• HOME
  • Scuola e cultura
    • Chi siamo
    • Video
    • Pubblicità
    • Contatti
  • Le materie
  • Teoria dell’intelligenza
  • Test e quiz
  • albanesi.it

Alfabeto italiano

L’alfabeto italiano è il sistema di scrittura alfabetico utilizzato per trascrivere i fonemi (le unità minime, che possono cioè produrre variazioni di significato di una parola; per esempio, fra peso e teso i due fonemi /p/ e /t/ fanno la differenza) tipici della lingua italiana. Si precisa che, in alcuni casi, la differenza di significato è legata non ai fonemi, ma alla pronuncia; è il caso degli omografi, ovvero quei termini che hanno la stessa grafia, ma pronuncia e significato differenti come per esempio pèsca (il frutto) e pésca (l’azione del pescare) oppure àmbito (sostantivo) e ambìto (participio passato del verbo ambire).

Le varie lettere che compongono l’alfabeto italiano sono convenzionalmente disposte in un ordine noto come ordine alfabetico; la prima lettera è la a e l’ultima è la z (da qui la nota espressione “dalla a alla z” usata per dire tutto, dall’inizio alla fine ecc.). Il termine alfabeto deriva dall’unione dei nomi delle prime due lettere dell’alfabeto greco: alfa (α; la prima vocale) e beta (β, la prima consonante).

Alfabeto italiano – Le 21 lettere

L’alfabeto italiano si compone di 21 lettere: (in minuscolo a, b, c, d, e, f, g, h, i, l, m, n, o, p, q, r, s, t, u, v, z; in maiuscolo A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, V, Z), tecnicamente note come grafemi.

Le lettere dell’alfabeto vengono suddivise in vocali (a, e, i, o, u) e consonanti (tutte le altre); le consonanti vengono articolate col canale vocale chiuso o semichiuso e non sono quindi in grado di generare una sillaba (in contrapposizione alle vocali che si pronunciano col canale vocale aperto e sono perciò capaci di autonomia sillabica).

Vocali – Le vocali dell’alfabeto italiano sono classicamente distinte in deboli (la i e la u) e forti (a, e, o). Le vocali a, i, u non variano mai pronuncia, mentre la e e la o possono avere la pronuncia aperta o chiusa.

Alcuni esempi:

  • e aperta (ovvero con l’accento grave, è): arcière, bandièra, chièsa, mèse
  • e chiusa (ovvero con l’accento acuto, é): céra, perché, séme, vétro
  • o aperta (ovvero con l’accento grave, ò): pòrta, tuòno, uòmo
  • o chiusa (ovvero con l’accento acuto, ó): atróce, cróce, velóce, bisógno.

Consonanti – Le consonanti dell’alfabeto italiano si distinguono in labiali (b, f, m, p, v), dentali (d, l, n, r, s, t, z), palatali (c, g; dolci) e gutturali o velari (c, g – dure – q) a seconda che si utilizzino le labbra, i denti, il palato o il velo del palato. A questo proposito, alcuni autori fanno distinzioni ancora più specifiche (labiali, dentali, labiodentali, alveolari, prepalatali, palatali e velari).

Tutte le consonanti, fatta eccezione per la lettera h, possono raddoppiare all’interno di una parola (allora, babbo, cuccia, addosso ecc.); il rafforzamento della lettera q è in realtà cq (acqua, acquistare), ma, in effetti, in italiano è presente l’eccezione soqquadro (alcuni vocabolari riportano anche il termine beqquadro, un segno musicale che, più comunemente, è scritto bequadro).

Alfabeto italiano

Nella pratica, l’alfabeto italiano consta di 26 lettere

Alfabeto italiano con lettere straniere

Nella pratica, l’alfabeto italiano comprende anche altre 5 lettere di derivazione straniera: j, k (in maiuscolo J, K; entrambe prima della l), w, x, y (in maiuscolo W, X, Y; queste tre prima della z). Non sono particolarmente frequenti nelle parole italiane; le si riscontrano per lo più in nomi o cognomi, nomi geografici, termini scientifici derivanti da latino e greco o da altre lingue.

L’insieme delle 26 lettere (21 + 5) è talvolta detto anche alfabeto latino; si deve però precisare che la w e la j non erano presenti nell’alfabeto latino antico e che la u vi fu introdotta soltanto nel periodo rinascimentale. Spesso, per semplificare, si usa anche l’espressione alfabeto inglese.

La lettera j, nota popolarmente come i lungo o i lunga, non è una lettera a sé dell’alfabeto latino antico, bensì una variante grafica della lettera i che fu introdotta nella scrittura medievale latina.

La lettera k (cappa o kappa) è una consonante che si pronuncia come una c dura come nel caso di kimono, killer, kerosene ecc.

La lettera w (doppia vu o vu doppia o anche doppio vu o vu doppio) è una consonante che si pronuncia come la v (per esempio, watt, wolframio) o come la u (per esempio, whisky, walking); fu introdotta nel periodo medievale in seguito all’uso dei popoli germanici.

La lettera x (ics) ha generalmente la pronuncia ks (come, per esempio, in xenofobo, xilofono o marxista), ma ci sono eccezioni che dipendono dalle tradizioni linguistiche delle varie regioni italiane; per esempio, il cognome sardo Maxia non si pronuncia macsia, ma, di fatto, sostituendo la x con la j alla francese (come in bonjour), questo può dirsi di molte altre parole sarde, anche se, sempre restando in Sardegna, la x di Arbatax (frazione nuorese) si pronuncia in modo classico (arbatacs). Cambiando zona, in Sicilia, il toponimo Xirbi si pronuncia scirbi, non csirbi; lo stesso può dirsi di altri termini con la x usati nell’isola. In altre zone d’Italia la x può anche essere pronunciata come la s oppure come la z.

La lettera y (ipsilon) si pronuncia generalmente come la i (si vedano, per esempio, termini come yogurt o yoga).

Alfabeto italiano – La lettera h

Trattando dell’alfabeto italiano merita un breve cenno la lettera h (acca); diversamente dalle altre lettere, la h non ha alcun suono; di fatto non si pronuncia; popolarmente è infatti nota come “lettera muta”. Ha diversi usi, ma quelli principali sono due:

  • indica la pronuncia velare (dura) delle lettere c e g nei digrammi ch e gh seguiti dalle vocali e (cherubino, ghepardo) e i (chiromante, ghirlanda).
  • distingue graficamente alcune voci del verbo avere al presente indicativo da alcuni termini omofoni (ho, hai, ha, hanno).

Digrammi e trigrammi

Oltre ai 21 grafemi, in italiano sono presenti 7 digrammi (<ch>, <ci>, <gh>, <gi>, <gl>, <gn>, <sc>) e 2 trigrammi (<gli>, <sci>). I digrammi e i trigrammi rendono suoni che non corrispondono a nessuna lettera. Per esempio, il digramma <ch> rappresenta la c dura, equivalente alla lettera k.

Dittonghi, trittonghi e iato

Il termine dittongo indica una combinazione di due vocali consecutive all’interno di una medesima sillaba; tale gruppo viene pronunciato con una sola emissione di voce; un gruppo di tre vocali consecutive pronunciate con una sola emissione di voce è detto trittongo.

I dittonghi possono essere formati da una vocale forte associata a una vocale debole non accentata (duomo, neutro) oppure da due vocali deboli di cui una accentata (beduino, fiume).

I trittonghi sono formati da una vocale forte generalmente accentata associata a due vocali deboli (miei, suoi).

Modernamente, il trittongo iou è spesso accorciato nel dittongo io (gioco/giuoco; boscaiolo, boscaiuolo).

Nota – Dittonghi e trittonghi non devono essere separati quando si effettua la cosiddetta divisione in sillabe.

Si parla infine di iato quando si ha l’incontro tra due vocali forti (boa, soave, teologa), quando si ha l’incontro tra una vocale forte e una vocale debole accentata (baule, mormorio, tua, zia) e nel caso di prefissi quali anti, bi, ri, tri (antiacido, biennio, riascoltare, triennale).

Alfabeto – Il significato in linguistica

L’alfabeto è un sistema di segni usati per rappresentare graficamente i suoni di una lingua. In origine i segni avevano un carattere figurativo ed erano incisi su pietre per esprimere esattamente quello che rappresentavano (animali, armi ecc.). Più tardi, la scrittura divenne ideografica, il segno, cioè, rappresentava non solo la cosa, ma anche un concetto più generale; con il tempo l’alfabeto è passato a esprimere il suono alla base della parola. I primi segni fonetici sono stati usati dagli egizi che li interponevano agli ideogrammi. Furono i fenici, nella seconda metà del II millennio a.C., a gettare le basi di un alfabeto come è inteso oggi, organizzandolo sistematicamente in 22 segni consonantici. Tra il XII e l’VIII sec. a.C., i greci adottarono l’alfabeto fenicio, adattandolo alla loro lingua. Dalla Grecia passò ai popoli italici, ebrei e arabi. Tra gli alfabeti italici, ebbero molta fortuna quello etrusco e quello latino.

 

Indice materie – Lingua italiana – Alfabeto italiano – Sillabe

Condividi:
  • Share via Facebook
  • Share via Twitter
  • Share via Email


L'IDEA REGALO

manuale di cultura generale Il Manuale di cultura generale è una grande opportunità per chi studia, prepara un concorso, seleziona il personale o, semplicemente, un'idea per un regalo a uno studente o a una persona di cultura. Da poche ore a pochi giorni per costruirsi un’eccellente cultura generale nella materia preferita fra le 43 trattate.


NOVITÀ 2023

La teoria della personalità

Conoscere e interagire con gli altri significa capire la loro personalità. Ci si può riuscire intuitivamente, ma spesso il risultato è mediocre. Questo testo è fondamentale per imparare a conoscere la personalità delle persone con cui ci relazioniamo, e migliorare la qualità della vita negli affetti e nel lavoro. Una buona teoria della personalità arriva persino a rispondere positivamente a un’importante domanda: esiste una personalità ideale nel cammino verso la felicità? Il testo diventa quindi anche uno strumento per conoscere sé stessi e migliorare la propria personalità eliminando i difetti che possono avvelenare la nostra vita. la teoria della personalità

Thea – San Martino Siccomario (PV) © 2000 - 2023 | P.IVA 01527800187 | Tutti i diritti riservati