Il porto sepolto è un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti che apriva l’omonima raccolta del 1916. Nell’edizione de L’Allegria del 1931 il testo appare nella sezione Il porto sepolto, ma successivo alla poesia In memoria. Nelle Note a L’Allegria Ungaretti, in riferimento alla raccolta Il Porto Sepolto spiega: «Si vuole sapere perché la mia prima raccoltina s’intitolasse Il Porto Sepolto. Verso i sedici, diciassette anni, forse più tardi, ho conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile, Jean e Henri Thuile. […] Mi parlavano d’un porto, d’un porto sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto, che già prima di Alessandro era una città. […] Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel porto custodito in fondo al mare, unico documento tramandatoci d’ogni era d’Alessandria. Il titolo del mio primo libro deriva da quel porto». Aggiungerà anche, sintetizzando il significato della raccolta: «Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile».
Il porto sepolto è dunque un luogo fisico ormai sommerso, ma diventa anche il luogo simbolico al quale il poeta può attingere per portare alla luce l’essenza delle cose, della quale la parola poetica riesce però a conservare solo una minima parte. La poesia è preceduta da un’indicazione di luogo e tempo: «Mariano il 29 giugno 1916»: Mariano del Friuli, in provincia di Gorizia, era una località posta sul fronte di guerra. Si tratta di due strofe di versi liberi, privi di punteggiatura.
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Il porto sepolto è una nota poesia di Ungaretti; il componimento poetico appare, dalla prima strofa, come un viaggio, un’immersione nelle profondità dell’esistenza.
Testo
- Vi arriva il poeta
- e poi torna alla luce con i suoi canti
- e li disperde 3
- Di questa poesia
- mi resta
- quel nulla
- d’inesauribile segreto 7
Il porto sepolto – Parafrasi
- Il porto arriva in quel luogo [il porto sepolto]
- riemerge alla luce portando con sé le proprie poesie
- e le diffonde [ai lettori]
- Di questa poesia
- a me resta
- quella minima parte
- di un segreto che non si esaurisce mai
Il porto sepolto – Analisi e figure retoriche
Il porto sepolto è metafora di uno “spazio” della coscienza al quale solo il poeta può accedere per trarre la propria poesia. L’avverbio incipitario «vi» rende il titolo fondamentale per la comprensione del testo: il luogo dove arriva il poeta per riemergere con la poesia è il “porto sepolto”, luogo misterioso, sommerso e dunque inaccessibile ai più.
La poesia appare, dalla prima strofa, come un viaggio, un’immersione nelle profondità dell’esistenza, alle quali il poeta può attingere per poi “disperderla”, diffonderla, ma anche in qualche modo dissolverla; è però in questo momento, nell’offerta della poesia al mondo, che rimane «quel nulla / d’inesauribile segreto»: il poeta intende che del segreto infinito della vita nella poesia rimane un «nulla», una piccola parte, perché esso è in gran parte inesplorabile.
«Nulla» e «inesauribile» appaiono termini in contrasto fra loro, ma questa sorta di ossimoro è ciò che caratterizza la poesia, che scende nelle profondità infinite delle cose, ma di esse lascia solo una fragile traccia. Numerosi sono gli enjambement (vv. 1-2; 2-3; 4-5; 5-6; 6-7). Si segnala inoltre l’anafora dei vv. 2-3 («e poi …» / «e li …»).
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