Veramente molte sono le poesie di Ungaretti che sono divenute celebri e oggetto di studio per gli studenti delle scuole medie e superiori. Del resto, Giuseppe Ungaretti è una figura fondamentale per la letteratura italiana e la sua fama ha varcato anche i confini nazionali. Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani l’8 febbraio 1888; studia alla Sorbona di Parigi e lì ha la possibilità di incontrare e frequentare alcuni dei più grandi protagonisti dell’avanguardia artistica e letteraria. In Francia Ungaretti inizia a scrivere le sue poesie per una rivista.
I contatti con i simbolisti sono all’origine della particolarità della sua poesia, basata sul recupero del valore essenziale della parola, selezionata con cura e isolata in versi brevi, spezzati, per potenziarne la forza espressiva. Da questa ricerca derivano i componimenti più noti di Ungaretti, caratterizzati da brevità, semplicità e immagini immediate, di grande potenza icastica, e legati per lo più all’esperienza in trincea durante la Prima guerra mondiale (Fratelli, Soldati – Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie -, Veglia). Si tratta della prima raccolta del poeta alessandrino, Il porto sepolto, pubblicata proprio durante il conflitto e poi arricchita e modificata con il titolo Allegria di naufragi e infine semplicemente L’allegria. Questa produzione permette di individuare in Ungaretti l’origine dell’ermetismo.
Le raccolte successive sono più tradizionali, più discorsive, e confluiranno in un unico volume dal titolo Vita d’un uomo, pubblicato dall’autore stesso poco prima di morire, a Milano, nel 1970. Ungaretti muore a Milano il 1° giugno 1971.
Ungaretti – Le poesie più famose
Di seguito, in ordine alfabetico, sono riportate alcune fra le più famose poesie di Ungaretti; dopo una breve introduzione si rimanda alla scheda specifica nella quale oltre al testo è presente una dettagliata analisi.
- Allegria di naufragi
- Commiato
- Fratelli
- I fiumi
- Il porto sepolto
- In memoria
- La madre
- Mattina
- Natale
- San Martino del Carso
- Soldati
- Sono una creatura
- Veglia
Allegria di naufragi – Poesia scritta nel 1917 che dà il titolo alla raccolta delle sue liriche nel 1919 (poi dal 1931 diventerà semplicemente L’allegria, nella quale il testo apre la sezione Naufragi). Si tratta di un’espressione – quella che dà il titolo alla poesia e alla raccolta – che riassume uno stato d’animo che percorre l’opera ungarettiana: la ripartenza – l’«allegria» – dopo il disastro, il “naufragio”. Per approfondire si veda la scheda Allegria di naufragi.
Commiato – Questo componimento chiudeva la raccolta Il Porto Sepolto (1916), dove aveva per titolo Poesia, che mantiene anche in Allegria di Naufragi (1919). Come rivela il secondo verso della poesia, il destinatario del testo è Ettore Serra, poeta, amico di Ungaretti e primo stampatore del Porto Sepolto del 1916. Per approfondire si veda la scheda Commiato.
Fratelli – Breve poesia comparsa per la prima volta nella raccolta Il porto sepolto con il titolo di Soldato. Ungaretti racconta l’incontro fra due reggimenti di soldati che gli appaiono come “fratelli”. Per approfondire si veda la scheda Fratelli.
I fiumi – Di questa intensa poesia, considerate una delle sue più importanti, lo stesso Ungaretti spiega: “I fiumi è una poesia dell’Allegria lunga; di solito, a quei tempi, ero breve, spesso brevissimo, laconico: alcuni vocaboli deposti nel silenzio come un lampo nella notte, un gruppo fulmineo di immagini, mi bastavano ad evocare il paesaggio sorgente d’improvviso ad incontrarne tanti altri nella memoria”. Per approfondire si veda la scheda I fiumi.
Il porto sepolto – Componimento poetico che apriva l’omonima raccolta del 1916. Il porto sepolto è per il poeta un luogo fisico ormai sommerso, ma diventa anche il luogo simbolico al quale può attingere per portare alla luce l’essenza delle cose, della quale la parola poetica riesce però a conservare solo una minima parte. Per approfondimenti si veda la scheda Il porto sepolto.
In memoria – Pubblicata per la prima volta nel 1915, questa poesia è dedicata all’amico Moammed Sceab, letterato libanese con il quale il poeta partì da Alessandria d’Egitto per raggiungere Parigi. Sceab morirà suicida nel 1913. Per approfondimenti si veda la scheda In memoria.
La madre – Questa intensa poesia appartiene alla sezione Leggende all’interno della raccolta Sentimento del Tempo (1936). Il poeta esprime il proprio dolore per la morte della madre e immagina di ricongiungersi con lei, che intercederà presso Dio per il perdono del figlio, quando anche per lui arriverà il momento della morte. Per approfondimenti si veda la scheda La madre.
Mattina – Brevissima, ma profondamente intensa questa poesia di Ungaretti, sicuramente uno dei suoi più noti componimenti. Ungaretti scrisse questa lirica quando ancora si trovava al fronte, a combattere come soldato semplice. Per approfondimenti si veda la scheda Mattina.
Natale – In questa poesia Ungaretti descrive un momento di serenità nella casa di un amico (Gherardo Marone), una pausa dal dramma della guerra che lo aspettava al rientro dalla licenza. Per approfondimenti si veda la scheda Natale.
San Martino del Carso – San Martino del Carso è una località del Friuli; il poeta-soldato guarda a questo piccolo paese, ormai ridotto in maceria e induce a una riflessione sulla sofferenza interiore causata dalla perdita degli affetti più cari. Per approfondimenti si veda la scheda San Martino del Carso.
Soldati – Celeberrimo e brevissimo componimento poetico dello scrittore alessandrino; ricorrendo al procedimento analogico, Ungaretti rende affini la vita dei soldati e le foglie in autunno, accomunate dalla fragilità. Per approfondimenti si veda la scheda Soldati.
Sono una creatura – In questa poesia Ungaretti esprime il dolore senza lacrime di fronte agli orrori e alla disumanità della guerra. Per approfondimenti si veda la scheda Sono una creatura.
Veglia – Anche questa è una poesia molto breve; in essa Ungaretti rivive la notte trascorsa accanto al cadavere di un suo compagno d’arme. Questo “incontro” con la morte ravviva come non mai prima il suo grande attaccamento alla vita. Per approfondimenti si veda la scheda Veglia.

Giuseppe Ungaretti è una figura fondamentale per la letteratura italiana e la sua fama ha varcato anche i confini nazionali.- Crediti foto: Totalphoto/GIACOMINOFOTO/Fotogramma, ROMA – 1965-10-10.
Giuseppe Ungaretti – Biografia e opere
- 1888 – Nasce ad Alessandria d’Egitto
- 1897 – Inizia a frequentare l’Istituto don Bosco
- 1904 – Inizia a frequentare l’École suisse dove conosce Moammed Sceab
- 1908 – Inizia a lavorare come redattore per L’Unione della democrazia
- 1909 – Si trasferisce al Cairo verso la fine dell’anno e collabora con il Messaggero egiziano
- 1912 – Parte per Brindisi con destinazione finale Parigi
- 1912-1913 – A Parigi frequenta la Sorbona
- 1913 – Nel mese di settembre, l’amico Sceab si suicida, a lui dedica la poesia In memoria
- 1915 – Viene chiamato alle armi
- 1916 – II porto sepolto
- 1916 – Natale
- 1918 – Il suo reggimento combatte in Francia
- 1919 – Viene congedato dall’esercito con il grado di caporale
- 1919 – La guerre. Une poésie
- 1919 – Allegria di naufragi
- 1920 – Conosce e sposa Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli
- 1921 – Si trasferisce in provincia di Roma
- 1925 – Aderisce al fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti
- 1928 – Si converte al cattolicesimo
- 1931 – L’allegria, Milano, Preda, 1931.
- 1933 – Sentimento del Tempo
- 1936 – Si trasferisce in Argentina lavorando presso l’università di San Paolo del Brasile, vi rimarrà fino al 1942
- 1942 – Rientra in Italia e viene nominato Accademico d’Italia; inizia a insegnare all’università di Roma
- 1944 – Viene sospeso dall’insegnamento, a causa dei decreti di epurazione antifascista; sarà nuovamente assunto nel 1945 e continuerà l’insegnamento fino al 1958.
- 1947 – Il dolore
- 1947 – Derniers Jours. 1919, Milano, Garzanti, 1947.
- 1950 – La terra promessa. Frammenti
- 1951 – Gridasti soffoco
- 1952 – Un grido e paesaggi
- 1958 – Muore sua moglie Jeanne
- 1960 – Il taccuino del vecchio
- 1968 – Ottiene grande successo grazie alla televisione (leggeva alcuni brani dell’Odissea)
- 1969 – Tutte le sue opere furono pubblicate dalla Mondadori
- 1970 – Muore a Milano
Versi e frasi celebri di Giuseppe Ungaretti
- È sopravvivere alla morte, vivere?
- M’illumino / d’immenso.
- Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie.
- La morte / si sconta / vivendo.
- Col mare / mi sono fatto / una bara / di freschezza
- Ora sono vecchio e allora non rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo sono le leggi della morte.
- Vita. Corruzione che s’adorna di illusioni.
- La meta è partire.
- L’atto di civiltà è un atto di prepotenza umana sulla natura; è un atto contronatura.
- I ricordi, un inutile infinito.
- Ora sono vecchio e non rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo sono le leggi della morte.
- La poesia è poesia quando porta in sé un segreto.
Ungaretti legge “I fiumi”
Nel video sottostante Ungaretti legge una delle sue poesie più famose: I fiumi.
Indice materie – Letteratura italiana – Giuseppe Ungaretti