L’Inferno è sicuramente la cantica più nota della Divina Commedia, in quanto universalmente tramandate sono state le storie di personaggi facilmente accostabili ai peccati che Dante voleva colpire.
Dante e Virgilio entrano nell’Inferno attraverso la grande porta su cui sono impressi i versi celeberrimi “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate“. Nell’Antinferno Dante incontra gli ignavi, ossia coloro che in vita non vollero prendere posizioni e ora sono puniti con una continua corsa, completamente nudi, dietro a una bandiera senza stemma, perennemente punti da vespe e da mosconi; poco più in là, Caronte, il primo guardiano infernale, traghetta le anime al di là dell’Acheronte, il primo fiume dell’inferno.
L’inferno è costituito da un tronco di cono rovesciato con il vertice nel centro della Terra; il cono è costituito da anelli sempre più stretti che corrispondono ai vari peccati; più grave è il peccato e più si scende verso il vertice del cono dove sta Lucifero che con le sue ali produce un vento gelido che dà ai peggiori peccatori la pena più dura, il ghiaccio.

Dante e Virgilio nel quinto cerchio dell’Inferno
Al di là dell’Acheronte si trova il primo cerchio, il Limbo, dove stanno i puri che però non ricevettero il battesimo). All’ingresso dell’Inferno vero e proprio c’è Minosse, il secondo guardiano infernale che assegna alle anime il cerchio di competenza, avvolgendo la coda tante volte quanti cerchi l’anima dovrà scendere. Nel secondo cerchio si trovano i lussuriosi (Semiramide, Cleopatra, Elena di Troia e Achille). Celebri i versi del quinto canto su Paolo e Francesca che raccontano la loro storia (“galeotto fu il libro e chi lo scrisse“) e la loro passione amorosa. Seguono poi i golosi, immersi in un fango puzzolente, sotto una pioggia senza tregua, morsi e graffiati da Cerbero, terzo guardiano infernale. Nel quarto cerchio, affidato a Plutone, ci sono gli avari e i prodighi, divisi in due gruppi che lottano fra loro per l’eternità. Nel quinto cerchio, nelle acque fangose dello Stige (il secondo fiume infernale), sono puniti iracondi e accidiosi. Traghettati da Flegias (il quinto guardiano infernale) sull’altra sponda, Dante e Virgilio trovano la Città di Dite, in cui sono puniti i peccatori consapevoli dei loro peccati. Grazie all’intervento dell’arcangelo Michele, i due viaggiatori riescono a entrare nella città, trovandovi coloro “che l’anima col corpo morta fanno“, cioè epicurei ed eretici (fra cui il ghibellino Farinata degli Uberti, uno dei più famosi personaggi dell’Inferno dantesco, e Cavalcante dei Cavalcanti, padre di Guido, amico di Dante) posti in grandi sarcofaghi infuocati. Oltre la città, attraverso un ripido burrone, Dante e Virgilio arrivano al terzo fiume infernale, il Flegetonte, un fiume di sangue bollente presidiato dai Centauri, il primo dei tre gironi che costituiscono il settimo cerchio. In esso sono puniti i violenti contro il prossimo; tra essi il Minotauro, ucciso da Teseo con l’aiuto di Arianna. Sull’altra sponda del fiume, nel secondo girone, oltre agli scialacquatori, ci sono i violenti contro sé stessi, i suicidi, trasformati in arbusti secchi, feriti e straziati per l’eternità dalle Arpie (tra di essi, Pier della Vigna). Nel terzo girone, una landa infuocata, ci sono i violenti contro Dio nella Parola, nella Natura e nell’Arte, cioè i bestemmiatori (Capaneo), i sodomiti (tra cui Brunetto Latini, maestro di Dante, quando il poeta era giovane) e gli usurai. L’ottavo cerchio (Malebolge) è diviso in dieci bolge in cui sono puniti, nell’ordine, ruffiani e seduttori, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti (tra cui Ulisse e Diomede), i seminatori di discordia (Maometto) e i falsari. Infine, Dante e Virgilio accedono al nono e ultimo cerchio, diviso in quattro zone, coperte dalle acque gelate di Cocito. Nella prima zona, chiamata Caina (dal nome di Caino, che uccise il fratello Abele), sono puniti i traditori dei parenti; nella seconda, Antenora (dal nome Antenore, il troiano che consegnò il Palladio ai nemici greci), stanno i peccatori traditori della patria (in questa zona Dante incontra il Conte Ugolino della Gherardesca che narra della sua segregazione nella Torre della Muda con i figli e la loro morte per fame, segregazione e morte volute dall’Arcivescovo Ruggieri. Ugolino appare nell’Inferno sia come un dannato che come un demone vendicatore, che rode per l’eternità il capo del suo aguzzino); nella terza, Tolomea (dal nome del re Tolomeo XIII, che al tempo di Cesare fece uccidere il suo ospite Pompeo), si trovano i traditori degli ospiti; infine nella quarta, Giudecca (dal nome di Giuda Iscariota), sono puniti i traditori dei benefattori (in questa zona si trovano i tre grandi traditori: Cassio, Bruto, che complottarono contro Cesare, e Giuda Iscariota che tradì Gesù); essi sono continuamente maciullati dalle tre bocche di Lucifero.
Scendendo lungo la schiena di Lucifero, Dante e Virgilio raggiungono una grotta e da lì, attraverso la natural burella, usciranno “a riveder le stelle” sulla spiaggia del Purgatorio.