Il Quattrocento è il secolo dell’umanesimo, una nuova cultura che trasforma profondamente la visione del mondo medievale e l’atteggiamento dell’intellettuale. Il nucleo di questo movimento culturale è la riscoperta dei testi classici latini e greci nella loro autonomia di valori. Questa riscoperta si realizza nella ricerca di testi antichi e nella nascita del lavoro filologico per ricostruirli nelle loro completezza e correttezza autentiche, attraverso uno studio approfondito della lingua latina classica e il confronto fra i vari manoscritti. La rivalutazione della cultura classica determina anche una spinta all’impegno civile e l’affermazione della funzione politica della letteratura.
L’altro tratto peculiare dell’umanesimo è l’importanza riconosciuta all’uomo nella sua vita attiva nel mondo terreno, in contrasto con la visione contemplativa della vita, volta al divino e al soprannaturale, tipica della cultura medievale.
Le prime fasi di questo movimento vedono un’assoluta centralità del latino come lingua letteraria, e hanno come figure rappresentative Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini, quest’ultimo responsabile della scoperta di numerosissimi manoscritti unici di opere classiche altrimenti perdute.
Leon Battista Alberti è il primo umanista a sostenere l’eccellenza del volgare e la sua capacità di competere con il latino. Nella seconda metà del secolo si sviluppa quindi la letteratura in volgare, soprattutto alla corte medicea di Lorenzo il Magnifico, scrittore egli stesso e mecenate di grandi poeti che realizzano una sintesi tra la cultura classica e la tradizione fiorentina, come Angelo Poliziano, autore e cancelliere di corte, Marsilio Ficino, studioso del platonismo, e Luigi Pulci, erede della tradizione fiorentina burlesca e popolana.

Matteo Maria Boiardo fu conte feudatario di Scandiano (Emilia)
Al di fuori della corte medicea l’umanesimo si diffonde nella corte di Milano, che ospita Leonardo Da Vinci, e in quella degli Estensi di Ferrara, dove opera in particolare Matteo Maria Boiardo, autore del poema epico-cavalleresco Orlando innamorato, primo sviluppo letterario dei cantari popolari di piazza, ispirati alla letteratura francese sugli amori di re Artù e sulle gesta di Carlo Magno.
Nell’Italia meridionale è particolarmente produttiva la corte napoletana, dove nasce il filone della letteratura pastorale.
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