L’antibiogramma (in molte occasioni indicato con la sigla ABG) è un test di sensibilità batterica agli antibiotici normalmente eseguito dopo l’individuazione e l’isolamento di un agente batterico (rilevato per esempio su materiali biologici quali l’urina o il muco).
Vengono testate la resistenza (R) o la sensibilità (S) o la media sensibilità (MS). Gli scopi dell’antibiogramma sono essenzialmente due:
- scegliere la terapia antibiotica più adatta al caso trattato;
- monitorare il livello di resistenza batterica.
L’antibiogramma è eseguito su vitro mettendo a contatto le colonie batteriche con i farmaci antibiotici. Un alone bianco che si formi attorno all’antibiotico è indice di sensibilità dei microrganismi al farmaco utilizzato.
Se, al contrario, la crescita delle colonie batteriche non si arresta significa che il batterio è resistente all’antibiotico.
L’antibiogramma determina la CMI (Concentrazione Minima Inibente) e la CMB (Concentrazione Minima Battericida) degli antibiotici. La CMI è la minima concentrazione di farmaco antibiotico che occorre per bloccare lo sviluppo dei microrganismi; la CMB è la concentrazione minima di farmaco antibiotico che occorre per uccidere le cellule batteriche.
L’azione dei farmaci antibiotici può infatti essere di due tipi: batteriostatica o battericida. Viene definito batteriostatico un antibiotico che ha la capacità di bloccare la riproduzione batterica; un antibiotico è invece battericida se, trascorse 24 ore dal contatto in vitro, la sopravvivenza dei microrganismi è uguale o inferiore allo 0,01%.
Le regole da seguire a livello internazionale nell’esecuzione del test sono dettate dalla CLSI (Clinical and Laboratory Standards Institute) nota precedentemente come NCCLS (National Committee for Clinical Laboratory Standards).

L’antibiogramma è eseguito su vitro mettendo a contatto le colonie batteriche con i farmaci antibiotici.
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