Elisione e troncamento sono due fenomeni fonetici spesso legati all’incontro tra due parole. Nella pagina sull’apostrofo abbiamo già dato molte regole pratiche su come comportarsi; in questa sede ci focalizzeremo sulle differenze e sugli esempi dei due fenomeni.
Elisione
Nella lingua italiana l’elisione si ha quando una vocale atona in fine di parola cade davanti alla vocale iniziale della parola successiva. Nella scrittura questo fenomeno è indicato con l’apostrofo; l’elisione più comune si verifica con gli articoli; si dice per esempio l’aquilone e non lo aquilone. L’elisione avviene con
- gli articoli e con le preposizioni articolate (l’uomo, sull’autostrada ecc.)
- gli aggettivi dimostrativi (quest’uomo, quell’autostrada)
- la preposizione di
- la preposizione da, ma solo in locuzioni avverbiali. Si dice d’allora in poi, ma non si può elidere il da in da amare.
Da un punto di vista pratico è importante conoscere quando l’elisione è obbligatoria, facoltativa o non consentita.
L’elisione è obbligatoria quando l’articolo singolare maschile lo è seguito da una parola che comincia per vocale (l’attore); con la preposizione di (hai fatto qualcosa d’orrendo), con la proposizione da, ma solo in locuzioni avverbiali (d’allora in poi), con le preposizioni articolate (dell’anima), con i pronomi personali atoni lo, la, mi, ti, ci, si, vi, ne, ve (l’hanno portato via, m’ha fatto pena ecc.), negli aggettivi numerali o cardinali (cent’anni), con questo, quello, quanto (quell’uomo), con la seconda persona singolare dell’imperativo di alcuni verbi come fare, dare, andare (fa’ le valigie, va’ a scuola), con alcuni aggettivi come bello o santo (bell’uomo, Sant’Antonio), con come e ci davanti alle voci del verbo “essere” (com’eravamo, c’era).
L’elisione è normale, ma facoltativa quando gli articoli singolari femminili la e una sono seguiti da una parola che comincia per vocale (l’attrice, un’opportunità).
Per semplicità, ma in modo illogico, alcuni considerano elisione anche forme come po’ (troncamento di poco) o di’ (imperativo, troncamento di dici), dove cade un’intera sillaba. La giustificazione di questa posizione sarebbe che il troncamento si ha solo quando non c’è nessun segno (in questo caso l’apostrofo).
Nota – L’imperativo del verbo dire relativo alla seconda persona singolare andrebbe scritto di’ come consigliato da molti autori; tuttavia, è ormai diffusissimo e ampiamente tollerato l’uso di dì come imperativo della seconda persona singolare anche grazie al sempre più raro uso di dì come sinonimo di giorno (lo vegliammo notte e dì).

Nella frase “Imparare l’italiano” si ricorre all’elisione: l’articolo maschile lo è seguito da una parola che inizia per vocale (italiano)
Troncamento
Il troncamento è il fenomeno per cui si verifica la caduta della sillaba e della vocale finale di una parola all’interno della frase, ma a differenza dell’elisione, esso non è rappresentato da alcun segno nella scrittura. Da un punto di vista logico si dovrebbe comunque differenziare i casi in cui cade una vocale e quelli in cui cade un’intera sillaba.
I casi in cui cade una sola vocale sono più complessi perché ingenerano confusione con il fenomeno dell’elisione. Per esempio, qual è si deve considerare troncamento (e allora non ci va l’apostrofo) o elisione?
Capire l’elisione e il troncamento permette di spiegare perché si usa l’apostrofo con l’articolo indeterminativo davanti a un nome femminile. Infatti, applichiamo la regola pratica precedente. Davanti a un nome o a un aggettivo si deve usare il raffronto fra parole dello stesso genere. Nessuno si tronca davanti a un nome maschile perché si può dire nessun personaggio quindi si scriverà nessun albero (senza apostrofo, è un troncamento!), ma si scriverà nessun’amica (è un’elisione!) perché non si può dire nessun sedia!
Il troncamento è obbligatorio con gli aggettivi maschili bello, buono, santo riferiti a nomi che iniziano per consonante e introdotti dagli articoli il e un (un bel cane, il San Raffaele, un buon partito ecc.), con gli articoli indeterminativi e gli indefiniti derivati da -uno davanti al maschile (alcuno, ciascuno, nessuno; per esempio nessun uomo), con alcuni nomi come frate e suora (fra Cristoforo, suor Vincenza), con i toponimi costruiti con valle, torre, colle, piano, casa e simili (Pian dell’Armà), coi sostantivi usati come titoli, seguiti da nome proprio (il professor Rossi).
In particolare, il troncamento si può attuare se davanti alla vocale finale che si vuole eliminare c’è una delle seguenti consonanti: “l” “m”, “n”, “r”.
Il troncamento è possibile, ma non obbligatorio in altri casi (una gran occasione, ma anche una grande occasione).
Come detto, il troncamento non andrebbe mai segnalato con l’apostrofo, ma è corretto indicare come troncamento (e l’apostrofo ci vuole) anche le forme po’ (cade la sillaba-co), di’ (cade la sillaba -ci), mo’ (cade la sillaba -do di modo).
Elisione e troncamento – Come capire se è l’una o l’altro
Come ricordarsi se trattasi di elisione o di troncamento? Una regola pratica ci dice che dobbiamo chiederci se potremmo usare la forma anche davanti a una parola che inizia per consonante. Per esempio, si può dire qual buon vento ti porta, quindi qual è un troncamento e scriveremo perciò qual è anche quando è seguito da vocale.
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