Nella grammatica italiana si distinguono due tipi fondamentali di predicato, il predicato verbale e il predicato nominale.
Secondo il grammatico L. Serianni, il predicato è “il vero e proprio nucleo della frase”, “ciò che si afferma a proposito del soggetto” (il termine predicato deriva dal latino praedicatum che significa ciò che è affermato).
Predicato verbale
Il predicato verbale è costituito da un qualunque verbo (verbo predicativo) che abbia un proprio senso compiuto e che possa essere impiegato senza dover fare ricorso a un complemento predicativo; il verbo in questione può essere di forma attiva, passiva, riflessiva, transitiva o intransitiva.
La funzione del predicato verbale è sostanzialmente quella di esprimere l’azione compiuta – o subita – dal soggetto; si differenzia dal predicato nominale (vedasi più avanti) la cui funzione è invece quella di attribuire al soggetto un certo stato o una determinata qualità attraverso un nome o un aggettivo. Alcuni esempi:
- Maria mangiava.
- La mamma si lava la testa.
- Marco sa nuotare.
- Il babbo sta per partire.
Si notino l’esempio 3 e l’esempio 4; nel primo, il predicato verbale è costituito dal verbo servile sapere unito al verbo principale (nuotare), mentre nel secondo, il predicato verbale è formato dal verbo fraseologico stare per. Si ricorda a tale proposito che sia i verbi servili che quelli fraseologici formano, con il verbo all’infinito che reggono, un sintagma verbale che equivale a un verbo semplice.
I verbi essere e avere, nel caso del predicato verbale, hanno anche il ruolo di ausiliare; si vedano i seguenti due esempi;
- Maria è uscita.
- Marco ha mangiato una mela.
Nota – Generalmente il verbo essere ha funzione copulativa (vedasi più avanti), ma può anche svolgere funzione predicativa quando assume il significato di esistere, appartenere, stare, trovarsi (per esempio Maria è in casa) e anche quando è seguito da una preposizione semplice o articolata.

Carla ride (Carla = soggetto, ride = predicato verbale)
Predicato nominale
Il predicato nominale è formato dall’unione di una forma del verbo essere con un aggettivo o con un sostantivo.
La forma del verbo essere è detta copula, mentre l’aggettivo o il nome sono il nome del predicato o parte nominale (se il nome del predicato è un aggettivo, si può anche parlare di aggettivo predicativo).
Nota – Il termine copula deriva dal latino copŭla che significa legame, congiunzione.
La frase con un predicato nominale svolgono generalmente la funzione di attribuire un certo stato o una determinata qualità a un soggetto; questa attribuzione è effettuata attraverso una forma del verbo essere, che è appunto la “copula”, il legame che unisce il soggetto e l’informazione contenuta nella cosiddetta parte nominale. Di seguito alcuni esempi. Nelle frasi con predicato nominale, la forma del verbo essere non potrebbe, da sola, reggere il significato della frase.
- Maria è una professoressa.
- Quel ragioniere è
Nel primo caso abbiamo un esempio di unione fra copula e sostantivo, mentre nel secondo caso fra copula e aggettivo.
È necessario a questo punto precisare che alcuni verbi, che in determinati contesti hanno un significato autonomo, possono svolgere una funzione analoga a quella svolta dal verbo essere in funzione di copula; si parla in questo caso di verbi copulativi. Di seguito alcuni esempi:
- Mario sembra
- Attilio diventerà
Nei due esempi soprastanti, i verbi sembrare e diventare svolgono la funzione di copula; sono quindi verbi copulativi (la frase Mario sembra o la frase Attilio diventerà non avrebbero alcun significato se non ci fosse la presenza della parte predicativa).
Indice materie – Lingua italiana – Predicato verbale e nominale