La fontana malata è un componimento poetico di Aldo Palazzeschi, che fa parte della sezione Le mie ore all’interno della raccolta Poemi del 1909, pubblicata dall’editore Cesare Blanc, che in realtà era il poeta stesso con il nome del proprio gatto.
Come avverrà in E lasciatemi divertire!, Palazzeschi parodizza la tradizione poetica, e in particolare l’abuso dell’onomatopea.
Protagonista è una fontana – «malata» perché non riesce a emettere il getto d’acqua – la quale si lamenta e infastidisce il poeta a tal punto che egli vorrebbe «farla finire».
Si tratta di versi prevalentemente trisillabi e quadrisillabi in rima libera.
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La fontana malata è un componimento poetico di Aldo Palazzeschi, qui in una foto del 1913 di Mario Nunes Vais.
Testo
- Clof, clop, cloch,
- cloffete,
- cloppete,
- clocchete,
- chchch… 5
- È giù,
- nel cortile,
- la povera
- fontana
- malata; 10
- che spasimo!
- sentirla
- tossire.
- Tossisce,
- tossisce, 15
- un poco
- si tace…
- di nuovo
- tossisce.
- Mia povera 20
- fontana,
- il male
- che hai
- il cuore
- mi preme. 25
- Si tace,
- non getta
- più nulla.
- Si tace,
- non s’ode 30
- romore
- di sorta,
- che forse…
- che forse
- sia morta? 35
- Orrore!
- Ah! no.
- Rieccola,
- ancora
- tossisce. 40
- Clof, clop, cloch,
- cloffete,
- cloppete,
- clocchete,
- chchch… 45
- La tisi
- l’uccide.
- Dio santo,
- quel suo
- eterno 50
- tossire
- mi fa
- morire,
- un poco
- va bene, 55
- ma tanto!
- Che lagno!
- Ma Habel!
- Vittoria!
- Andate, 60
- correte,
- chiudete
- la fonte,
- mi uccide
- quel suo 65
- eterno
- tossire!
- Andate,
- mettete
- qualcosa 70
- per farla
- finire,
- magari…
- magari
- morire. 75
- Madonna!
- Gesù!
- Non più!
- Non più.
- Mia povera 80
- fontana,
- col male
- che hai,
- finisci
- vedrai, 85
- che uccidi
- me pure.
- Clof, clop, cloch,
- cloffete,
- cloppete, 90
- clocchete,
- chchch…
La fontana malata – Analisi e figure retoriche
La fontana è scelta da Palazzeschi come metafora per indicare la poesia ma, come avverrà in Chi sono? e in E lasciatemi divertire!, anche in questo componimento la sua funzione sacrale e sociale è annullata: la fontana infatti «tossisce», è «malata», quasi «non getta / più nulla», a indicare che la poesia non riesce più a mantenere il ruolo che aveva sempre ricoperto.
Non a caso, viene ripreso e parodizzato il modello del poeta-vate per eccellenza, d’Annunzio (che anche Montale, pochi anni dopo, rifiuterà, accusando nel componimento I limoni i «poeti laureati» di fare una poesia poco aderente alla realtà del quotidiano): i vv. 26-32 («Si tace, / non getta / più nulla. / Si tace, / non s’ode / romore / di sorta») ribaltano i versi incipitari de La pioggia nel pineto («Taci. Su le soglie / del bosco non odo»). Se nella lirica dannunziana, la pioggia trasformava i protagonisti, attraverso un procedimento panico e armonico, in parte della natura circostante, in Palazzeschi l’acqua esce a stento (il poeta riproduce attraverso parole onomatopeiche il getto – anche in questo caso parodizzando l’uso del fonosimbolismo pascoliano e dannunziano) e provoca il lamento angoscioso e tormentato della fontana, che viene personificata («la tisi / l’uccide»).
Ai vv. 58-59 Palazzeschi fa riferimento ad «Habel» e «Vittoria» – il primo è Habel Nasshab, amico del poeta o forse una sorta di suo doppio, mentre la seconda è una vecchia cameriera di casa sua – pregandoli di chiudere la fontana per «farla finire» di “lamentarsi”. Il poeta, in fondo, spera che «magari» alla fine la fontana possa «morire»; in conclusione di poesia, infatti, le si rivolge sconsolato: «Mia povera / fontana, / col male / che hai, / finisci / vedrai, / che uccidi / me pure».
Le figure retoriche principali de La fontana malata sono l’onomatopea e la personificazione.

La fontana malata è una poesia di Aldo Palazzeschi che fa parte della sezione Le mie ore all’interno della raccolta Poemi del 1909.
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