L’LDH (anche lattato deidrogenasi o lattico deidrogenasi) è un enzima contenuto nel citoplasma (la porzione di una cellula contenuta all’interno della membrana cellulare); catalizza la conversione dell’acido piruvico in acido lattico. L’enzima LDH è ampiamente diffuso nei tessuti dell’organismo sotto forma di diversi isoenzimi (ricordiamo che gli isoenzimi sono enzimi che catalizzano la medesima reazione, ma hanno una diversa struttura chimica e differenti proprietà chimico-fisiche):
- LDH1 (anche H4; la H sta per Heart, cuore); si trova prevalentemente nel miocardio e negli eritrociti (globuli rossi); è presente anche nei muscoli scheletrici e nella corteccia renale.
- LDH2 (H3M1; la M sta per Muscle, muscolo); è presente per lo più nel miocardio e nei globuli rossi; è inoltre presente nei globuli bianchi, nel pancreas, nella corteccia renale, nei polmoni e nei muscoli scheletrici.
- LDH3 (H2M2); si trova nei polmoni, nella placenta, nei muscoli scheletrici e nel pancreas.
- LDH4 (H1M3); è presente nella trova nella midollare renale (la parte centrale del rene), nei muscoli scheletrici, nei polmoni, nei linfonodi, nei globuli bianchi e nella placenta.
- LDH5 (M4); è un isoenzima caratteristico dei muscoli e del fegato; lo si trova anche nella midollare del rene e nel pancreas.
Quando le cellule dell’organismo subiscono un danno o vengono distrutte, l’LDH viene rilasciato nel sangue dove la sua concentrazione risulterà aumentata; nel caso di determinate patologie, poi, i livelli di questo enzima possono risultare aumentati anche in altri liquidi biologici come, per esempio, il liquido cerebrospinale (liquor).
Il dosaggio dei livelli di lattato deidrogenasi richiede un prelievo di sangue dalla vena di un braccio; prima di sottoporsi al test è consigliabile digiunare per 12 ore, tenendo conto anche della necessità di sospendere per almeno 24 ore l’assunzione dei farmaci che possono interferire con l’esito corretto dell’esame. Andrebbero evitati anche sforzi fisici particolarmente intensi (per esempio, un allenamento o una competizione relativi a uno sport di resistenza; gli esercizi fisici caratterizzati da una notevole intensità, infatti, possono aumentare temporaneamente i livelli di LDH).
LDH – A cosa serve l’esame?
Di per sé, l’LDH non è un parametro utilizzabile per determinare con esattezza le cause o la localizzazione del danno cellulare (anche se il dosaggio dei singoli isoenzimi può essere utile a restringere il campo di ricerca), ma, insieme ad altri esami clinici, può fornire un supporto nella valutazione e/o nel monitoraggio di alcune condizioni patologiche che determinano un danno cellulare o dei tessuti. In altri termini, un’anomalia nei livelli di LDH è un indice aspecifico della presenza di danni tissutali e/o cellulari.
Di solito il dosaggio dell’enzima lattato deidrogenasi viene richiesto dal medico curante per:
- valutare l’eventuale presenza (o la gravità) di un danno tissutale (che può essere acuto oppure cronico)
- monitorare la situazione di determinate patologie (per esempio, i processi infettivi di notevole gravità e varie forme di anemia come, per esempio, quella emolitica)
- valutare l’andamento dei trattamenti (per esempio, la chemioterapia) di alcune forme tumorali.
Il dosaggio dell’LDH può essere effettuato non solo sul sangue, ma anche su altri liquidi biologici; per esempio, dosare l’enzima lattato deidrogenasi sul liquor cerebrospinale può servire a distinguere se una meningite è batterica oppure virale (nel primo caso, l’LDH risulta più alto del normale, mentre nel secondo caso è probabile che risulti basso o normale).
L’enzima LDH può essere dosato anche sul liquido pericardico, quello pleurico e quello peritoneale; in questi casi il test è utile per capire se l’accumulo del liquido è causato da un danno e da un processo infiammatorio (essudato; in questo caso le concentrazioni di lattato deidrogenasi sono elevate) oppure se è determinato da uno squilibrio pressorio all’interno dei vasi sanguigni e alla concentrazione di proteine nel sangue (trasudato; in questo caso i livelli di lattato deidrogenasi risulteranno bassi).
Nel caso in cui si riscontrino anomalie nei livelli di LDH, di solito viene richiesta l’effettuazione di altri esami come, per esempio, le transaminasi, la gamma-GT, la fosfatasi alcalina e l’emocromo, allo scopo di supportare il processo diagnostico e arrivare quindi a determinare con certezza l’organo coinvolto e il tipo di patologia.
Una volta diagnosticato con certezza il problema che ha determinato l’anomalia, si potrà utilizzare il test dell’LDH, richiedendolo a intervalli regolari, per controllare l’evoluzione della malattia o constatare l’avvenuta guarigione.

L’LDH (anche lattato deidrogenasi o lattico deidrogenasi) è un enzima contenuto nel citoplasma (la porzione di una cellula contenuta all’interno della membrana cellulare); catalizza la conversione dell’acido piruvico in acido lattico.
LDH – Valori normali
I valori normali di LDH variano in base all’età del soggetto:
- 1-30 giorni: 135-750 U/l
- 31 giorni-11 mesi: 180-435 U/l
- 1-3 anni: 160-370 U/l
- 4-6 anni: 145-345 U/l
- 7-9 anni: 143-290 U/l
- 10-12 anni: 120-293 U/l
- 13-15 anni: 110-283 U/l
- 16-17 anni: 105-233 U/l
- > or =18 anni: 122-222 U/l
Di seguito le percentuali relative ai cinque isoenzimi:
- LDH1: 17,5-28,3%
- LDH2: 30,4-36,4%
- LDH3: 19,2-24,8%
- LDH4: 9,6-15,6%
- LDH5: 5,5-12,7%
Nota importante – I valori normali dell’LDH possono variare da laboratorio a laboratorio anche in virtù del metodo utilizzato per effettuare l’esame; i valori sopra riportati sono quindi solo meramente indicativi ed è necessario rifarsi a quelli indicati sul referto consegnato dal laboratorio analisi presso il quale si è effettuato l’esame.
LDH alto – Cause
Un LDH alto può essere dovuto a moltissime condizioni patologiche (talvolta il valore è altissimo e ciò è fonte di notevole preoccupazione per il soggetto, anche se non è detto altissime concentrazioni di questo enzima vadano di pari passo con la gravità del problema); di seguito un elenco che però, ovviamente, non può essere del tutto esaustivo:
- Abuso di alcol
- Anemia emolitica
- Anemia megaloblastica
- Carcinomatosi diffusa
- Danno muscolare acuto
- Delirium tremens
- Distrofia muscolare
- Emolisi
- Encefalite
- Epatopatie (epatite virale, metastasi, cirrosi, colangite, tumori al fegato con metastasi ecc.)
- Fratture ossee
- Glomerulonefrite
- Infarto cardiaco
- Infarto cerebrale
- Infarto polmonare
- Infarto renale
- Infezione da HIV
- Ipossia
- Ipotiroidismo
- Leucemia
- Linfoma
- Miosite
- Meningite
- Mononucleosi infettiva
- Narcotici
- Neoplasie renale, vescicale o prostatica
- Pancreatite
- Pielonefrite cronica
- Setticemia
- Shock
- Sindrome nefrosica
- Traumi
- Tumore al testicolo
In genere, i livelli di LDH aumentano quando inizia il danno cellulare e raggiungono il picco dopo un certo periodo di tempo, dopodiché iniziano gradualmente a scendere. Nei soggetti affetti da malattie croniche ad andamento progressivo, è possibile che permanga una concentrazione di LDH moderatamente alta.
LDH alto e infarto cardiaco – Gli isoenzimi LDH1 e LDH2 sono piuttosto abbondanti nel cuore; in un soggetto sano, di norma, la prima forma prevale sulla seconda; nel caso di infarto cardiaco, invece, l’LDH2 tende a sopravanzare l’LDH1; diversamente da transaminasi e CPK, i livelli di LDH nel cuore aumentano non modo più tardivo (dopo 24-72 ore circa) e raggiungono il picco dopo 72-96 ore; torneranno alla normalità dopo alcune settimane. Il dosaggio dell’enzima lattato deidrogenasi, quindi, può consentire una diagnosi tardiva di infarto in quei casi in cui l’evento è stato superato dal paziente quasi senza rendersene conto.
LDH altissimo – Le epatite acuti e i tumori epatici con mestastasi sono fra le più frequenti cause di LDH altissimo.
LDH basso – Cause
Un basso valore di LDH non è generalmente significativo. Concentrazioni ridotte di lattato deidrogenasi possono essere dovute all’assunzione di megadosi di vitamina C.
Anche l’esposizione ai raggi X potrebbe causare un abbassamento dei livelli di LDH.
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