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Uomo del mio tempo

Uomo del mio tempo è un componimento poetico di Salvatore Quasimodo che chiude la raccolta Giorno dopo giorno (1947), segnata come quelle successive dall’esperienza dolorosa della guerra mondiale e dalle sue conseguenze sugli uomini e sulla natura. A differenza dei testi poetici precedenti, in cui prevaleva il frammento, adesso si prediligono versi quinari, settenari ed endecasillabi. In Uomo del mio tempo Quasimodo si rivolge all’uomo, che non ha mutato la propria natura nel corso dei secoli, soprattutto per quanto riguarda l’uso della violenza. Anche se cambiano le armi, l’uomo, fin dalla preistoria, non si è fatto scrupoli nell’uccidere il proprio fratello. Quasimodo chiude la poesia rivolgendosi ai «figli» degli uomini di oggi, affinché dimentichino la violenza dei propri padri e imparino il significato della fraternità. Si tratta di un’unica strofa di 17 versi liberi.

In questa pagina…

  • Testo
  • Parafrasi
  • Commento
  • Figure retoriche
Uomo del mio tempo

In Uomo del mio tempo Quasimodo si rivolge all’uomo, che non ha mutato la propria natura nel corso dei secoli, soprattutto per quanto riguarda l’uso della violenza.

Testo

  • Sei ancora quello della pietra e della fionda,
  • uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
  • con le ali maligne, le meridiane di morte,
  • – t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
  • alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, 5
  • con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
  • senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
  • come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
  • gli animali che ti videro per la prima volta.
  • E questo sangue odora come nel giorno 10
  • quando il fratello disse all’altro fratello:
  • «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
  • è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
  • Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
  • salite dalla terra, dimenticate i padri: 15
  • le loro tombe affondano nella cenere,
  • gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Uomo del mio tempo – Parafrasi

  • Sei ancora quello che usava la pietra e la fionda,
  • uomo del mio tempo. Ti ho visto,
  • eri nella cabina dell’aereo, con le ali portatrici di male,
  • come meridiane che segnano lora della morte, eri nel carro armato, presso i patiboli,
  • alle ruote di tortura. Ti ho visto: eri tu,
  • con la tua tecnologia perfetta e rivolta allo sterminio,
  • senza amore verso gli altri, senza pietà e valori cristiani. Hai ucciso ancora,
  • come sempre, come uccisero le generazioni precedenti, come uccisero
  • gli animali che ti videro per la prima volta.
  • E il sangue di oggi ha lo stesso odore di quando
  • il fratello [Caino] disse all’altro fratello [Abele]:
  • «Andiamo ai campi». E l’eco di quella frase fredda, forte,
  • è giunta fino a te, nella tua quotidianità.
  • Dimenticate, o figli, i delitti sanguinosi
  • che sono stati compiuti sulla terra, dimenticate le generazioni precedenti:
  • le loro tombe sono coperte dalla cenere,
  • gli uccelli neri e il vento coprono il loro cuore.
Uomo del mio tempo - Parafrasi e commento del testo

Salvatore Quasimodo (1901-1968) è stato un esponente di rilievo dell’ermetismo.

Uomo del mio tempo – Commento

In Uomo del mio tempo Quasimodo si rivolge all’intera umanità («t’ho visto» è riferito a una seconda persona che per sineddoche è la collettività umana), accusandola di essere rimasta immutata nel corso della storia: come gli uomini della preistoria, come quelli del Medioevo, come quelli di ogni tempo, anche l’uomo di oggi continua a praticare la violenza, a replicare il gesto spietato di Caino che uccide il proprio fratello. Nel corso dei secoli sono cambiati le armi – nell’epoca contempoanea al poeta la tecnologia si è perfezionata («persuasa allo sterminio», v. 6) e al posto della pietra e della fionda ci sono gli aerei e i carri armati – ma la tendenza al male non è cambiata ed è parte della quotidianità dell’uomo («quell’eco fredda, tenace, / è giunta fino a te, dentro la tua giornata» (vv. 12-13), che si è lasciato sopraffare dalla brutalità e ha ignorato l’amore e Cristo (v. 7), che qui indica l’insieme dei valori evangelici quali la solidarietà, la fraternità, la compassione.

Quasimodo, nei versi finali, si rivolge non all’uomo del presente, ma alle generazioni del futuro, affinché dimentichino l’abitudine al male dei padri e sappiano vivere diversamente, con lo scopo di ricercare il bene della comunità. Gli uccelli neri e il vento del finale sono probabilmente metafore dell’odio, della volontà di vendetta, della violenza che hanno caratterizzato ogni generazione, le cui tombe ora «affondano nella cenere» (v. 16).

Le numerose ripetizioni enfatizzano l’idea della circolarità della storia e delle azioni umane. Nel finale muta il soggetto dell’apostrofe che ha caratterizzato la maggior parte della lirica: non più l’uomo del presente, ma i «figli», cioè le generazioni future, nella speranza che dimentichino gli errori dei padri per ricostruire un mondo nuovo.

Uomo del mio tempo – Figure retoriche

Varie sono le figure retoriche presenti nel testo di Quasimodo.

La figura dell’apostrofe caratterizza quasi tutta la composizione (il poeta si rivolge direttamente e accoratamente all’uomo in seconda persona che, per sineddoche, rappresenta tutta l’umanità).

Numerose e pregnanti le metafore (v. 3, ali maligne e meridiane di morte; v. 4, carro di fuoco; v. 7, senza Cristo; v. 16, nuvole di sangue; v. 17 gli uccelli neri).

È presente un’epanadiplosi ai vv. 4-5 (– t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, / alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu); lo stesso può dirsi dei vv. 14-15 (Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue / salite dalla terra, dimenticate i padri).

Quasimodo ricorre anche alla sineddoche utilizzando termini specifici per riferirsi agli aerei (vv. 2-3, carlinga, ali, meridiane).

Si possono notare anche alcune perifrasi (Sei ancora quello della pietra e della fionda, per riferirsi all’uomo primitivo; quando il fratello disse all’altro fratello, per riferirsi a Caino e Abele.

È presente ai vv. 10-12 la figura retorica dell’analogia (E questo sangue odora come nel giorno / quando il fratello disse all’altro fratello: / «Andiamo ai campi»).

La figura della sinestesia è presente nel v. 10 (questo sangue odora) e nel v. 12 (eco fredda).

Numerosi sono gli enjambement (1-2; 2-3; 4-5; 5-6; 8-9; 10-11; 12-13; 14-15).

 

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