Ti libero la fronte dai ghiaccioli è una nota poesia di Eugenio Montale, fu composta nel 1940 e pubblicata per la prima volta sulla rivista La Ruota nello stesso anno; entrò a far parte della seconda edizione delle Occasioni (1940), nella sezione Mottetti. Centrale è il tema del visiting angel, la donna “salutifera”, portatrice di salvezza: essa si identifica con Irma Brandeis (nelle poesie Clizia), la studiosa americana che Montale incontrò nel 1933 a Firenze e con la quale intrattenne una relazione fino al 1938, anno in cui ella tornò in America a causa delle leggi razziali.
In questa poesia il poeta immagina che la donna-angelo, che ha attraversato l’Oceano, lo raggiunga: lui, con un gesto affettuoso, le libera la fronte dal ghiaccio raccolto durante il volo. La presenza della donna rimane un mistero per gli uomini inconsapevoli, gli stessi ai quali il poeta faceva riferimento in Non chiederci la parola («l’uomo che se ne va sicuro / agli altri e a se stesso amico / e l’ombra sua non cura») e in Forse un mattino andando («ed io me ne andrò zitto / tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto»). Si tratta di due quartine di endecasillabi.
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Ti libero la fronte dai ghiaccioli è una nota poesia di Eugenio Montale, fu composta nel 1940 e pubblicata per la prima volta sulla rivista La Ruota nello stesso anno.
Testo
- Ti libero la fronte dai ghiaccioli
- che raccogliesti traversando l’alte
- nebulose; hai le penne lacerate
- dai cicloni, ti desti a soprassalti. 4
- Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
- l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole
- freddoloso; e l’altre ombre che scantonano
- nel vicolo non sanno che sei qui. 8
Ti libero la fronte dai ghiaccioli – Parafrasi
- Ti libero la fronte dal ghiaccio
- che hai raccolto attraversando le nubi
- alte e gelide; hai le penne lacerate
- dalle bufere; il tuo sonno è interrotto da sussulti.
- È mezzogiorno: nel perimetro della finestra appare
- l’ombra scura di un nespolo, in cielo resiste
- un sole che non trasmette calore; e gli altri uomini che svoltano
- nel vicolo non sanno che sei qui.
Ti libero la fronte dai ghiaccioli – Analisi e figure retoriche
Nella prima quartina, il poeta si prende cura dell’angelo che, attraversando l’Oceano per raggiungerlo, ha compiuto un volo turbato dal gelo e dal vento: nei «ghiaccioli» e nei «cicloni» che hanno reso sofferente la traversata del visiting angel si possono identificare le sofferenze e i mali dell’esistenza e del mondo (è il 1940 ed è in corso la Seconda guerra mondiale).
Nella seconda quartina l’oggetto non è più la donna-angelo: è mezzogiorno, il poeta rappresenta uno scorcio invernale («riquadro», «sole / freddoloso», vv. 5-6) nel quale appare l’ombra nera di un nespolo. La figura salvifica della donna torna nel verso finale («sei»), per affermare che «l’altre ombre», gli uomini che non guardano oltre loro stessi e non si pongono domande, rimangono inconsapevoli della sua presenza. Clizia, a differenza della Beatrice dantesca, è un donna-angelo laica, che rappresenta l’ancora ai valori della cultura e della poesia, nella tempesta della violenza e del male della storia (in particolare quelli incarnati dal fascismo e dalla guerra).
Per quanto riguarda le figure retoriche, si segnalano i diversi enjambement (vv. 2-3, 3-4, 5-6, 6-7, 7-8) e l’ossimoro dei vv. 6-7 (sole / freddoloso).
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