Donne ch’avete intelletto d’amore è l’incipit di una delle canzoni più note di Dante Alighieri e si trova nella Vita nova. Quest’opera, la prima unitaria dello scrittore, composta tra 1292 e il 1294, è un prosimetro, cioè un componimento in cui si alternano parti in prosa e parti in versi. Essa è suddivisa in 42 capitoli e raccoglie 31 testi lirici inseriti all’interno di una narrazione biografica in prosa, che ruota attorno all’innamoramento di Dante per Beatrice, figura presente in tutta la scrittura dantesca.
I momenti più importanti della suddetta vicenda amorosa sono il primo incontro (a 9 anni), il secondo (a 18 anni) cui si accompagna il saluto di Beatrice, l’episodio della donna-schermo (cioè una donna che Dante sceglie come amata per non alimentare le maldicenze e le chiacchiere relative al suo amore per Beatrice), la negazione del saluto di Beatrice in seguito alla presunta disonestà di Dante, la poetica della lode, la morte di Beatrice, l’episodio della «donna pietosa» che sembra distrarlo dal suo antico amore e la conclusiva «mirabile visione» che suggerisce a Dante di trattare più degnamente la figura di Beatrice in futuro (e che risulta il primo predagio del progetto della Commedia).
In Donne ch’avete intelletto d’amore si afferma che il fine dell’amore non è più il piacere che deriva dalla presenza della donna e dalla speranza di essere ricambiato da lei, ma il piacere legato alla semplice testimonianza della bellezza dell’amata. Il destinatario della produzione dantesca muterà: non più Beatrice, ma le donne che hanno esperienza dell’amore e la capacità di conoscerlo. Nella premessa alla canzone, Dante infatti spiega:
«e pensai che parlare di lei non si convenia che io facesse, se io non parlasse a donne in seconda persona, e non ad ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e che non sono pure femmine» («e pensai che non era conveniente che parlassi di lei se non a un pubblico di donne, rivolgendomi ad esse con la seconda persona plurale, e non a ogni donna in quanto femmina, ma solo alle donne gentili»).
Donne ch’avete intelletto d’amore inaugura quindi la poetica della lode e una nuova stagione poetica, che coincide con la produzione stilnovistica più matura. Dante sottolinearà la sua importanza anche nel XXIV canto del Purgatorio, dove Bongiunta da Lucca qualifica il poeta come «colui che fore / trasse le nove rime, cominciando / ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’» («colui che ha cominciato le nuove rime con la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore»).
Nella canzone Dante riflette sulle ragioni che spingono il poeta a lodare la donna amata: esse riguardano la sua bellezza e perfezione morale, ma anche gli effetti che ella provoca sugli altri.
Donne ch’avete intelletto d’amore è una canzone in cinque stanze, delle quali l’ultima ha funzione di congedo, formate da 14 versi endecasillabi. Lo schema delle rime è ABBC; ABBC; CDD; CEE.
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Dante Alighieri è considerato il padre della letteratura italiana e il più grande poeta italiano
Testo
- Donne ch’avete intelletto d’amore,
- i’ vo’ con voi de la mia donna dire,
- non perch’io creda sua laude finire,
- ma ragionar per isfogar la mente.
- Io dico che pensando il suo valore, 5
- Amor sì dolce mi si fa sentire,
- che s’io allora non perdessi ardire,
- farei parlando innamorar la gente.
- E io non vo’ parlar sì altamente,
- ch’io divenisse per temenza vile; 10
- ma tratterò del suo stato gentile
- a respetto di lei leggeramente,
- donne e donzelle amorose, con vui,
- ché non è cosa da parlarne altrui.
- Angelo clama in divino intelletto 15
- e dice: «Sire, nel mondo si vede
- maraviglia ne l’atto che procede
- d’un’anima che ‘nfin qua su risplende».
- Lo cielo, che non have altro difetto
- che d’aver lei, al suo segnor la chiede, 20
- e ciascun santo ne grida merzede.
- Sola Pietà nostra parte difende,
- che parla Dio, che di madonna intende:
- «Diletti miei, or sofferite in pace
- che vostra spene sia quanto me piace 25
- là ‘v’è alcun che perder lei s’attende,
- e che dirà ne lo inferno: O mal nati,
- io vidi la speranza de’ beati».
- Madonna è disiata in sommo cielo:
- or voi di sua virtù farvi savere. 30
- Dico, qual vuol gentil donna parere
- vada con lei, che quando va per via,
- gitta nei cor villani Amore un gelo,
- per che onne lor pensero agghiaccia e pere;
- e qual soffrisse di starla a vedere 35
- diverria nobil cosa, o si morria.
- E quando trova alcun che degno sia
- di veder lei, quei prova sua vertute,
- ché li avvien, ciò che li dona, in salute,
- e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia. 40
- Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato
- che non pò mal finir chi l’ha parlato.
- Dice di lei Amor: «Cosa mortale
- come esser pò sì adorna e sì pura?».
- Poi la reguarda, e fra se stesso giura 45
- che Dio ne ‘ntenda di far cosa nova.
- Color di perle ha quasi, in forma quale
- convene a donna aver, non for misura:
- ella è quanto de ben pò far natura;
- per essemplo di lei bieltà si prova. 50
- De li occhi suoi, come ch’ella li mova,
- escono spirti d’amore infiammati,
- che feron li occhi a qual che allor la guati,
- e passan sì che ‘l cor ciascun retrova:
- voi le vedete Amor pinto nel viso, 55
- là ‘ve non pote alcun mirarla fiso.
- Canzone, io so che tu girai parlando
- a donne assai, quand’io t’avrò avanzata.
- Or t’ammonisco, perch’io t’ho allevata
- per figliuola d’Amor giovane e piana, 60
- che là ‘ve giugni tu diche pregando:
- «Insegnatemi gir, ch’io son mandata
- a quella di cui laude so’ adornata».
- E se non vuoli andar sì come vana,
- non restare ove sia gente villana: 65
- ingegnati, se puoi, d’esser palese
- solo con donne o con omo cortese,
- che ti merranno là per via tostana.
- Tu troverai Amor con esso lei;
- raccomandami a lui come tu dei. 70
Donne ch’avete intelletto d’amore – Parafrasi
- O donne che sapete che cos’è l’amore,
- io voglio parlare a voi della mia donna,
- non perché creda di esaurire le lodi dovute a lei,
- ma [perché voglio] parlare per sfogare la mia interiorità.
- Io intendo dire che considerando il suo valore,
- Amore si fa sentire in me così dolcemente,
- che se io a quel punto non perdessi il coraggio,
- con le mie parole farei innamorare tutti.
- E non voglio parlare in modo adeguato all’altezza del soggetto,
- così da diventare insicuro per la paura;
- ma tratterò della sua nobiltà
- in modo superficiale rispetto a lei,
- con voi, donne e fanciulle esperte d’amore,
- poiché non è argomento di cui si possa parlare con altri.
- Un angelo si lamenta con l’intelligenza di Dio
- e dice: «O re, nel mondo si vede
- un miracolo incarnato che si manifesta
- in un’anima [Beatrice] e che risplende fin quassù».
- Il cielo, che non ha altro difetto
- se non che manca di lei, la chiede al suo Signore,
- e ogni santo chiede la grazia di averla.
- Solo la Pietà prende le nostre parti,
- in quanto Dio, riferendosi alla mia donna parla così:
- «O miei eletti, ora sopportate serenamente
- che ciò che desiderate [Beatrice] sia per quanto voglio,
- là [sulla terra] dove c’è qualcuno che aspetta di perderla,
- e che dirà nell’inferno: O dannati,
- io vidi colei che i beati desideravano avere con sé».
- La mia donna è desiderata nell’alto dei cieli:
- ora voglio farvi sapere della sua virtù.
- Affermo che qualunque donna voglia sembrare nobile,
- deve andare con lei, che quando cammina per strada,
- getta nei cuori non nobili un impedimento,
- per cui ogni loro pensiero diventa di ghiaccio e muore;
- e chi sopportasse di starla a guardare
- diventerebbe nobile, oppure morirebbe.
- E quando lei trova qualcuno che sia degno
- di sostenere la sua vista, quello sperimenta la sua virtù,
- poiché tutto ciò ella che gli dona si trasforma in beatitudine,
- e lo rende umile a tal punto che dimentica ogni offesa.
- Dio le ha fornito anche una grazia superiore,
- poiché chi le ha parlato non può morire dannato.
- Amore dice di lei: «Come può un essere mortale
- essere così bello e puro?».
- Poi la guarda attentamente, e conclude fra sé e sé
- che Dio intende fare di lei qualcosa di straordinario.
- Ha un colorito quasi simile alle perle,
- nella giusta misura che si conviene a una donna:
- essa rappresenta quanto di bello può produrre la natura;
- si misura la bellezza usando lei come metro di paragone.
- Dai suoi occhi, non appena lei li muova,
- escono spiriti infiammati d’amore,
- che feriscono gli occhi a chiunque la guardi in quel momento,
- e penetrano in modo che ciascuno raggiunge il cuore:
- voi le vedete Amore raffigurato nello sguardo,
- là dove nessuno può guardarla fissamente.
- Canzone, io so che tu parlerai
- con molte donne, quando ti avrò resa pubblica.
- Ora, dato che ti ho costruita come
- espressione giovane e diretta di Amore,
- ti ammonisco di chiedere cortesemente:
- «Indicatemi la strada, poiché io sono indirizzata
- a colei delle cui lodi sono adornata».
- E se non vuoi muoverti inutilmente,
- non restare dove ci sia gente non nobile:
- ingegnati, se puoi, di mostrarti
- solo a donne o a chiunque altro sia nobile,
- i quali ti condurranno là [da Beatrice] per la via più breve.
- Tu troverai Amore insieme a lei;
- raccomandami a lui meglio che puoi.
Donne ch’avete intelletto d’amore – Analisi
Nella prima stanza, ai vv. 9-14, il poeta spiega che l’oggetto da lodare supera le sue capacità e possibilità espressive perciò egli rinuncia, volontariamente, a una rasppresentazione adeguata e si accontenta di espressioni che risultano limitate e limitanti rispetto al vero valore della donna.
Nella seconda stanza, Dante rappresenta una sorta di processo che si tiene nell’Empireo, la sede di Dio: le intelligenze celesti e i beati si lamentano della mancanza di Beatrice nel Paradiso e chiedono a Dio di sottrarla alla vita terrena per godere della sua compagnia. Dio, giudice supremo, consente alla donna di rimanere ancora del tempo sulla terra, affinché gli uomini possano beneficiare della sua presenza virtuosa.
La terza stanza descrive le virtù di Beatrice, che ha quattro particolari poteri: appena appare alla loro presenza, è capace di distruggere i pensieri villani; chiunque entri in contatto con lei si trasforma in «nobil cosa»; concede la dimenticanza delle offese a chi sperimenti il suo valore; concede la salvezza eterna a chiunque le abbia parlato.
Nella quarta stanza vengono elencate le qualità fisiche della donna: la carnagione color perla, simbolo di purezza, e gli «spirti d’amore inflammati» che dai suoi occhi colpiscono il cuore di chi incontra il suo sguardo. Amore stesso si riflette nelle sue pupille, tanto che nessuno può guardarla fissamente.
Nella quinta stanza si ha un dialogo tra il poeta e la canzone, a cui viene suggerita una battuta (vv. 62-63) da rivolgere a chi può aiutarla a raggiungere Beatrice.
Non sono moltissime le figure retoriche presenti in questa celebre canzone dantesca.
Donne ch’avete intelletto d’amore – Figure retoriche
Figura retorica ricorrente è la personificazione (l’Amore, la Pietà e la Canzone); Pietà potrebbe essere anche interpretato come una metonimia (in questo caso, un attributo che indica Dio).
Al v. 18 Beatrice è indicata con una raffinata perifrasi (d’un’anima che ‘nfin qua su risplende); un’altra perifrasi è presente al v. 26: là ‘v’è alcun che perder lei s’attende (si intende la Terra); anche al v. 63, Beatrice è indicata con una perifrasi (a quella di cui laude so’ adornata).
Ai vv. 27-28 è presente un’antitesi (O mal nati, / io vidi la speranza de’ beati).
Nel v. 30 sono da notare le allitterazioni delle lettere v e r: or voi di sua virtù farvi savere.
Ai vv. 43-44 Dante ricorre alla figura della domanda retorica (Cosa mortale / come esser pò sì adorna e sì pura?).
Al v. 47 è presente una metafora (Color di perle ha quasi).
Al v. 57 si può notare una costruzione perifrastica con il gerundio (girai parlando sta per parlerai).
Al v. 67 è presente una sineddoche (omo cortese; singolare che sta per uomini cortesi)
Nel testo sono presenti alcune anastrofi.
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