Gli aggettivi qualificativi sono parole che specificano la qualità – oppure una qualità – del nome a cui sono riferiti. Essi formano il femminile e il plurale come i nomi, ma vi sono alcuni casi particolari:
- alcuni aggettivi di colori (blu, indaco, lilla, rosa), alcuni aggettivi composti (ammodo, perbene) e l’aggettivo pari sono invariabili;
- gli aggettivi composti da due o più altri aggettivi formano il femminile e il plurale modificando solo la desinenza dell’ultimo aggettivo (sacrosanto/sacrosanta/sacrosanti);
- l’aggettivo bello al maschile singolare segue la regola del troncamento e ha tre forme al maschile plurale: bei davanti ai nomi che al singolare richiedono la forma tronca bel (bel quadro/bei quadri), begli davanti ai nomi che al singolare richiedono invece la forma bello (bello spettacolo/begli spettacoli); la forma belli, invece, si usa soltanto nei casi in cui l’aggettivo si trova dopo la parola alla quale si riferisce oppure quando la precede immediatamente (ha dei gioielli molto belli; belli i suoi gioielli).
In alcune lingue è fondamentale la posizione dell’aggettivo rispetto al nome cui si riferisce; per l’italiano c’è meno rigidità. L’aggettivo qualificativo segue generalmente il nome a cui si riferisce. Vi sono però molti aggettivi che possono essere usati sia prima sia dopo il nome (un pessimo affare/un affare pessimo). Non c’è una differenza sostanziale tra le due costruzioni, ma nella sequenza aggettivo-nome l’aggettivo ha un valore tendenzialmente descrittivo, mentre nella sequenza nome-aggettivo ha una funzione tendenzialmente restrittiva (distingue la persona o la cosa a cui si riferisce nell’insieme di tutte le persone o cose dello stesso tipo). Per esempio, un bravo ragazzo (un ragazzo che non dà problemi) e un ragazzo bravo (un ragazzo intelligente, preparato) oppure una donna buona o una buona donna (detto con finalità dispregiativa).

Gli aggettivi qualificativi esprimono una qualità del nome a cui si riferiscono
Aggettivi qualificativi – I gradi
L’aggettivo qualificativo, come detto, esprime una qualità del nome; quando la qualità è espressa in modo generico, cioè senza alcuna gradazione, l’aggettivo si dice di grado positivo (una bella casa).
Quando l’aggettivo stabilisce una comparazione fra due termini (primo e secondo termine di paragone) si dice di grado comparativo (Marco è più veloce di Mattia, Federica oggi è meno allegra di ieri, Marta è tanto bella quanto brava). Si distinguono tre tipi di comparativo:
- comparativo di maggioranza, se la qualità è più accentuata nel primo termine rispetto al secondo (il cane è più fedele del gatto, il telefono è più utile che bello);
- comparativo di minoranza, se la qualità è meno accentuata nel primo termine rispetto al secondo (Federica è meno bella di Marta, oggi il tempo è meno bello di ieri);
- comparativo di uguaglianza, se la qualità è uguale nel primo e nel secondo termine (Giovanna è pigra come un ghiro, la storia è tanto inverosimile quanto sgradevole).
Quando l’aggettivo esprime una qualità posseduta al massimo livello si dice di grado superlativo. Si distinguono due tipi di superlativo:
- superlativo relativo, che esprime preminenza rispetto a un determinato insieme e si forma con l’articolo determinativo seguito da più o meno+l’aggettivo al grado positivo (Marco è il più bravo della classe);
- superlativo assoluto, che esprime preminenza in senso assoluto e si forma in genere aggiungendo il suffisso -issimo al tema dell’aggettivo positivo (bellissimo), ma si può anche formare facendo precedere all’aggettivo prefissi come arci-, iper-, sopra-, stra- oppure con molto, veramente, completamente Alcuni aggettivi tuttavia hanno il superlativo in -errimo (celebre/celeberrimo, integro/integerrimo), altri ancora in -entissimo (malefico/maleficentissimo, benevolo/benevolentissimo). Infine, gli aggettivi in -uo e in -eo mancano del superlativo assoluto in -issimo (arduo/molto, veramente ecc. arduo, omogeneo/molto, veramente ecc. omogeneo).
Casi particolari di comparativo e superlativo:
- buono/più buono o migliore/buonissimo od ottimo
- cattivo/più cattivo o peggiore/cattivissimo o pessimo
- grande/più grande o maggiore/grandissimo o massimo
- piccolo/più piccolo o minore/piccolissimo o minimo
- alto/più alto o superiore/altissimo o supremo
- basso/più basso o inferiore/bassissimo o infimo.
Solo gli aggettivi qualificativi che esprimono una qualità graduabile hanno il grado comparativo e superlativo. Per esempio, non sono graduabili gli aggettivi che indicano una forma geometrica (quadrato ecc.), gli aggettivi che nel grado positivo esprimono un valore assoluto (immenso, infinito ecc.) e gli aggettivi anteriore, interiore, posteriore, postumo, che esprimono già un valore comparativo.
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