L’interiezione, nota anche come esclamazione, è una parte invariabile del discorso che:
- esprime emozioni o stati soggettivi immediati come dolore, diffidenza, dubbio, gioia, incredulità, meraviglia, perplessità, sdegno, stupore ecc.;
- manifesta, generalmente associata a un gesto, un ordine, una preghiera, un richiamo, sun saluto.
Alcuni classificano l’interiezione tra le figure retoriche.
Un’interiezione è generalmente, ma non sempre, seguita da un punto esclamativo o da un punto interrogativo.
Le interiezioni sono talvolta utilizzate con funzione fàtica (per esempio: “pronto?”, “come?”, “allora?”; la funzione fàtica è la funzione del linguaggio propria di quei messaggi con cui si stabiliscono, mantengono, verificano o interrompo i contatti tra mittente e destinatario).
Le interiezioni sono, generalmente, elementi autosufficienti della frase, ovvero sono libere dai normali legami sintattici.
Le interiezioni hanno spesso valore olofrastico, ovvero assumono il valore di un’intera frase; si pensi al professore che urla bruscamente “Ehi!” a una classe rumorosa; praticamente usa una sola parola al posto di una frase (“Ragazzi, volete piantarla di fare confusione?“).
È importante sottolineare che il significato di un’interiezione può essere del tutto diverso a seconda del tono di voce con il quale la si pronuncia; si pensi alla parola ehi che può essere utilizzata sia per chiamare una persona con cui si ha un rapporto di grande confidenza (Ehi Mario! Come va?) sia per rivolgersi seccamente o aspramente a qualcuno (Ehi tu! Vieni qui ad aiutarmi), sia per richiamare in modo minaccioso l’attenzione di un individuo (Ehi tu! Ma cosa stai combinando?).
Nota – Il termine interiezione deriva dal latino interiectio il cui significato è «atto di gettare in mezzo».

“Puah!” è un’interiezione utilizzata per esprimere disgusto
Interiezione primaria e secondaria
Si distinguono interiezioni primarie (o proprie) e secondarie (o improprie).
Le interiezioni primarie sono parole che hanno esclusivamente valore di interiezione (ah, eh).
Di seguito alcuni esempi di interiezione primaria:
- ahi (dolore)
- bah (fastidio, indifferenza, rassegnazione)
- beh oppure be’ (apocope di bene; la si usa quando si intende mettere fine a un dialogo oppure quando si introduce una critica o un commento rassegnato)
- boh (dubbio, ma anche reticenza a esprimersi su un determinato argomento)
- deh (parola ormai in disuso; era utilizzata in poesia per introdurre un discorso; la si ritrova ancora in alcuni canti religiosi o preghiere)
- eh (ha moltissime sfumature che dipendono anche dalla pronuncia aperta o chiusa)
- ehi (si usa per richiamare qualcuno che si conosce bene oppure per rivolgersi aspramente a una persona o ancora per richiamare minacciosamente qualcuno)
- ehm (esitazione, imbarazzo, incertezza, reticenza)
- mah (disapprovazione, dubbio, incertezza, rassegnazione)
- neh (la si usa al posto della frase “non è vero?” per confermare un’asserzione in una frase interrogativa)
- o (rafforza il vocativo, per esempio “O Musa…”)
- oh (gioia, ma anche dolore morale o, più raramente, fisico, sorpresa, rabbia, sdegno)
- ohi (dolore fisico o morale)
- puah (disgusto)
- ssst (espressione utilizzata per richiedere silenzio; non esiste una regola sul numero preciso delle lettere s da utilizzare)
- uffa (fastidio, insofferenza, noia)
- uhm (dubbio, perplessità, sospensione di giudizio)
Le interiezioni secondarie sono nomi, aggettivi, avverbi, parti autonome del discorso che possono essere usati anche come interiezioni (attenzione!; basta!); sono praticamente innumerevoli le espressioni che possono essere impiegate come interiezioni secondarie.
Le interiezioni primarie e secondarie sono alla base di quelle che sono definite come locuzioni interiettive, che sono costituite da più parole; per esempio: “San Gennaro, aiutaci tu!”; “Santo Cielo!”; “Povero me!” ecc.
Nota – Una caratteristica dell’interiezione è il suo utilizzo nel discorso diretto; possono ovviamente comparire nel discorso indiretto, ma solo come citazioni e, di norma, si inseriscono tra virgolette o si mettono in corsivo.
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