Non gridate più è una poesia scritta da Ungaretti dopo la Seconda guerra mondiale, pubblicata nel 1947 nella raccolta Il dolore, all’interno della sezione I ricordi.
Nella poesia Ungaretti si rivolge ai sopravvissuti invitandoli a pensare a tutti i morti che la guerra ha fatto e a smettere di alimentare le ostilità che li hanno causati.
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La poesia Non gridate più paragona il silenzio dei morti a quello dell’erba che cresce
Testo
La poesia Non gridate più è composta da due quartine, la prima di versi novenari, la seconda con un endecasillabo, due settenari e un novenario.
- Cessate d’uccidere i morti,
- non gridate più, non gridate
- se li volete ancora udire,
- se sperate di non perire. 4
- Hanno l’impercettibile sussurro,
- non fanno più rumore
- del crescere dell’erba,
- lieta dove non passa l’uomo. 8
Non gridate più – Parafrasi
- Smettete di uccidere i morti,
- non gridate più, non gridate
- se li volete ancora ascoltare,
- se sperate di non morire.
- (I morti) hanno una voce debole,
- non fanno più rumore
- dell’erba che cresce,
- che può prosperare solo dove non passa l’uomo.
Analisi
La poesia Non gridate più fa parte di una raccolta di poesie in cui Ungaretti esprime il proprio dolore per la perdita del figlio e del fratello a causa della guerra e il dolore collettivo per tutte le conseguenze di quella stessa guerra. Il poeta sottolinea sempre come questo dolore sia condiviso e possa quindi essere superato solo grazie alla solidarietà tra gli uomini.
In questa poesia, in particolare, Ungaretti si rivolge a coloro che sono sopravvissuti, con una preghiera disperata che invita ad ascoltare i morti e prenderli come monito per chiudere le ostilità, le divisioni di parte, lasciare da parte l’odio. Continuare a odiare e a combattere, anche solo a parole, dopo tutti i morti che ci sono stati, significa non rispettare quei morti, rendere inutile il loro sacrificio: ucciderli di nuovo.
La prima strofa e la seconda si contrappongono per antitesi: nella prima ci sono i vivi e le grida, nella seconda i morti e i sussurri. L’immagine dell’erba che cresce dove non passa l’uomo serve a ricordare agli uomini la loro brutalità.
Figure retoriche
Nella breve poesia Non gridate più sono presenti alcune figure retoriche che rendono il concetto più efficace anche in maniera sintetica.
La poesia inizia con un adynaton, parola greca che significa “impossibile”: uccidere i morti è qualcosa di impossibile, e proprio questo rende l’immagine ancora più efficace nel sottolineare di quanta barbarie sia capace l’uomo.
Ai vv. 3-4 troviamo un’anafora (se li volete ancora udire,/se sperate di non perire), che segue un’altra ripetizione (non gridate più, non gridate), rendendo il tono drammatico, quasi disperato. Infine, ai vv. 7-8 l’erba è oggetto di personificazione.
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