Natale è un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti che appartiene alla sezione Naufragi nella raccolta L’Allegria. Fu pubblicato per la prima volta sull’Antologia della Diana nel 1918 e l’anno successivo nela raccolta Allegria di naufragi; La Diana era stata una rivista letteraria italiana, fondata dal letterato Gherardo Marone e pubblicata dal 1915 al 1917. La poesia è preceduta da un’indicazione di luogo e tempo: «Napoli il 26 dicembre 1916»: Ungaretti si trovava, in licenza, «nella vastissima casa napoletana» dell’amico Marone. Il poeta descrive un momento di serenità nella casa dell’amico, una pausa dal dramma della guerra che lo aspettava al rientro dalla licenza. Si tratta di cinque strofe di lunghezza diversa in versi liberi, privi di punteggiatura.
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In Natale, Ungaretti descrive un momento di serenità nella casa di un amico, una pausa dal dramma della guerra che lo aspettava al rientro dalla licenza.
Testo
- Non ho voglia
- di tuffarmi
- in un gomitolo
- di strade
- Ho tanta 5
- stanchezza
- sulle spalle
- Lasciatemi così
- come una
- cosa 10
- posata
- in un
- angolo
- e dimenticata
- Qui 15
- non si sente
- altro
- che il caldo buono
- Sto
- con le quattro 20
- capriole
- di fumo
- del focolare
Natale (Ungaretti) – Analisi del testo
Gli incipit delle prime due strofe appaiono in contrasto: la prima si apre con una negazione («Non ho voglia»), con la quale il poeta esplicita il suo rifiuto di immergersi nella folla sparsa tra i vicoli di Napoli; la seconda strofa spiega il perché di questa ritrosia, ossia lo sfinimento fisico e psicologico legata all’esperienza di soldato («Ho tanta / stanchezza / sulle spalle», vv. 5-7).
Il poeta, nella terza strofa, immagina di rivolgersi («Lasciatemi così», v. 8) a chi vorrebbe farlo uscire di casa, invitandolo al contatto con la gente: egli preferisce rimanere protetto dalle quattro mura, isolato, passivo, ignorato da chi ha intorno, «come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata» (vv. 9-14).
Nella quarta e quinta strofa Ungaretti chiarisce ciò di cui ha più bisogno: rimanere a casa («qui», v. 15), perché è il luogo del «caldo buono» (v. 18), protettivo, emanato dalle metaforiche «quattro / capriole / di fumo / del focolare» (vv. 20-23), che gli fanno compagnia.
A livello sintattico e stilistico si ha la dissoluzione del verso, con segmenti di proposizione che non hanno significato autonomo ed enjambement che danno risolto ad alcune parole. Questo rende il ritmo lento e spezzato, trasmettendo la «tanta / stanchezza» provata dal poeta-soldato.
Natale (Ungaretti) – Figure retoriche
Per quanto concerne le figure retoriche, ricorre più volte la metafora (vv. 3-4, gomitolo / di strade; vv. 5-7, Ho tanta / stanchezza / sulle spalle; vv. 20-22, quattro / capriole / di fumo). È presente anche una similitudine (vv. 9-11, come / una cosa / posata). Si veda. per approfondimenti, Differenza tra similitudine e metafora. Al v. 18 si nota una raffinata sinestesia (caldo buono).
Come è tipico della poesia ungarettiana, numerosi sono gli enjambement (vv. 1-2, 2-3, 3-4; 5-6; 6-7; 9-10; 10-11, 11-12; 12-13, 13-14; 15-16, 16-17; 17-18, 19-20, 20-21; 21-22; 22-23). Sono presenti allitterazioni della s (vv. 6-7, stanchezza / sulle spalle) e della f (vv. 22-23, fumo / del focolare).
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