L’Ottocento è il secolo del romanticismo, movimento culturale di reazione all’illuminismo, con cui mantiene però anche punti di contatto, soprattutto in Italia. Infatti, attraverso gli ideali di libertà e indipendenza dei popoli, anche il romanticismo manifesta un impegno civile, declinato tuttavia in modo diverso. Rimandando all’articolo generale sul romanticismo in letteratura, possiamo anticipare che il maggior esponente del romanticismo italiano fu senza dubbio Alessandro Manzoni.
Dalla prospettiva di spontaneità comunicativa e di rivalutazione dello spirito del popolo deriva la fioritura di una poesia dialettale, avversata dai classicisti, che raggiunge i suoi esiti più alti con la poesia del milanese Carlo Porta e del romano Giuseppe Gioachino Belli.
A inizio secolo, tuttavia, la cultura italiana rimane ancora divisa tra classicismo e modernità, e la ricerca di una sintesi è rappresentata dall’opera di Ugo Foscolo.
Dichiaratamente classicista e antiromantico, ma estremamente moderno, sarà invece Giacomo Leopardi, il più grande poeta italiano del secolo, caso isolato ed eccezionale nella cultura nazionale e internazionale del periodo.
Dopo l’Unità si avvia una fase di crisi e di ristagno per la cultura italiana, che ha esaurito la forza propulsiva del romanticismo civile e patriottico e non trova una nuova direzione. La crisi intellettuale, frutto delle molte speranze deluse e della progressiva emarginazione sociale dell’artista, è emblematizzata dagli autori della Scapigliatura e dall’opera di Giosuè Carducci.
Il gruppo della Scapigliatura, attivo a Milano nel primo decennio post-unitario, avvia una provocatoria reazione antiromantica contro i toni moralistici e provinciali del romanticismo italiano e contro il conformismo borghese, che svilisce in una moderazione mediocre la gloria del Risorgimento. La disomogenea produzione degli autori scapigliati è guidata dal generale orientamento verso la rottura con la tradizione, dallo sperimentalismo e dall’avvicinamento ai grandi modelli europei, per aggiornare la convenzionale letteratura italiana. In questo emerge, in particolare, l’originalità di Igino Ugo Tarchetti (autore del noto romanzo Fosca), Carlo Dossi e dei fratelli Camillo e Arrigo Boito.
Anche l’opera di Carducci rappresenta una reazione antiromantica, ma in una direzione molto diversa, quella del classicismo critico.

Grazia Deledda
Un’apertura più sostanziale alle novità europee avviene con l’affermazione del verismo, negli anni ’80 del secolo. Questo movimento letterario è legato alla diffusione della filosofia positivista e all’influenza del naturalismo francese, ma assume caratteristiche specifiche in relazione al momento storico italiano, come l’attenzione per la situazione meridionale e per le consuetudini dialettali. L’iniziatore e il maestro di questo stile è Giovanni Verga: egli dà avvio a una vera e propria scuola, in cui emergono figure legate a realtà regionali diverse, come Luigi Capuana (Il marchese di Roccaverdina), Grazia Deledda (Canne al vento), Edmondo De Amicis (Cuore) e Antonio Fogazzaro (Piccolo mondo antico), che anticipa le suggestioni del decadentismo.
Saranno poi Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, a sviluppare il decadentismo italiano, il primo nella direzione dell’estetismo, il secondo in quella del simbolismo.
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