Cigola la carrucola del pozzo è una nota poesia di Eugenio Montale; questo componimento, composto probabilmente nel 1924, fa parte della sezione Ossi di seppia, la seconda dell’omonima raccolta (1925). Il tema centrale è quello della memoria, che non comporta consolazione, ma sofferenza. Insieme alla carrucola che risale dal fondo di un pozzo affiora l’immagine di un volto, che svanisce nel momento in cui il poeta tenta di stabilire un contatto. Questo avviene perché la dimensione del passato è immutabile e inavvicinabile. Si tratta di un’unica strofa di nove versi endecasillabi con rime ai vv. 3-6, 4-7-9.
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Cigola la carrucola del pozzo è una nota poesia di Eugenio Montale; composta probabilmente nel 1924, fa parte della sezione Ossi di seppia.
Testo
- Cigola la carrucola del pozzo,
- l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
- Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
- nel puro cerchio un’immagine ride.
- Accosto il volto a evanescenti labbri: 5
- si deforma il passato, si fa vecchio,
- appartiene ad un altro…
- Ah che già stride
- la ruota, ti ridona all’atro fondo,
- visione, una distanza ci divide. 10
Cigola la carrucola del pozzo – Parafrasi
- La carrucola del pozzo stride,
- l’acqua [del secchio] sale verso la luce che la pervade.
- Un ricordo appare tremolante nel secchio colmo d’acqua,
- un’immagine ride nel cerchio limpido del secchio.
- Avvicino il volto alle labbra evanescenti:
- il passato si deforma, diventa vecchio,
- diventa estraneo…
- Ah, la ruota che già
- torna a stridere, ti riporta verso il fondo buio,
- o visione, e una distanza ci divide.
Cigola la carrucola del pozzo – Analisi
Il pozzo da cui emerge la carrucola rappresenta la dimensione della memoria. L’illusione di poter recuperare e rivivere i ricordi, però, è breve e deludente: quando il poeta tenta di avvicinarsi agli «evanescenti labbri» dell’immagine comparsa (come un’epifania, una apparizione quasi miracolosa) sulla superficie dell’acqua contenuta nel secchio, quello stesso volto scompare improvvisamente. Il passato risulta diverso «si deforma»), ancora più lontano («si fa vecchio»), estraneo («appartiene ad un altro»).
Negli ultimi tre versi la situazione torna al punto di partenza: il secchio torna a scendere, riportando i ricordi nell’«atro fondo» e quell’immagine che era apparsa scompare: il tempo che scorre stabilisce una distanza irreparabile tra il presente e il passato.
Nell’apparizione/sparizione dell’immagine, la critica ha visto una rievocazione dei miti classici di Narciso (che si accosta all’immagine del proprio volto comparsa in uno stagno) e di Orfeo (che appena si volge indietro per guardare Euridice, la vede scomparire). A livello lessicale, Montale mescola termini di uso quotidiano («carrucola», «pozzo», «secchio», «ruota») a termini meno comuni («ricolmo», «evanescenti labbri», «atro»).
Cigola la carrucola del pozzo – Figure retoriche
Nel testo sono individuabili varie figure retoriche; sia nei versi 1, 3 e 4 che nei versi 7, 8 e 9 sono presenti allitterazioni in r (carrucola, trema, ricordo, ricolmo, appartiene, altro, stride, ruota, ridona, atro). Ricorrente è la figura retorica dell’anastrofe (Cigola la carrucola, Trema un ricordo, Nel puro cerchio un’immagine ride, si deforma il passato, stride / la ruota). È presente un solo enjambement (vv. 8-9, stride / la ruota). Varie sono le metafore (l’acqua sale alla luce e vi si fonde, trema un ricordo, si deforma il passato, ti ridona all’atro fondo). I vocaboli «cigola» e «stride» hanno valore onomatopeico.
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