Carlo Goldoni può considerarsi il grande rinnovatore del teatro italiano. Nato a Venezia all’inizio del XVIII sec. da una famiglia borghese, studiò in diverse città fino a essere espulso dall’università di Pavia per uno scritto satirico sulle ragazze della città. Dopo la laurea viaggiò molto, facendo sempre comunque capo alla sua Venezia dove ottenne diversi incarichi in ambito teatrale.
Goldoni incominciò a percepire la necessità di staccarsi dalla commedia dell’arte e dagli stereotipi delle sue maschere, creando opere con personaggi con una propria identità psicologica. La prima opera concepita in tal senso fu La donna di Garbo; seguirono altre opere importanti per la riforma del teatro, fra cui Il servitore di due padroni.
Iniziò un periodo molto fecondo, con decine di commedie, non sempre fortunate (da ricordare in questo periodo La bottega del caffè).
Divenuto celebre, Goldoni propose i suoi testi anche fuori Venezia, soprattutto a Bologna (da ricordare La locandiera).

Francobollo commemorativo di Carlo Goldoni
La sua fama continuava a crescere e fu invitato dalla Comédie italienne a lavorare a Parigi. Goldoni accettò e di questo periodo sono una serie di capolavori, fra cui Sior Tòdero brontolon e Le baruffe chiozzotte.
Purtroppo iniziarono i dissapori con la Comédie che avrebbe voluto, più che una riforma del teatro, una riforma della commedia dell’arte. Seguirono quindi una serie di opere più sofferte, finché nel 1784 iniziò la stesura delle Memorie, pubblicate con la dedica al re Luigi XVI. Dopo la rivoluzione, nel 1792 il governo rivoluzionario gli tolse la pensione reale; Goldoni morì l’anno dopo.
La riforma del teatro
Come detto, Goldoni aspirò a staccarsi dalla commedia dell’arte, creando personaggi animati da vita propria e da uno spessore psicologico non convenzionale. Il suo mondo è la borghesia veneziana, con sentimenti e morale più concreti; la comicità è proprio raggiunta con la descrizione del ridicolo che Goldoni comunque si preoccupa non diventi troppo offensiva.
Infatti, Goldoni non voleva una rivoluzione, ma soprattutto cambiamenti che portassero a una società più civile, rispettosa di tutti i diritti.
Molte sue commedie sono scritte in dialetto veneziano e ciò contribuì al grande successo nella sua città, forse impedendo una piena comprensione del suo messaggio ai contemporanei.
Carlo Goldoni – Biografia e opere
1707 – Nasce a Venezia
1719 – Si trasferisce a Perugia
1721 – Torna a Venezia
1723 – Viene messo in un collegio a Pavia
1731 – Si laurea in giurisprudenza a Padova
1736 – A Genova sposa Nicoletta Connio e con lei torna a Venezia
1737-1741 – Dirige il teatro San Giovanni Crisostomo
1743 – La donna di garbo
1745 – Il servitore di due padroni
1745-1748 – Si trasferisce a Pisa dove esercita come avvocato
1748 – Torna a Venezia dove lavora per la compagnia teatrale di G. Medebach
1748 – La vedova scaltra
1749 – Il cavaliere e la dama
1750 – La famiglia dell’antiquario
1750 – Le femmine puntigliose
1750 – La bottega del caffè
1750 – Il bugiardo
1750 – I pettegolezzi delle donne
1752 – La moglie saggia
1752 – La serva amorosa
1752 – Le donne gelose
1752 – La locandiera
1753-1762 – Lavora per il teatro di San Luca di Venezia; è di questo periodo la cosiddetta “riforma goldoniana”
1753 – Le donne curiose
1753 – La sposa persiana
1754 – Terenzio
1754 – Il filosofo inglese
1755 – Torquato Tasso
1755 – La peruviana
1756 – Il medico olandese
1757 – La bella selvaggia
1758 – La dalmatina
1759 – Gl’innamorati
1760 – Un curioso accidente
1760 – I rusteghi
1760 – La casa nova
1761 – La trilogia della villeggiatura
1762 – Si trasferisce a Parigi
1762 – Sior Tòdero brontolon
1762 – Le baruffe chiozzotte
1765-1770 – Insegna italiano a Versailles
1771 – Le bourru bienfaisant
1775-1780 – Ritorna a lavorare in ambito teatrale
1793 – Muore a Parigi
Frasi celebri di Carlo Goldoni
Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere.
Colui che parla troppo non può parlare bene.
Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni.
Come l’appetito rende saporite le vivande!
La gola è un vizio che non finisce mai, ed è quel vizio che cresce sempre quanto più l’uomo invecchia.
Le bugie sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento.
La sincerità non vi è oro che la paghi.
Dove non vi è stima non vi può essere amore.
Non fate che la ragion vi abbandoni, e che l’affetto vi acciechi, vi trasporti, e vi avvilisca.
Chi vuol figurare nel mondo, convien che faccia quello che fanno gli altri.
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