Il proemio dell’Orlando furioso è costituito dalle prime quattro ottave del celebre poema cavalleresco scritto da Ludovico Ariosto e composto da 46 canti (si veda la scheda Orlando furioso) in cui si narrano le vicende di moltissimi personaggi; pubblicato nel 1516, l’Orlando furioso è senza ombra di dubbio il più grande capolavoro del poeta emiliano, uno degli autori più influenti dell’epoca rinascimentale e questa suo poema è considerato una delle opere più importanti per quanto concerne la letteratura cavalleresca. Per inciso, è la prima opera di un autore non toscano nella quale si impiega il toscano come lingua letteraria nazionale. Celeberrimi i primi due versi del poema:
- Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
- le cortesie, l’audaci imprese io canto, […].
Le ottave sono costituite da otto versi endecasillabi; lo schema della rima è ABABABCC (primi sei versi in rima alternata e ultimi due versi in rima baciata).
Testo
- Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
- le cortesie, l’audaci imprese io canto,
- che furo al tempo che passaro i Mori
- d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
- seguendo l’ire e i giovenil furori
- d’Agramante lor re, che si diè vanto
- di vendicar la morte di Troiano
- sopra re Carlo imperator romano. 8
- Dirò d’Orlando in un medesmo tratto
- cosa non detta in prosa mai, né in rima:
- che per amor venne in furore e matto,
- d’uom che sì saggio era stimato prima;
- se da colei che tal quasi m’ha fatto,
- che ‘l poco ingegno ad or ad or mi lima,
- me ne sarà però tanto concesso,
- che mi basti a finir quanto ho promesso. 16
- Piacciavi, generosa Erculea prole,
- ornamento e splendor del secol nostro,
- Ippolito, aggradir questo che vuole
- e darvi sol può l’umil servo vostro.
- Quel ch’io vi debbo, posso di parole
- pagare in parte e d’opera d’inchiostro;
- né che poco io vi dia da imputar sono,
- che quanto io posso dar, tutto vi dono. 24
- Voi sentirete fra i più degni eroi,
- che nominar con laude m’apparecchio,
- ricordar quel Ruggier, che fu di voi
- e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.
- L’alto valore e’ chiari gesti suoi
- vi farò udir, se voi mi date orecchio,
- e vostri alti pensier cedino un poco,
- sì che tra lor miei versi abbiano loco. 32
Proemio dell’Orlando furioso – Parafrasi
- Io narro le donne, i cavalieri, le battaglie, gli amori,
- le consuetudini cavalleresche, le imprese coraggiose,
- che avvennero al tempo in cui i Mori attraversarono
- dall’Africa il mare Mediterraneo, e in Francia distrussero molto,
- assecondando l’ira e il furore giovanile
- di Agramante, il loro re, che affermò
- di voler vendicare la morte di Troiano
- contro Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero. 8
- Al tempo stesso, racconterò di Orlando
- cose che non sono state mai scritte, né in prosa né in versi:
- che a causa dell’amore diventò furioso e pazzo,
- da uomo che in passato era ritenuto molto saggio;
- se da colei, che mi ha reso quasi come lui,
- dato che, a poco a poco, consuma il mio scarso ingegno,
- mi sarà però concesso,
- me ne lascerà quanto me ne occorre per terminare ciò che ho promesso. 16
- Vi piaccia, Ippolito, generoso discendente di Ercole,
- ornamento e splendore del tempo nostro,
- gradire questa opera che vuole
- e soltanto può darvi l’umile vostro servo.
- Ciò che vi devo, posso pagarlo parzialmente
- con le parole e con i miei scritti;
- non posso essere accusato se vi do poco,
- dal momento che vi do tutto ciò che posso donarvi. 24
- Voi sentirete, tra gli eroi più degni
- che mi preparo a lodare,
- ricordare quel Ruggiero, che fu
- il capostipite vostro e dei vostri illustri antenati.
- Il grande valore e le sue famose gesta
- Vi farò ascoltare, se mi presterete attenzione,
- e le vostre preoccupazioni si alleggeriscano un po’,
- in modo che i miei versi trovino spazio tra esse. 32
Proemio dell’Orlando furioso – Riassunto e analisi
I primi dodici versi del proemio (la prima ottava e i primi quattro versi della seconda) introducono due dei tre principali argomenti dell’opera: la guerra tra Carlo Magno e Agramante e la pazzia di Orlando.
I secondi quattro versi della seconda ottava sono invece un’invocazione alla donna amata (Alessandra Benucci); questo è sicuramente un elemento innovativo notevole perché, classicamente, l’invocazione era rivolta alla Musa. Ariosto evita i toni solenni, sostituendoli con un approccio più scherzoso, lievemente ironico.
La terza ottava è costituita dalla “dedica”; sostanzialmente è la glorificazione del casato estense. In particolare, questi versi sono dedicati al cardinale Ippolito d’Este; l’espressione “erculea prole” fa riferimento al fatto che Ippolito era figlio di Ercole I d’Este. Non sfugge il tono ironico del poeta; Ariosto fu al servizio del cardinale come suo segretario per molti anni, dal 1503 al 1517. Vale la pena ricordare che il rapporto fra Ludovico Ariosto e il cardinale non fu semplice; Ippolito lo considerò sempre un “cortigiano”, mentre Ludovico avrebbe desiderato fortemente essere apprezzato come poeta, come artista. Il rapporto si concluderà nel 1517 con il rifiuto di Ludovico di seguire il suo signore in Ungheria.
Nella quarta ottava si introduce il terzo argomento: la lode del grande valore e delle imprese valorose di Ruggiero, questi era un eroe saraceno che, alla fine del poema, sposerà la sorella di Rinaldo, Bradamante; è da questo matrimonio che si originerà la stirpe degli Estensi. Non sfugge anche nel caso di questi versi il tono ironico dell’Ariosto (“vostri alti pensier”).

Ludovico Ariosto
Proemio dell’Orlando furioso – Figure retoriche
Varie sono le figure retoriche rintracciabili nei versi del proemio dell’Orlando furioso. I primi due versi del poema sono probabilmente l’esempio più citato di chiasmo; in realtà si tratta di addirittura di un doppio chiasmo (per un’analisi più dettagliata di questi due versi si consulti la scheda Chiasmo). Nel v. 2 è presente un’anastrofe (l’audaci imprese io canto); la stessa figura retorica si ripete al v. 5 (i giovenil furori). Nei vv. 3-4 è presente un iperbato (passaro i Mori / d’Africa il mare). Sono presenti enjambement ai versi 3-4, 5-6, 6-7, 21-22. Ricorre varie volte l’allitterazione della lettera r (vv. 7-10). Al v. 22 è presente una sineddoche (d’opera d’inchiostro).
Si notano una metafora al v. 28 (ceppo vecchio che sta per avo capostipite) e una al v. 31 (con alti pensier Ariosto intende faccende politiche; in questo caso è evidente la figura retorica dell’ironia che peraltro pervade tutto il proemio).
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