I promessi sposi è un romanzo di Alessandro Manzoni. Si tratta di un romanzo storico collocato in uno dei periodi più travagliati della storia europea: le vicende narrate si svolgono in Lombardia (Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…) dal 1628 al 1631, durante la Guerra dei trent’anni.
La vicenda del matrimonio di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, impedito dal capriccio di don Rodrigo, un signorotto che intima al parroco don Abbondio di non celebrare le nozze, è inserita in un quadro storico nel quale dominano l’arbitrio, la miseria, la repressione, la decadenza economica, l’anarchia e la criminalità, nonostante le leggi emanate dagli spagnoli.
Renzo, conosciuto il motivo del rifiuto, si reca dall’avvocato Azzeccagarbugli, in realtà connivente con i potenti, viene scambiato per un bravo e scopre che non esiste una legge che tutela il cittadino. Un tentativo di matrimonio di sorpresa non riesce per la pronta reazione di don Abbondio. Dopo essere sfuggita fortunosamente a un rapimento, Lucia si convince a lasciare il paese (Addio monti…) per cercare protezione in un convento a Monza. Lucia viene rapita ugualmente a opera dell’Innominato, che poi, turbato dal rimorso, la lascia libera. Intanto Renzo, a Milano, si trova coinvolto nei tumulti popolari per il pane (la sommossa di San Martino). Scambiato per uno dei capi della rivolta, viene arrestato; liberato dal popolo, fugge dirigendosi verso Bergamo dal cugino Bortolo. Portata dai lanzichenecchi, a Milano si diffonde la peste. Anche Lucia si ammala e viene ricoverata al lazzaretto, dove viene ritrovata da Renzo. Finalmente, dopo aver fatto numerosissime vittime, tra cui don Rodrigo e fra Cristoforo, la peste si placa e Renzo, che ha perdonato e ha imparato a stare lontano dai tumulti, può finalmente sposare Lucia.
Il testo, noto con il titolo I promessi sposi (sottotitolo Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni), costituisce la terza e ultima redazione dell’opera. La prima stesura inedita è stata pubblicata un secolo dopo dagli studiosi con il titolo Gli sposi promessi e poi Fermo e Lucia e presenta, rispetto all’ultima versione, differenze tali da essere oggi considerato un romanzo a sé stante. La seconda redazione è stata pubblicata dall’autore qualche anno più tardi già con il titolo definitivo e differisce dalla redazione finale per il processo di rielaborazione linguistica al quale l’opera fu sottoposta (noto come risciacquatura in Arno).
Manzoni, attuando il suo ideale di romanzo storico rispettoso della verità, si è documentato scrupolosamente sulla società lombarda del Seicento sotto la dominazione spagnola (dopo il trattato di Cateau-Cambrésis, 1559, la Spagna possedeva in Italia il Ducato di Milano e il Regno di Napoli). Dalla premessa teorica, deriva l’esclusione di qualsiasi idealizzazione dei personaggi, contrariamente alla tendenza tipica del genere romanzo, come, per esempio, in Walter Scott. L’opera, inoltre, testimonia l’impegno civile dello scrittore e l’applicazione della concezione educatrice della letteratura. Attraverso la narrazione di vicende avvenute due secoli prima, l’autore illustra ideali politici e principi morali e offre ai lettori un modello di società da costruire, dove non siano presenti l’abuso, l’illegalità, l’arbitrio, l’immoralità.
Così tra i religiosi, agli esempi negativi di don Abbondio e di Gertrude (la monaca di Monza) vengono contrapposti gli esempi positivi di padre Cristoforo e del cardinale Federigo. Tra i laici, agli esempi negativi di Don Rodrigo e dell’avvocato Azzeccagarbugli si contrappongono quelli positivi di Lucia, dell’Innominato convertito, di Renzo divenuto saggio, del sarto e di una folla di altre persone umili.

Alessandro Manzoni è l’autore più rappresentativo del romanticismo italiano