie non tumorali.
Cosa significa se i marcaturi tumorali sono alti?
Se i marcatori tumorali sono alti non è detto che ci troviamo di fronte a una malattia tumorale; nel caso della presenza di un determinato tumore, infatti, la concentrazione del marcatore tumorale è spesso piuttosto alta, ma il problema di sovrapposizioni fra patologie maligne e patologie benigne o particolari condizioni fisiologiche esiste; tanto per fare alcuni esempi: non è affatto infrequente che durante i giorni del flusso mestruale si registri un innalzamento del CA 125, un marcatore relativamente specifico la cui concentrazione può innalzarsi significativamente in presenza di tumore dell’ovaio; come non è infrequente registrare alti valori di PSA (l’antigene prostatico specifico, un marcatore associato al tumore della prostata) in uomini affetti da patologie fastidiose, ma benigne quali la prostatite o l’ipertrofia prostatica benigna o in soggetti che hanno avuto rapporti sessuali nei due giorni precedenti il prelievo di sangue.
È quindi necessario accantonare l’affascinante idea di avere a disposizione uno strumento di screening che possa rivelare precocemente e con certezza la presenza di un tumore dando la possibilità di intervenire molto rapidamente aumentando le probabilità di guarigione; purtroppo non è così.
Pur non essendo utilizzabili come strumento di screening, i marcatori tumorali hanno comunque una loro importanza e una loro ragione d’essere.
A cosa servono i marcatori tumorali?
In ambito oncologico la determinazione della concentrazione dei marker tumorali nel sangue o nel tessuto tumorale ha tre scopi principali; il primo è quello di verificare l’eventuale presenza di un tumore prima, durante e dopo la terapia (chirurgica o di altro tipo); il secondo è quello di valutare il grado di aggressività della forma tumorale e il terzo di valutare, per quanto possibile, la risposta del tumore alla terapia intrapresa.
I marcatori tumorali utili al primo scopo vengono misurati nel sangue e le rilevazioni vengono solitamente effettuate più volte sia durante la fase di monitoraggio della malattia sia durante la terapia.
I marcatori tumorali utili alla valutazione del grado di aggressività del tumore vengono misurati nel tessuto tumorale; vengono detti marcatori tumorali prognostici e la loro misurazione fornisce delle informazioni che possono orientare, in un senso o nell’altro, le scelte terapeutiche effettuate.
I marcatori tumorali usati per valutare la risposta al trattamento vengono detti marcatori tumorali predittivi e sono associati alle probabilità che la neoplasia risponda o no a un determinato trattamento; anche questi marcatori tumorali vengono misurati nel tessuto tumorale.
È corretto precisare che non esistono marcatori tumorali esclusivamente prognostici e quelli esclusivamente predittivi; la differenza fra questi marcatori, infatti, non è netta e vi sono molti marcatori tumorali predittivi che sono parzialmente associati al grado di aggressività della neoplasia (marcatori tumorali prognostici).

I marcatori tumorali sono sostanze di vario tipo (ormoni, proteine ecc.), riscontrabili generalmente nel circolo sanguigno, la cui concentrazione tende spesso ad aumentare significativamente in presenza di determinate forme tumorali.
I principali marker tumorali
I marcatori tumorali sono numerosi; fra quelli utilizzati più frequentemente nella pratica clinica si possono ricordare:
- Alfafetoproteina (AFP), un marcatore tumorale il cui aumento è da considerarsi fisiologico in gravidanza; valori elevati nei bambini o negli adulti possono essere spia dell’eventuale presenza di patologie tumorali (tumori epatici o testicolari). È un marcatore tumorale che, sebbene aspecifico, può essere molto utile nella monitorizzazione dell’attività tumorali dopo le terapie. Per approfondire: Alfafetoproteina.
- CA 125 (cancro antigene 125), un marcatore tumorale utile soprattutto per monitorare l’andamento clinico di alcuni processi tumorali (vedasi per approfondimenti: CA 125).
- CA 15.3 (cancro antigene 15.3), si tratta di un oncomarcatore utilizzato soprattutto in presenza di tumori a carico della mammella; in molti casi di soggetti affetti da tumore della mammella metastasizzato, il cancro antigene 15.3 raggiunge livelli nel sangue superiori a 30 U/ml; è un marcatore utile, ma non totalmente specifico in quanto livelli ancora più elevati possono essere rilevati anche in altri tipi di malattie neoplastiche (vedasi per approfondimenti: CA 15.3)
- CA 19-9, un marcatore tumorale utilizzato soprattutto, in associazione al CEA, per le neoplasie del colon-retto o da solo per i tumori che colpiscono il pancreas (vedasi per approfondimenti: CA 19.9).
- CEA (antigene carcino-embrionale), un marcatore tumorale non particolarmente specifico la cui presenza può risultare particolarmente elevata in soggetti affetti da tumore gastrointestinale (vedasi per approfondimenti: CEA).
- PSA, il dosaggio del PSA è un test poco specifico. Pur essendo molto probabile che quando i suoi livelli superano determinati valori (>4 ng per ml di sangue) vi siano problemi a livello della prostata, non è possibile, senza ricorrere ad altri tipi di indagine, diagnosticare con esattezza la presenza di una determinata patologia a carico della prostata. Sul suo (mancato) utilizzo come test di screening le polemiche non sono mai mancate e continuano a essere piuttosto vivaci. Per approfondire: PSA.
Altri marcatori tumorali utilizzati con una certa frequenza sono il CA 50, l’HCG, la tireoglobulina, la calcitonina e la NSE (enolasi neurone specifica) quest’ultimo è un marcatore tumorale che viene utilizzato nella stadiazione e nell’individuazione di recidive di carcinomi polmonari a piccole cellule nonché nel monitoraggio della terapia intrapresa nei pazienti affetti da questa forma tumorale; i livelli di NSE possono risultare elevati anche in presenza di altri tipi di tumore (melanoma, tumori del rene, tumori del pancreas, tumori al testicolo ecc.).
Marcatori tumorali – Valori normali
Entro certi limiti (valori normali), le sostanze che rientrano nella categoria dei marcatori tumorali sono fisiologicamente presenti in circolo; tali sostanze, infatti, come già accennato, sono rilasciate anche da tessuti sani; ovviamente, quando i valori definiti come normali vengono superati, sarà il medico a decidere se sono necessari o no ulteriori approfondimenti. Ricordiamo comunque, ancora una volta, che l’innalzamento dei livelli dei marker tumorali non è imputabile soltanto alla presenza di malattie tumorali, ma può essere determinato da patologie di altro tipo, gravi e no.
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