In anatomia, con il termine braccio si fa riferimento al segmento dell’arto superiore che è compreso tra l’articolazione della spalla e la regione del gomito.
Le parti del braccio
Nel linguaggio comune, invece, per estensione, con il termine braccio ci si riferisce generalmente all’arto superiore nella sua interezza. In realtà, l’arto superiore è così suddiviso: spalla, braccio, gomito, avambraccio, polso e mano. Pertanto la locuzione parti del braccio è scorretta, dovendosi parlare più correttamente di parti dell’arto superiore.
Il braccio ha una forma pressoché cilindrica; nell’uomo si notano differenze in base al sesso e all’età, nonché in rapporto al diverso sviluppo della muscolatura e del pannicolo adiposo.
Ossa del braccio
Il plurale nella locuzione ossa del braccio è scorretto perché il braccio, propriamente inteso, ha un unico osso, l’omero. È l’osso più largo, lungo e robusto dell’arto superiore; l’omero è costituito da un corpo e da due estremità (rispettivamente la diafisi e le epifisi); queste ultime sono anche note come estremità prossimale ed estremità distale.
L’omero è articolato superiormente con la scapola e inferiormente con radio e ulna, le due ossa dell’avambraccio.
La diafisi dell’omero presenta forma cilindrica nella parte superiore, mentre ha forma di prisma triangolare in quella inferiore; presenta tre facce, ovvero la faccia antero-mediale, quella antero-laterale e quella posteriore; le tre facce sono divise dai margini anteriore, mediale e laterale.
L’estremità prossimale dell’omero è articolata con la fossa glenoidea scapolare e costituisce con essa la cosiddetta articolazione scapolo-omerale; l’estremità prossimale è la sede della testa dell’omero il cui contorno è delimitato da un restringimento noto come collo anatomico; presso il collo anatomico si apprezzano due rilievi, la piccola e la grande tuberosità. Più in basso, rispetto al collo anatomico, è presente il cosiddetto collo chirurgico, la parte forse più esposta a traumi, in particolar modo nelle persone anziane.
L’estremità distale dell’omero è caratterizzata dalla presenza di due superfici articolari che sono dette condilo e troclea.
I muscoli del braccio
I muscoli principali del braccio sono quattro: il bicipite brachiale, il brachiale, il coracobrachiale e il tricipite brachiale; vi sono poi tre muscoli che appartengono soltanto parzialmente al braccio, ovvero il deltoide, il brachioradiale e l’anconeo.
Il bicipite brachiale e il tricipite agiscono sia a livello di articolazione della spalla sia sul gomito; il brachiale e l’anconeo agiscono soltanto sul gomito, mentre il coracobrachiale agisce solamente sulla spalla.
I quattro muscoli principali sono ripartiti in due logge, loggia anteriore e loggia posteriore; i muscoli della loggia anteriore (bicipite brachiale, brachiale e coracobrachiale) operano come flessori dell’avambraccio sul braccio; il tricipite brachiale (l’unico muscolo presente nella loggia posteriore) è un muscolo estensore.
Il muscolo bicipite brachiale è il più grande muscolo anteriore del braccio; origina dalla scapola con due capi tendinei (noti come lungo e breve); si inserisce in un tendine comune alla tuberosità del radio. È un muscolo antagonista del tricipite. Esso assolve a diverse funzioni: stabilizzazione dell’articolazione scapolo-omerale, flessione e adduzione del braccio, flessione e supinazione dell’avambraccio.
Il muscolo brachiale è posto più in profondità rispetto al bicipite brachiale. Origina subito al di sotto dell’inserzione del muscolo deltoide, dalle facce antero-mediale e antero-laterale dell’omero fino ad arrivare all’epifisi distale e poi si porta in basso e si inserisce sulla tuberosità ulnare sulla faccia inferiore del processo coronoideo. Agisce sull’articolazione del gomito flettendo l’avambraccio sul braccio; a differenza del bicipite brachiale, altro muscolo flessore dell’avambraccio, non si inserisce sul radio e quindi non partecipa alla supinazione dell’avambraccio stesso.
Il coracobrachiale è un muscolo piuttosto sottile che origina dal processo coracoideo della scapola e si inserisce nella parte media del margine mediale dell’omero, nelle vicinanze dell’origine del muscolo brachiale.
Partecipa alla flessione e all’adduzione del braccio.
Il tricipite del braccio (o tricipite brachiale) è costituito da tre capi (di qui il nome che lo caratterizza), capo lungo, capo laterale e capo mediale, e da un tendine comune di inserzione.
Il tricipite è in rapporto con il deltoide, con l’omero e con l’articolazione del gomito; è il principale muscolo estensore dell’avambraccio e promuove l’adduzione del braccio; partecipa anche alla retroversione della scapola.
Le arterie, le vene e i nervi
Il braccio è fortemente vascolarizzato; le arterie presenti sono l’arteria brachiale, l’arteria brachiale profonda, l’arteria circonflessa anteriore dell’omero, quella posteriore, le arterie collaterali superiore e inferiore dell’ulna, l’arteria nutritizia dell’omero, l’arteria collaterale media e l’arteria collaterale radiale.
Le vene più importanti, invece, sono quattro, ovvero la vena basilica, la vena cefalica e le due vene brachiali.
Sono numerosi i nervi che contribuiscono all’innervazione sensitiva del braccio; tutti originano da uno dei sei plessi nervosi che appartengono al sistema nervoso periferico, il plesso brachiale; i nervi in questione sono il nervo mediano, il nervo muscolocutaneo, il nervo ulnare, il nervo radiale e i suoi rami, il nervo cutaneo mediale del braccio e il nervo cutaneo mediale dell’avambraccio.
Malformazioni e lesioni del braccio
Il braccio può essere affetto da varie tipologie di malformazione; fra queste si ricordano l’ectromelia (una grave malformazione congenita caratterizzata dalla mancanza della nascita di un arto, in questo caso del braccio, oppure dallo sviluppo incompleto di un arto), la focomelia (una grave malformazione congenita caratterizzata dal mancato sviluppo del segmento prossimale di uno o più arti; di norma le mani o i piedi sono di grandezza e conformazione normale, ma sono uniti a membra molto corte) e l’emimelia (una malformazione congenita caratterizzata dalla mancanza di uno o più segmenti ossei degli arti).
Ovviamente il braccio può essere interessato da lesioni di tipo traumatico quali, per esempio, contusioni, frattura dell’omero, ferite delle parti molli ecc.).
Nel caso di lesioni a carico di arterie e nervi, le conseguenze possono essere molto gravi; una ferita a carico di un’arteria, per esempio, può comportare cancrena e conseguente amputazione dell’arto, mentre una lesione di un nervo può essere causa di paresi o anestesia.
I processi infiammatori a carico del braccio possono essere di tipo primitivo oppure secondari a infiammazioni di segmenti distali dell’arto superiore o a processi infettivi trasmessi per via ematica.
La dolorabilità al braccio può essere sintomo di patologie della più svariata natura e non è ovviamente possibile elencarle tutte; alcune di esse sono condizioni patologie di relativa importanza, mentre altre possono essere particolarmente serie. Un dolore al braccio sinistro può essere, per esempio, sintomo di un infarto in corso, ma anche di un problema di tutt’altro tipo.
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