La Diffusion Whole Body (DWB) è una tecnica diagnostica innovativa di ultima generazione; è una tipologia evoluta di risonanza magnetica che consente di rilevare formazioni tumorali piccolissime (3-4 millimetri) in una qualsiasi parte del corpo (l’espressione inglese Whole Body significa “corpo intero”) e in una sola seduta. Trattandosi di una risonanza magnetica, diversamente da altre tecniche di imaging come le radiografie o le tomografie assistite da computer (TAC), non è basata sull’emissione di radiazioni ionizzanti, ma sullo sfruttamento di campi magnetici ad alta intensità e onde a radiofrequenza. La Diffusion Whole Body, peraltro, non richiede nemmeno l’iniezione di mezzi di contrasto e quindi, dal punto di vista biologico, è una tecnica a “impatto zero”; non è invasiva e non comporta alcun rischio; le uniche controindicazioni sono relative alle donne che si trovano nel primo trimestre di gravidanza e a coloro che portano un pacemaker.
La Diffusion Whole Body sostituisce gli altri esami di screening?
Poiché si tratta di un esame molto recente, prima di scoprire cos’è, dobbiamo chiarire che i suoi obiettivi possono essere tre:
- Diagnosi di tumori in soggetti con sospetti oncologici
- Rilevamento di metastasi in pazienti oncologici
- Diagnosi precoce in soggetti “sani”.
Circa il primo punto, dai dati presenti nella letteratura scientifica, le performance della Diffusion Whole Body sono pressoché paragonabili a quelle di altre tecniche che vengono quotidianamente utilizzate in ambito oncologico (e non solo) come, per esempio, la PET (tomografia a emissione di positroni) e la tomografia assistita dal computer (TAC), tecniche di notevole validità e alle quali è attualmente impossibile rinunciare, ma che, a differenza da quanto accade con la DWB, espongono il paziente a radiazioni ionizzanti e, a seconda dei casi, possono richiedere l’iniezione di un mezzo di contrasto (sostanze utilizzate nell’ambito della diagnostica radiologica che servono a modificare il modo in cui la zona analizzata appare nell’immagine fornita dall’apparecchiatura di analisi).
Il secondo punto è il vero fiore all’occhiello delle DWB: la Diffusion Whole Body non si sostituisce ai normali test di screening oncologici (per esempio, la colonscopia, il pap-test, la mammografia ecc.), ma può affiancarsi a essi perché, “visionando” tutto il corpo può rilevare lesioni neoplastiche in quei distretti del corpo che, di norma, non vengono sottoposti a controlli di screening come, per esempio, le ossa, i reni, il pancreas e il fegato. Nella letteratura inglese che abbiamo consultato il secondo punto è quello che ha un maggior numero di pubblicazioni. Per la rilevazione di metastasi la Diffusione Whole Body è impiegata fin dal 2009 a Milano (IEO, Istituto Europeo di Oncologia) e a Londra. Attualmente, in Italia la DWB è disponibile anche presso un centro privato, la ASC (Advanced Screening Centers), situato a Castelli Calepio, un comune della provincia di Bergamo.
Dal 2010 l’IEO ha sviluppato un protocollo per usare la DWB anche su soggetti sani. Circa il terzo punto, premettiamo che il concetto di soggetto “sano” è improprio perché un soggetto con un tumore di piccolissime dimensioni sano non è; sarebbe più corretto parlare di “indagine in soggetti asintomatici”. La rilevazione di lesioni neoplastiche piccolissime è di grande aiuto per una diagnosi precoce di un tumore, fattore di fondamentale importanza per una migliore riuscita delle terapie. Occorre però evitare facili ottimismi.
Grazie alla DWB, una ricerca del 2008 condotta a Hong Kong ha individuato 2 soggetti con tumori maligni (su 132 soggetti asintomatici). Un’altra ricerca del 2014 su 666 soggetti asintomatici ha evidenziato 9 lesioni maligne e 7 soggetti “potenzialmente a rischio” (un’espressione non del tutto chiara per un esame che dovrebbe dare certezze). Altri dati indicano che 1 soggetto su 100 risulta positivo. Anche considerando che i falsi positivi sono meno del 10%, il dato potrebbe essere interessante, ma si deve riflettere su due aspetti:
- Esistono tumori che restano comunque silenti per anni e non portano alla morte il soggetto (che muore prima per altre cause). Dalla percentuale dell’1% si dovrebbero togliere questi tumori che comunque possono essere diagnosticati e curati con gli attuali altri screening (per esempio un melanoma in situ; l’espressione “potenzialmente a rischio” soprariportata potrebbe indicare lesioni precancerose che potrebbero evolvere o no in tumore maligno).
- Poiché nella popolazione la percentuale di ammalati di tumore è decisamente più alta dell’1%, per fare una vera prevenzione su tumori di piccolissime dimensioni, sarebbe necessario effettuare una DWB con una frequenza non minimale. Eseguire una DWB una volta all’anno ha per esempio poco impatto su tumori che si sviluppano in modo ultraveloce (che, fra l’altro, sono quelli attualmente più difficili da contrastare). E i costi sono ancora un notevole freno alla frequenza di utilizzo.
Come funziona la Diffusion Whole Body
Il funzionamento di una qualsiasi tipologia di risonanza magnetica, Diffusion Whole Body compresa, è particolarmente complesso e per comprenderlo appieno sono necessarie nozioni tecniche che rientrano nell’ambito della meccanica quantistica; nel 2017 lo ha spiegato in modo più divulgativo, Massimo Bellomi, direttore della divisione di radiologia dell’Istituto Europeo Oncologico, intervistato dal Corriere della Sera: “Questa risonanza magnetica (la Diffusion Whole Body, N.d.R.) rileva la “restrizione dei movimenti” delle molecole d’acqua, che, intrappolate in un tessuto ipercellulare, come quello tumorale, risultano “brillanti”. Con immagini ad alta risoluzione evidenzia lesioni fino a 3-4 millimetri di diametro. La restrizione dei movimenti di molecole d’acqua, però, non è solo dei tumori, e ci sono tumori in cui accade il contrario. Perciò per valutare correttamente i risultati occorrono addestramento e molta esperienza”. Esiste, anche per la Diffusion Whole Body, il rischio di falsi positivi, ma la percentuale di tali evenienze è, dai dati presenti nella letteratura scientifica, sovrapponibile a quella relativa alla PET (<10%).
Come si svolge l’esame
Per il paziente, lo svolgimento di una Diffusion Whole Body è pressoché identico a quello di un normale esame radiologico, ma senza che ci sia bisogno di assumere mezzi di contrasto, ricorrere a un clisma opaco o digiunare. Dopo il consueto esame anamnestico, se non vi sono controindicazioni, il paziente si posiziona sul lettino e l’esame può iniziare. Il tecnico che esegue la DWB rimane in costante contatto audiovisivo con il paziente; come già accennato, la Diffusion Whole Body è un esame assolutamente non doloroso e che non comporta disagi particolari se non quello di dover restare pressoché nella medesima posizione per circa mezz’ora.
L’esame dura generalmente dai 30 ai 35′ circa (inizialmente i tempi di esecuzione erano particolarmente lunghi); in linea di massima, considerando il disbrigo delle formalità e il colloquio di anamnesi, si deve considerare un impegno di circa un’ora. Una volta congedato, il paziente può ritornare alle sue normali occupazioni. I risultati della Diffusion Whole Body vengono rilasciati nel giro di una settimana; al paziente saranno consegnati il classico referto scritto e un DVD con tutte le immagini rilevate dall’apparecchiatura.

La Diffusion Whole Body (DWB) è una tecnica diagnostica innovativa di ultima generazione; è una tipologia evoluta di risonanza magnetica che consente di rilevare formazioni tumorali piccolissime (3-4 millimetri) in una qualsiasi parte del corpo.
Quanto costa la DWB?
Il prezzo di un esame Diffusion Whole Body è piuttosto alto; il paziente, infatti, dovrà pagare circa 1.000 euro; del resto, i costi dell’apparecchiatura e quelli di gestione sono molto elevati e saranno necessari alcuni anni per poter scendere a cifre più abbordabili. Un costo ridotto (200 euro) è possibile per quei pazienti che presentano una certificazione ISEE che indichi un reddito inferiore ai 25.000 euro.
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