Vittorio Alfieri nasce ad Asti alla metà del XVIII sec. da una famiglia nobile, e coniuga per tutta la vita l’orgoglio per il proprio rango con l’odio per qualsiasi forma di dispotismo e il rifiuto di ogni legame con il potere. Celebre è il diniego dello scrittore all’invito a corte della zarina Caterina II, ispirato da un profondo disgusto per l’ipocrisia del “dispotismo illuminato” di quest’ultima. L’ideologia libertaria di Alfieri, lontana dal senso rivoluzionario e giacobino del termine, affonda le sue radici nel rigore morale di cui trova testimonianza nelle civiltà classiche, e che nel suo tempo vede ormai estinto, sostituito da mediocrità e servilismo dilaganti. Con la sua vita e con la sua opera, Alfieri vuole riaffermare la libertà dell’individuo di realizzare sé stesso senza dover cedere a compromessi. L’individualismo e il ribellismo anticipano quelli che saranno alcuni degli elementi centrali del romanticismo.
La vita dello scrittore piemontese trascorre in preda a una perenne inquietudine esistenziale che si sfoga in viaggi continui e molte, pericolose passioni amorose: l’esperienza di tanta deludente mediocrità sociale, politica e culturale lo conduce alla sua vocazione letteraria di scrittore tragico, impegnato a riportare nella società grandezza e coraggio. L’impegno letterario non è frutto di una vena spontanea, ma di una decisione consapevole che a un certo punto della sua vita porta Alfieri a dedicarsi a uno studio tenace dei classici italiani e latini, per apprendere la lingua letteraria toscana e raggiungere i più alti livelli di stile, nella ferma volontà di eccellere, o altrimenti di abbandonare ogni tentativo.

La prima donna importante di Vittorio Alfieri fu la moglie del barone Imhof, Cristina; costretto a separarsene per evitare uno scandalo, tentò il suicidio, fallito grazie all’intervento del suo fidato servo.
L’orgoglio che caratterizza l’autore in ogni ambito della sua vita si riflette nella sua produzione tragica: temi e personaggi sono tutti tratti dall’antichità classica o biblica, e ruotano intorno a un conflitto tra due grandi individualità, una negativa, l’oppressore, e una positiva, l’oppresso. Il personaggio positivo è destinato a soccombere al potere del tiranno oppressore, ma la morte non si configura mai come sconfitta, piuttosto come atto di ribellione e unica affermazione di libertà possibile. La particolarità delle tragedie alfieriane consiste nelle sfumature psicologiche dei personaggi, mai inseriti in uno schema di ruoli rigido, tanto che in una delle sue tragedie più note, Saul, il re di Israele riunisce in sé l’oppressore e l’oppresso e il conflitto è soprattutto interiore, perciò culmina inevitabilmente con il suicidio.
Vittorio Alfieri – Biografia e opere
- 1749 – Nasce ad Asti
- 1758 – Entra nella Reale Accademia di Torino
- 1766-1767 – Compie diversi viaggi in Italia e in Europa
- 1768 – In Olanda, intreccia una relazione amorosa con Cristina Emerentia Leiwe van Aduard, sposata al barone Giovanni Guglielmo Imhof
- 1775 – Antonio e Cleopatra
- 1777 – Conosce Luisa di Stolberg-Gedern, contessa d’Albany e moglie di Carlo Edoardo Stuart (pretendente giacobita al trono di Gran Bretagna); a lei rimarrà legato per tutta la vita
- 1780 – Si trasferisce a Roma
- 1781 – Polinice
- 1782 – Saul
- 1782 – Merope
- 1783 – Filippo
- 1783 – Rosamunda
- 1783 – Ottavia
- 1783 – Agamennone
- 1783 – Antigone
- 1783 – Oreste
- 1785 – Si trasferisce a Colmar, in Alsazia
- 1786 – Mirra
- 1788 – Maria Stuarda
- 1788 – Agide
- 1788 – La congiura de’ Pazzi
- 1789 – Bruto primo
- 1789 – Bruto secondo
- 1789 – Don Garzia
- 1789 – Sofonisba
- 1792 – Si trasferisce a Firenze
- 1803 – Muore a Firenze
Frasi celebri di Vittorio Alfieri
Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli (generalmente riportata nella forma volli, sempre volli, fortissimamente volli)
Spesso è da forte, / più che il morire, il vivere.
Ed io sempre ho preferito originale anche tristo ad ottima copia.
Bisogna veramente che l’uomo muoia perché altri possa appurare, ed ei stesso, il di lui giusto valore.
Non perdo mai occasione d’imparare a morire.
Dalla paura di tutti nasce nella tirannide la viltà dei più.
Oh, quanto è sottile, e invisibile quasi la differenza che passa fra il seme delle nostre virtù e dei nostri vizi.
L’aver con chi piangere menoma il pianto d’assai.
La disgrazia non sta nella punizione, ma nel crimine.
Leggere, come io l’intendo, vuol dire profondamente pensare.
Ove son leggi, / tremar non dee chi leggi non infranse.
Indice materie – Letteratura italiana – Vittorio Alfieri