La pressione oculare (anche pressione intraoculare, talvolta abbreviata con IOP, Intraocular Pressure) è determinata dall’equilibrio tra la produzione del liquido all’interno degli occhi (umor acqueo) e il suo drenaggio (il drenaggio e il ritorno alla circolazione ematica dei liquidi che contengono i metaboliti di scarto impediscono inoltre la formazione di gonfiori palpebrali). Maggiore è la quantità di liquido presente all’interno dell’occhio e maggiore sarà il valore della pressione oculare. Questo valore, nella pratica medica, viene misurato in torr, vale a dire in mmHg (millimetri di mercurio; 1 torr = 1 mm di mercurio); il mantenimento della pressione oculare entro il range di normalità (a seconda dei vari autori tale range va da un minimo di 10-12 mmHg a un massimo di 20-21 mmHg; vedasi più avanti) è di fondamentale importanza affinché siano garantite le migliori condizioni per i processi di rifrazione e per consentire una visione corretta.
La pressione oculare concorre alla stabilizzazione della forma dei bulbi oculari e ne impedisce deformazioni che potrebbero essere determinate dal tono dei muscoli extraoculari o dal peso delle palpebre.
Nota – Il torr è un’unità di misura che non appartiene al Sistema Internazionale; in questo, la misura della pressione è il pascal.
I valori normali
I livelli di pressione oculare non sono sempre uguali; sono molti, infatti, i fattori che possono influenzarli più o meno lievemente pur rimanendo nel range di normalità; è per esempio normale osservare una certa differenza di pressione oculare esaminando i valori al mattino (sono più alti) oppure più avanti nella giornata (tendono a diminuire); anche l’assunzione di liquidi o di determinate sostanze (alcol, caffeina, determinati principi attivi farmaceutici ecc.) possono alterare per brevi periodi di tempo la pressione intraoculare; anche la tosse, il vomito, i cambiamenti di frequenza cardiaca, le variazioni di quella respiratoria, le infezioni, le infiammazioni oculari e i traumi ecc. possono determinare variazioni della pressione intraoculare; si tratta comunque di variazioni transitorie che vengono considerate fisiologiche e, quindi, non problematiche.
Problematiche sono invece le alterazioni patologiche della pressione oculare in quanto possono essere causa di disturbi della funzione visiva (ricordiamo, per esempio, un’elevata pressione intraoculare è un fattore di rischio per l’insorgenza di glaucoma, una grave patologia oculare che può portare alla cecità); la cosa è resa insidiosa dal fatto che, spesso, tali variazioni sono asintomatiche, ovvero il soggetto non se ne rende minimamente conto.
Come già accennato, la pressione oculare normale è compresa fra i 10 e i 21 mmHg (mediamente il valore si aggira sui 15,5 mmHg con variazioni in più o in meno di circa 2,75 mmHg); va però precisato che la gamma dei valori è piuttosto ampia e si deve sempre tenere anche conto dell’importanza della soggettività del caso (è per questo che è considerato opportuno che le misure della pressione oculare siano prese in diversi momenti della giornata). Si deve tenere anche conto che i valori pressori sono influenzati dallo spesso corneale ed è quindi fondamentale tenere conto anche di questo parametro nella misurazione della pressione intraoculare.
Tutto ciò premesso, considerate anche le variabilità soggettive, valori inferiori o superiori a quelli del range di normalità devono essere guardati con un certo sospetto e vale la pena effettuare controlli approfonditi della situazione.
Alterazioni della pressione oculare: le cause
Sono diverse le cause che possono essere alla base di alterazioni patologiche della pressione oculare; di seguito un breve elenco:
- produzione eccessiva, o al contrario, inadeguata, di umor acqueo
- drenaggio dei liquidi troppo scarso o, al contrario eccessivo
- traumi oculari che determinano un’alterazione dell’equilibrio fra produzione e drenaggio dei liquidi
- utilizzo a lungo termine di corticosteroidi
- patologie oculari quali glaucoma (in varie forme, quali per esempio, la sindrome pseudo-esfoliativa o la sindrome da dispersione pigmentaria)
- chirurgia LASIK (un aumento della pressione oculare può essere un effetto collaterale di questo tipo di chirurgia refrattiva)
Ipertensione oculare (pressione oculare alta)
Nel corso degli anni le definizioni di ipertensione oculare (pressione oculare elevata) sono state diverse; in linea generale, si tratta di una condizione che risponde a determinati criteri:
- pressione oculare persistentemente pari o superiore a 21 mmHg
- normalità del nervo ottico
- nessun segno di presenza di glaucoma risultante dall’esame del campo visivo (esame che fornisce una valutazione della visione periferica)
- nessuna presenza di segni di altre patologie oculari.
Qualora si riscontrino valori elevati di pressione oculare è importante effettuare controlli periodici perché c’è il rischio di insorgenza di glaucoma.
Ipotonia oculare
L’ipotonia oculare è una condizione patologica a carico dei meccanismi di omeostasi della pressione intraoculare; in seguito a tale condizione la pressione scende a valori minori inferiori ai 6-7 mmHg; per quanto valori tra 7 e 10-11 mmHg siano statisticamente inferiori a quelli che sono considerati di valori di normalità, di norma essi non determinano problemi a livelli di visione; quando invece si scende sotto i 4 mmHg, è comune la comparsa di danni progressivi a carico dell’apparato visivo.
Come nel caso dell’ipertensione oculare, anche l’ipotonia oculare riconosce varie cause fra le quali vale la pena ricordare:
- processi infiammatori (infettivi o su base immunologica)
- assunzione di determinati farmaci
- interventi chirurgici (per esempio, la vitrectomia o gli interventi trattare il glaucoma)
- traumi
- patologie metaboliche sistemiche (per esempio, il diabete mellito).
La misurazione della pressione oculare
La tecnica utilizzata per misurare la pressione oculare è la tonometria; i due metodi principali sono la tonometria ad applanazione e la tonometria senza contatto.
La tonometria ad applanazione è probabilmente la metodica più adoperata per misurare la pressione interna all’occhio; è una procedura veloce e indolore e viene effettuata dopo avere instillato una goccia di collirio anestetico e una di colorante (fluorescina). In seguito, l’oculista appoggia molto delicatamente un piccolissimo cono in plastica sulla cornea; la resistenza che il cono incontra nell’applanare la superficie corneale viene misurata su un’apposita scala graduata ed espressa in torr.
La misura viene effettuata più volte in entrambi gli occhi. I risultati dell’esame vengono rapportati a quelli dell’esame che misura lo spessore della cornea (pachimetria corneale); una scoperta relativamente recente ha infatti dimostrato che nei soggetti con cornea sottile, la misura della pressione oculare risulta minore di quella reale e, viceversa, la pressione introculare appare superiore al vero in coloro che hanno una cornea spessa.
La tonometria senza contatto (o a getto d’aria) sfrutta il cosiddetto tonometro a soffio; si tratta di uno strumento che misura la pressione oculare senza che sia necessario alcun contatto con la superficie corneale; all’occhio viene avvicinato un puntatore che emette un getto d’aria che schiaccia lievemente la cornea; quando ciò avviene, un raggio di luce viene riflesso dalla cornea stessa e viene captato da una fotocellula (presente sul puntatore stesso). Il tempo occorrente ad applanare la superficie corneale, in funzione della forza del getto d’aria, fornisce i valori della pressione oculare. Il vantaggio della tonometria a getto d’aria è che, mancando il contatto con la superficie, non è necessario il ricorso all’anestesia topica e si azzera il rischio di trasmissione di infezioni oculari. Va però precisato che molti oculisti preferiscono utilizzare la tonometria ad applanazione perché la ritengono più accurata.
Altri esami diagnostici importanti nella valutazione della pressione oculare sono la gonioscopia, l’esame del fondo oculare, il test del campo visivo e la pachimetria corneale.
La gonioscopia è una metodica utilizzata per studiare lo spazio compreso tra l’iride e la cornea, strutture entrambe coinvolte nella regolazione della pressione dell’occhio. Grazie a questo esame si può verificare se gli angoli di drenaggio sono aperti, ridotti o addirittura chiusi e per escludere altre condizioni che potrebbero essere causa di un’elevata pressione intraoculare.
La pachimetria corneale è una tecnica diagnostica che permette la misurazione dello spessore corneale; conoscere con esattezza lo spessore corneale consente di definire con precisione l’affidabilità della misurazione della pressione oculare. La pachimetria corneale viene utilizzata anche per la valutazione di varie patologie corneale fra cui cheratocono ed edema corneale.
Per quanto riguarda l’esame del fondo oculare e il test del campo visivo si rimanda agli articoli specifici che li trattano nel dettaglio.
Trattamento della pressione oculare alta
A seconda del caso particolare e della serietà del disturbo, lo specialista potrebbe decidere di non effettuare subito un determinato trattamento e limitarsi a periodici controlli della pressione; se il paziente non è a rischio di insorgenza di glaucoma, le variazioni pressorie che non creano disturbi della visione potrebbero non necessitare di alcuna terapia. In altre circostanze, invece, l’oculista potrebbe ritenere opportuno prescrivere uno o più medicinali per ridurre la pressione oculare.
Di norma si effettua una terapia topica (collirio) che per avere efficacia deve essere seguita scrupolosamente, anche se il fatto che la pressione oculare elevata non dà spesso segno di sé può rappresentare un problema (il paziente non accusa disturbi e, conseguentemente, dimentica spesso di instillare il collirio).
A seconda dei casi, la riduzione della pressione oculare potrebbe richiedere l’effettuazione di un intervento microchirurgico.
Indice materie – Medicina – Anatomia e fisiologia – Pressione oculare