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Solo et pensoso i più deserti campi

Solo et pensoso i più deserti campi è l’incipit del sonetto XXXV del Canzoniere di Francesco Petrarca, nel quale il paesaggio non fa solo da sfondo alle vicende dell’io poetico, ma diventa espressione della sua interiorità, attraverso un parallelismo tra gli elementi del paesaggio e la condizione del soggetto. L’io lirico affronta, seguito ovunque da Amore, la solutudine e il rapporto con i propri sentimenti, attraverso una continua corrispondenza con il paesaggio circostante. La datazione è incerta, ma si tratta di uno dei più antichi sonetti della raccolta. Il sonetto, noto anche con il titolo abbreviato Solo et pensoso, presenta uno schema di rime incrociate nelle quartine (ABBA, ABBA) e ripetute nelle terzine (CDE, CDE).

In questa pagina…

  • Testo
  • Parafrasi
  • Commento
  • Figure retoriche
Solo et pensoso i più deserti campi - Parafrasi - Commento - Figure retoriche

Particolare della tomba di Francesco Petrarca (Arquà Petrarca, Padova)

Testo

  • Solo et pensoso i più deserti campi
  • vo mesurando a passi tardi et lenti,
  • et gli occhi porto per fuggire intenti
  • ove vestigio human l’arena stampi. 4
  • Altro schermo non trovo che mi scampi
  • dal manifesto accorger de le genti,
  • perché negli atti d’alegrezza spenti
  • di fuor si legge com’io dentro avampi: 8
  • sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
  • et fiumi et selve sappian di che tempre
  • sia la mia vita, ch’è celata altrui. 11
  • Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
  • cercar non so ch’Amor non venga sempre
  • ragionando con meco, et io co’lui. 14

Solo et pensoso i più deserti campi – Parafrasi

  • Solo e pensieroso vado misurando i campi più deserti
  • con passi lenti e cadenzati,
  • e tengo gli occhi attenti per evitare
  • i luoghi dove impronta umana segni il terreno.
  • Non trovo altra difesa che mi salvi
  • dal fatto che la gente si accorga in maniera evidente [della mia condizione],
  • perché negli atti privi di allegria
  • da fuori si capisce come io bruci dentro:
  • così che io credo che ormai i monti e le pianure
  • e i fiumi e i boschi sappiano di che qualità
  • sia la mia vita, che è nascosta agli altri.
  • Eppure non so cercare vie così selvagge o ardue
  • che Amore non venga sempre
  • a parlare con me, e io con lui.

Solo et pensoso i più deserti campi  – Commento

L’io poetico sta vagando solo e pensieroso, ma rivolge attenzione al suolo che calpesta per osservare la presenza di impronte lasciare, così da essere pronto a evitare ogni presenza umana. Nonostante ciò, egli sa che è impossibile nascondere i propri sentimenti, perché la sua condizione esteriore rivela ciò che lui prova nell’animo, tanto che ritiene che anche tutto ciò che gli sta intorno – i monti, le pianure, i fiumi e i boschi – abbia compreso il suo tormento amoroso. Infatti Amore lo insegue continuamente e l’io poetico non si sottrae alla passione.

Solo et pensoso i più deserti campi - Parafrasi - Commento - Figure retoriche

Solo et pensoso i più deserti campi è l’incipit del sonetto XXXV del Canzoniere di Francesco Petrarca, nel quale il paesaggio non fa solo da sfondo alle vicende dell’io poetico, ma diventa espressione della sua interiorità, attraverso un parallelismo tra gli elementi del paesaggio e la condizione del soggetto.

Solo et pensoso i più deserti campi – Figure retoriche

Per quanto riguarda le figure retoriche, si notano l’iperbato al v. 3 («e gli occhi porto per fuggire intenti», l’anastrofe al v. 7 («d’alegrezza spenti») e le antitesi ai vv. 7-8 («spenti…avampi», «di fuor…dentro»); queste ultime evidenziano la contrapposizione tra ciò che prova realmente l’io poetico e ciò che invece vorrebbe mostrare a chi sta fuori. Come spesso avviene in Petrarca, si ha la personificazione di Amore (v. 13).

Numersi sono gli enjambement (vv. 1-2, 5-6, 9-1, 10-11, 12-13, 13-14).

Da notare anche il polisindeto dei vv. 9-10 («sì ch’io mi credo omai che monti et piagge / et fiumi et selve sappian di che tempre»).

Iperbato – Consiste nella separazione, mediante una o più parole, di due parti del discorso rispetto al loro ordine sintattico consueto.

Anastrofe – Consiste nell’inversione dell’ordine naturale o abituale di due o più termini della frase.

Antitesi – Consiste nell’accostare termini o frasi dall’opposto significato.

Personificazione – Consiste nell’attribuzione di qualità, caratteristiche e sentimenti tipicamente umani a cose inanimate o astratte o ad animali.

Enjambement – Consiste nella collocazione di uno o più elementi dell’enunciato nel verso successivo.

Polisindeto – Consiste nel ripetere una congiunzione tra più proposizioni, periodi oppure membri di proposizione coordinati fra loro.

 

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