Gli acidi biliari sono dei composti prodotti da fegato derivanti dal colesterolo (circa l’80% della quota di colesterolo che viene sintetizzata nel fegato nel giro delle 24 ore viene trasformata in acidi biliari); costituiscono circa il 12% della bile, una sostanza giallo-verdastra la cui funzione principale è quella di favorire il processo digestivo e l’assorbimento dei grassi (è costituita, oltre che dagli acidi biliari, da colesterolo, fosfolipidi, bilirubina, elettroliti, proteine ecc.); facilita inoltre l’assorbimento delle vitamine liposolubili; altre funzioni svolte dalla bile sono quelle di neutralizzare il pH acido delle secrezioni gastriche e stimolare la peristalsi dell’intestino. Tramite la bile vengono inoltre eliminati dall’organismo i prodotti che derivano dalla degradazione dell’emoglobina e altre sostanze tossiche.
Si distinguono acidi biliari primari (acido colico e acido chenodesossicolico), sintetizzati direttamente nel fegato e secondari (acido litocolico e acido desossicolico) che si formano nell’intestino a partire da quelli primari.
Prima di essere secreti nella bile, gli acidi biliari subiscono prima un processo di coniugazione con gli aminoacidi glicina e taurina e formano i sali biliari. La coniugazione ne aumenta l’idrosolubilità.
Dalla bile i sali biliari passano nell’intestino; una buona parte viene assorbita dall’intestino tenue; la parte non assorbita passa invece nel colon; qui gli acidi primari vengono trasformati in secondari. Una parte di questi verrà riassorbita e riportata al fegato (circolo enteroepatico). Una piccola quota non riassorbita a livello epatico sarà eliminata con le feci; questa perdita sarà compensata da una corrispondente sintesi da parte del fegato. In tal modo viene garantito un costante equilibrio.
Durante le fasi di digiuno, gli acidi biliari si accumulano nella cistifellea; dopo un pasto si riversano nell’intestino e vanno incontro al circolo enteroepatico.
Nel corso di alcune malattie (in particolare, ma non solo, quelle che interessano il fegato e/o la cistifellea o colecisti, che dir si voglia) si possono avere o un accumulo di acidi biliari (è per esempio il caso della colestasi) o, al contrario, una loro perdita eccessiva (come può avvenire, per esempio, nel caso di diarrea cronica).
Il test
Il test degli acidi biliari, effettuabile tramite un prelievo di sangue venoso dal braccio, viene generalmente richiesto per valutare la funzionalità epatica e come supporto nella diagnosi differenziale delle iperbilirubinemie.
I valori normali sono i seguenti:
- 1,23 mol/L a digiuno
- 5,14 mol/L 2 ore dopo i pasti.
Acidi biliari alti nel sangue
Gli acidi biliari che non vengono riassorbiti nel fegato, tranne la piccola quota escreta con le feci, si riverseranno nel flusso sanguigno. Nel caso siano presenti danni a carico del fegato, la captazione di queste sostanze risulterà inevitabilmente ridotta e, conseguentemente, le concentrazioni nel sangue aumenteranno.
Alti livelli di sali biliari nel sangue si registreranno quindi in soggetti affetti da patologie quali:
- cirrosi biliare
- epatite A
- epatite B
- epatiti croniche
- colestasi
- colangite
- emocromatosi
- epatopatie da alcol o da farmaci
- malattia di Wilson (un disordine genetico che causa l’accumulo di rame nei tessuti)
- mononucleosi infettiva
- sindrome di Budd-Chiari (una patologia scatenata dall’occlusione totale o parziale delle vene epatiche)
- trombosi portale
- tumore al fegato.
Una delle patologie in cui si riscontrano livelli particolarmente alti di acidi biliari nel sangue è la colestasi, una condizione caratterizzata da un ostacolo al flusso della bile nei dotti biliari che ne determina il ristagno nelle vie biliari intra- o extraepatiche.
Acidi biliari alti in gravidanza
La principale causa di acidi biliari alti in gravidanza è la colestasi gravidica; si tratta di una patologia che insorge in seguito alla combinazione di vari fattori, in primis ormonali; questa condizione, relativamente frequente nelle donne in stato interessante, tende a insorgere nell’ultimo trimestre di gravidanza, quando le concentrazioni ormonali nel sangue sono ai livelli più alti.
Una delle principali conseguenze degli alti livelli di acidi biliari è un prurito generalizzato particolarmente intenso, fastidioso e persistente.
Acidi biliari alti – Quando preoccuparsi?
Il riscontro di acidi biliari alti nel sangue deve preoccupare? Sicuramente si tratta di una condizione anomala che merita attenzione e che molto spesso è indice di un’alterazione della funzionalità epatica. Come si è visto, le condizioni patologiche che possono causare un rialzo delle concentrazioni degli acidi urici nel sangue possono essere molto serie e quindi è sempre opportuno approfondire la questione. Sarà comunque il medico curante a decidere il da farsi; se la causa è nota, indicherà la terapia più opportuna al caso specifico; in caso contrario, deciderà, anche in base a quanto riferito dal paziente, quali sono gli approfondimenti diagnostici necessari.
Terapia
La terapia dipende ovviamente dalla causa scatenante e quindi, essendo molto diverse le cause, anche le terapie differiranno.
Per esempio, nel caso di colestasi, una delle condizioni più frequentemente associate alla presenza di alte concentrazioni di acidi biliari nel sangue, si ricorre molto spesso alla colestiramina, un farmaco appartenente alla categoria delle resine sequestranti gli acidi biliari (farmaci utilizzati principalmente per trattare l’ipercolesterolemia e secondariamente il prurito da colestasi, la diarrea da malassorbimento degli acidi biliari, l’ipotiroidismo e le infezioni da Clostridium difficile).
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