Ritratto della mia bambina è un componimento poetico di Umberto Saba che appartiene al ciclo Cose leggere e vaganti, pubblicato per la prima volta sulla rivista Il Convegno nel maggio 1920 e successivamente in un volume a parte, lo stesso anno. Confluì nell’edizione del Canzoniere del 1921, dove costituiva la penultima sezione. Le poesie di questa serie sono presentate da Saba come frutto dell’entusiasmo – che portava «ad amare le cose che, per la loro leggerezza, vagano, come liete apparenze, sopra e attraverso le pesantezze della vita» dovuto alla fine della guerra e al conseguente ritorno a Trieste. In questa poesia, Saba traccia, come un pittore, un ritratto scritto della figlia Linuccia, di dieci anni, stabilendo similitudini tra la bambina e gli elementi del paesaggio. Si tratta di una strofa di endecasillabi sciolti.
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In “Ritratto della mia bambina” Saba traccia, come un pittore, un ritratto scritto della figlia Linuccia, di dieci anni, stabilendo similitudini tra la bambina e gli elementi del paesaggio.
Testo
- La mia bambina con la palla in mano,
- con gli occhi grandi color del cielo
- e dell’estiva vesticciola: «Babbo
- – mi disse – voglio uscire oggi con te».
- Ed io pensavo: Di tante parvenze 5
- che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
- posso la mia bambina assomigliare.
- Certo alla schiuma, alla marina schiuma
- che sull’onde biancheggia, a quella scia
- ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde; 10
- anche alle nubi, insensibili nubi
- che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
- e ad altre cose leggere e vaganti.
Ritratto della mia bambina – Parafrasi
- La mia bambina con la palla in mano,
- con gli occhi grandi azzurri
- e il vestitino estivo: «Babbo
- – mi disse – oggi voglio uscire con te».
- E io pensavo: di tante immagini
- che si vedono nel mondo, io so bene a quali
- posso paragonare la mia bambina.
- Sicuramente alla schiuma, la schiuma marina
- che biancheggia sulle onde, a quella scia
- azzurra che esce dai tetti e che il vento disperde:
- anche alle nuvole, alle nuvole insensibili
- che appaiono e scompaiono nel cielo chiaro;
- e ad altre cose leggere e vaganti.
Ritratto della mia bambina – Analisi
L’incipit della lirica fissa l’immagine di Linuccia, con i grandi occhi azzurri (v. 2), nella stagione estiva, con la palla in mano, che chiede al poeta di uscire insieme. La domanda della bambina rimane senza risposta, perché la sua immagine diventa l’occasione, per il poeta, per tracciare una serie di similitudini tra lei e gli elementi del paesaggio: ella viene paragonata alla schiuma del mare, al fumo che sale dai tetti delle case e che si perde nell’aria, alle nuvole che si formano nel cielo e svaniscono, tutte immagini che trasmettono un senso di leggerezza e vaghezza.
Ritratto della mia bambina – Figure retoriche
Per quanto riguarda le figure retoriche, oltre alle numerose similitudini (Saba paragona la figlia alla marina schiuma, a quella scia ch’esce azzurra dai tetti, anche alle nubi, ad altre cose leggere e vaganti), si segnalano la perifrasi del v. 2 (color del cielo sta per azzurri), le varie anastrofi (estiva vesticciola, voglio uscire oggi con te, marina schiuma, insensibili nubi, chiaro cielo), l’iperbato dei vv. 6-7 (io ben so a quali / posso la mia bambina assomigliare), due epifore (schiuma ripetuta al v. 8 e nubi ripetuta al v. 11) e la personificazione del v. 11 (insensibili nubi).
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