La gastroscopia (anche esofago-gastroscopia, esofago-gastro-duodenoscopia o, più brevemente, EGDS) è una tecnica diagnostica che consente di esplorare visivamente il tratto digestivo superiore ovvero l’esofago, lo stomaco e il duodeno. L’esame viene effettuato tramite un apparecchio denominato gastroscopio che viene introdotto, attraverso la bocca, nelle sopracitate parti del tratto digestivo superiore; il gastroscopio è un endoscopio flessibile di ridotto spessore (dagli 8 ai 12 mm circa) collegato a una videocamera provvista di fonte luminosa che invia le immagini su un apposito monitor.
Alcuni gastroscopi hanno un calibro particolarmente ridotto e sono utilizzati per effettuare la cosiddetta gastroscopia trans-nasale (in questo caso il gastroscopio viene introdotto attraverso il naso). Gli accessori utilizzati per l’esame sono monouso o comunque sottoposti a sterilizzazione allo scopo di evitare la trasmissione di infezioni.
Si tratta di una tecnica diagnostica di uso comune e che è particolarmente utile ed efficace nel rilevare la presenza di quei problemi più o meno gravi che possono interessare il tratto digestivo superiore (processi infiammatori, ulcere, tumori ecc.).
In particolari circostanze tramite la gastroscopia è possibile addirittura trattare il problema (si parla in questo caso di gastroscopia operativa) o effettuare un prelievo bioptico.

Si ricorre alla gastroscopia quando si sospetta la presenza di una patologia a carico dell’esofago, dello stomaco oppure del duodeno.
Principali indicazioni alla gastroscopia
Il ricorso all’esame viene generalmente richiesto quando si sospetta la presenza di una patologia a carico dell’esofago, dello stomaco oppure del duodeno.
I segni e i sintomi relativi a malattie a carico di esofago, stomaco e duodeno sono numerosi ed estremamente variegati (anemia, bruciore retrosternale, disfagia, dolenzia addominale, ematemesi, melena, nausea ecc.), com’è noto, infatti, le patologie che possono colpire questi organi sono numerose (tumore dello stomaco, tumore dell’esofago, tumore al duodeno, gastrite, ulcera gastrica e ulcera duodenale, esofagite, esofago di Barrett ecc.).
La gastroscopia può anche essere utilizzata per effettuare una valutazione dell’andamento di una patologia diagnosticata in precedenza, per monitorare l’efficacia delle terapie intraprese e per somministrare eventuali trattamenti per via endoscopica.
Preparazione all’esame
A chi deve sottoporsi a una gastroscopia viene richiesto di rimanere a digiuno durante le 7-8 ore che precedono l’esecuzione dell’esame; è inoltre consigliabile che l’ultimo pasto sia costituito da alimenti facilmente digeribili.
Coloro che devono sottoporsi all’esame nelle ore pomeridiane possono fare una colazione leggera (per esempio tè e fette biscottate).
A chi assume farmaci ad azione anticoagulante (per esempio il warfarin, più noto come Coumadin), antiaggreganti piastrinici (per esempio l’aspirina), antinfiammatori e antidolorifici non viene generalmente chiesto di sospendere il trattamento, a meno che non debba sottoporsi a gastroscopia con possibile biopsia (aumentano i rischi di emorragia). L’ultima parola spetta comunque al medico o allo specialista che ha richiesto la visita che potrebbe richiedere o una variazione del trattamento o una sua breve sospensione.
Prima dell’esame non devono essere assunti né farmaci antiacido né carbone vegetale.
Esecuzione della gastroscopia
Prima di iniziare l’esame viene chiesto al soggetto di togliere occhiali, protesi o apparecchi dentari mobili.
Il soggetto dovrà poi distendersi sul fianco sinistro; il paziente dovrà tenere in bocca un boccaglio che serve sia per proteggere la dentatura sia per evitare che il gastroscopio venga accidentalmente morso.
Per evitare i fastidi derivanti da questo tipo di esame, molti soggetti che devono sottoporsi a gastroscopia vengono sottoposti a sedazione generale per via endovenosa; ciononostante il soggetto non è mai completamente addormentato e può collaborare con il medico.
Il ricorso all’anestesia generale allo scopo di effettuare una gastroscopia è un’evenienza alquanto rara. Al soggetto che non viene sottoposto a sedazione generale viene comunque anestetizzata la cavità orale sia per evitare il dolore sia per diminuire il riflesso del vomito.
Dopo le fasi preparatorie si passa all’introduzione del gastroscopio che verrà fatto scendere, lentamente e in modo molto cauto, lungo l’esofago fino ad arrivare allo stomaco e al duodeno. Durante lo svolgimento della gastroscopia, sempre tramite il gastroscopio, viene immessa aria internamente al fine di distendere le pareti e ottenere una visione ottimale.
Il gastroscopio trasmette le immagini sul monitor; è possibile effettuare filmati e memorizzare riprese istantanee.
La gastroscopia non è un esame doloroso, nemmeno in caso di prelievo bioptico, ma può essere sicuramente fastidioso. Il momento peggiore per molti soggetti è quello in cui si ha il passaggio dal cavo orale nell’esofago perché nel momento in cui il soggetto deglutisce per facilitare la manovra è frequente la comparsa del riflesso del vomito.
L’esame ha generalmente una durata di circa 20 minuti; tale tempo può aumentare nel caso in cui si debbano effettuare determinati interventi in conseguenza di particolari risultati.
Terminato l’esame non è infrequente avvertire una sensazione di gonfiore a livello dell’addome, sensazione che tende a scomparire nel giro di poche ore; è anche possibile che, in conseguenza dell’inserimento del gastroscopio, si verifichi raucedine.
Raramente vi sono complicanze a seguito di gastroscopia diagnostica (le stime parlano di circa 4 casi ogni mille esami effettuati); in caso di gastroscopia operativa la percentuale di complicazioni è di circa l’1%.
La complicanza più comune è la perforazione dello stomaco (un caso ogni mille esami effettuati); i rischi sono maggiori nel caso di gastroscopia con biopsia, rischi che sono maggiori nel caso siano presenti particolari condizioni anatomiche (presenza di stenosi esofagee, diverticolo di Zenker ecc.). Va comunque detto che un eventuale sanguinamento è di solito facilmente controllabile per via endoscopica; solo in pochissimi casi potrebbe essere necessario il ricorso a un intervento chirurgico o a una trasfusione di sangue.
Basso, ma non nullo, il rischio di polmonite secondaria all’ingestione di materiale aspirato nelle vie aeree; lo stesso dicasi per le aritmie cardiache. Alcune complicanze potrebbero derivare alla tipologia di sedazione.
Cosa fare dopo una gastroscopia
Dal momento che i soggetti a gastroscopia vengono generalmente sedati, è necessario che chi deve sottoporsi all’esame sia sempre accompagnato perché non potrà mettersi alla guida di autoveicoli per almeno 24 ore; lo stesso arco di tempo è previsto per quanto riguarda l’astensione dall’utilizzo di macchinari pericolosi. In linea generale non devono essere compiute azioni che richiedano che il soggetto sia completamente lucido.
Il soggetto potrà riprendere ad alimentarsi una volta riacquistata la sensibilità a livello di cavità orale (circa un’ora dopo il termine dell’esecuzione dell’esame). È opportuno che coloro che sono stati sottoposti a gastroscopia con biopsia non consumino alimenti caldi perché ciò farebbe aumentare il rischio di emorragia.
Come detto in precedenza, il rischio di complicazioni legato alla gastroscopia è molto basso, ma, nel caso che, successivamente all’esame, sopraggiungessero dolenzia addominale, nausea, capogiro o si notassero feci di colore molto scuro è di notevole importanza contattare il proprio medico o la struttura ospedaliera più vicina.
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