Il Cantico delle creature è un componimento poetico di San Francesco d’Assisi; è la prima espressione della poesia religiosa in lingua volgare ed è considerata l’opera poetica più antica della letteratura italiana con autore conosciuto.
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Statua bronzea di San Francesco d’Assisi nato Giovanni di Pietro di Bernardone (1181/1182 – 1226)
Commento
Sostenuta dalla fede nel Dio creatore (Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle ecc.), la poesia esprime con stile semplice e immediato la lode di tutte le cose create, testimonianza dell’onnipotenza di Dio; la si può considerare il testamento spirituale di San Francesco. Vale la pena ricordare che molte fonti sottolineano il fatto che la composizione del Cantico viene fatta in un periodo di grandissima sofferenza fisica per il “poverello di Assisi”; sofferenza che non traspare minimamente dalla sua opera, gioiosa e piena di grande riconoscenza verso Dio.
Si ritiene che il testo fosse accompagnato da una melodia ormai considerata perduta.
La tradizione francescana (si vedano le opere Legenda antiqua Perusina e Speculum perfectionis) vuole che il testo del Cantico delle creature sia stato composto nel 1224, nell’orto di San Damiano, due anni prima della morte di Francesco, avvenuta ad Assisi nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Tale tesi è la più accreditata attualmente, anche se la questione del luogo di scrittura del cantico è comunque tuttora dibattuta; secondo alcuni è stato composto a San Fabiano a Rieti, secondo altri a San Rufino.
Non è esente da discussioni anche il periodo di scrittura; alcuni autori ritengono il Cantico un’opera unitaria; altri sostengono invece che la composizione sia avvenuta in due o addirittura tre tempi.
Altro argomento di notevole interesse è la scelta della lingua; il Cantico delle creature è scritto in volgare umbro, anche se sono presenti molti latinismi e anche influssi toscani e francesi. Sicuramente si tratta di una scelta che si spiega con il fatto che l’autore voleva dare un messaggio che fosse a tutti comprensibile, anche a coloro che non erano dotati di notevoli mezzi culturali, mezzi di cui sicuramente non era sprovvisto Francesco, data la sua estrazione sociale (apparteneva a una famiglia della borghesia emergente); egli conosceva bene la lingua latina e la lingua francese così come la letteratura cavalleresca.
La lingua del Cantico è quindi semplice e immediata (ma non ingenua) perché il suo autore vuole essere capito da tutti (non ci si deve dimenticare che il francescanesimo esaltava soprattutto gli umili e i poveri), ma vale la pena di sottolineare che l’opera non è priva di interessanti elementi retorico-compositivi che ne elevano il registro letterario.
Fatto sta che, per molti secoli, la notevole importanza dell’opera è stata, per così dire, considerata solo nell’ambito religioso (del resto San Francesco d’Assisi è una delle figure umane più celebri e venerate del mondo cattolico), ma non in quello letterario. La sua rivalutazione letteraria inizierà infatti soltanto a partire dal XVIII sec.
Dal punto di vista più strettamente tecnico, il Cantico delle creature è una prosa ritmica assonanzata, rimata sporadicamente (si ricorda che l’assonanza è una forma di rima imperfetta in cui si ha la somiglianza del suono di due o più parole che hanno le stesse vocali finali, ma consonanti diverse). È probabile che l’opera fosse destinata al canto gregoriano. Si ravvisano nell’opera precedenti letterari biblici, in particolare il salmo 148 di Davide e le beatitudini evangeliche (che sono la parte più nota del Discorso della Montagna di Gesù).
Nota – Il Cantico delle creature è conosciuto anche come Cantico di Frate Sole; in lingua latina è noto come Laudes creaturarum o Canticum creaturarum.
Testo
Di seguito il testo del canto.
- Altissimu onnipotente bon Signore,
- Tue so le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione 2
- Ad te solu, altissimu, se confanno,
- Et nullu homo ene dignu te mentovare. 4
- Laudato si’, mi Signore, cum tucte le tue creature,
- Spetialmente messor lu frate sole, 6
- Lo quale lu jorno allumeni per nui;
- Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: 8
- De te, altissimu, porta significatione.
- Laudato si’, mi Signore, per sora luna e le stelle; 10
- In celu l’ai formate clarite et pretiose et belle.
- Laudato si’, mi Signore, per frate ventu, 12
- E per aere et nubilo e sereno et onne tempu,
- Per le quale a le tue creature dài sustentamentu. 14
- Laudato si’, mi Signore, per sor’acqua,
- La quale e molto utile e humile e pretiosa e casta. 16
- Laudato si’, mi Signore, per frate focu,
- Per lu quale n’allumeni la nocte, 18
- Ed ellu è bellu e jocondu e robostosu e forte.
- Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre terra, 20
- La quale ne sustenta e guverna,
- E produce diversi fructi e colorati flori et herba. 22
- Laudato si’, mi Signore, per quilli ke perdonano per lo tuo amore,
- E sostengo infirmitate e tribulatione: 24
- Beati quilli ke le sosterrano in pace,
- Ka da te, altissimu, sirano incoronati. 26
- Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte corporale,
- Da la quale nullu homo vivente po skampare: 28
- Guai a quilli ke morrano in peccato mortale;
- Beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati, 30
- Ka la morte secunda nol farrà male.
- Laudate e benedicite lu mi Signore et rengratiate 32
- Et serviateli cum grande humilitate.
Nota – In alcune versioni, il termine laudato è riportato come laudatu.
Cantico delle creature – Parafrasi
La parafrasi del testo.
- Altissimo, onnipotente, buon Signore,
- Tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione;
- solo a Te, Altissimo, esse si addicono,
- e nessun uomo è degno di menzionarti.
- Sii lodato, mio Signore, con tutte le tue creature,
- specialmente il signor fratello Sole,
- che è la luce del giorno e tu ci illumini attraverso lui.
- Ed egli è bello e raggiante, e ha un grande splendore:
- simboleggia te, Altissimo.
- Sii lodato, mio Signore, per sorella Luna e per le stelle:
- in cielo le hai create, splendenti, preziose e belle.
- Sii lodato, mio Signore, per fratello vento
- e per l’aria e per [il cielo] nuvoloso e sereno e per ogni stagione
- attraverso cui doni sostentamento alle tue creature.
- Sii lodato, mio Signore, per sorella acqua,
- che è molto utile e umile e preziosa e pura.
- Sii lodato, mio Signore, per fratello fuoco,
- tramite il quale illumini la notte:
- ed egli è bello e piacevole e robusto e forte.
- Sii lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra,
- che ci sostiene e ci nutre,
- e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba.
- Sii lodato, mio Signore, per coloro che perdonano in virtù del tuo amore
- e sopportano malattie e sofferenze.
- Beati coloro che li sopporteranno con serenità,
- perché saranno ricompensati da Te, Altissimo.
- Sii lodato, mio Signore, per nostra sorella morte corporale [fisica, non spirituale; N.d.R.]
- dalla quale nessun essere umano può scappare:
- guai a coloro che moriranno trovandosi in una situazione di peccato mortale;
- beati quelli che [la morte] troverà in grazia di Dio,
- perché a questi la morte spirituale [la dannazione; la morte dell’anima; N.d.R.] non li colpirà.
- Lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo
- e servitelo con grande umiltà.
Cantico delle creature – Analisi
Classicamente il Cantico delle creature è suddiviso in due parti:
- prima parte: dal v. 1 al v. 22 (lodi creaturali)
- seconda parte: dal v. 23 al v 33.
Le strofe della prima parte sono particolarmente gioiose e celebrano la grandezza e l’onnipotenza di Dio. Sostanzialmente si tratta di un grande inno a Dio creatore, ringraziato per tutte le cose che egli ha creato (e che vengono “personificate”: «frate sole», «sora luna»); Francesco menziona in questi versi i principali elementi della natura: l’aria, l’acqua, il fuoco, il sole ecc. L’uomo non sembra citato, ma, di fatto, la sua presenza è implicita dal momento che le cose create sono citate in prospettiva umana (l’utilità che per gli esseri umani rivestono l’acqua, la luce del sole, la “madre” terra che sostiene nutre gli uomini ecc.).
Più “drammatici” possono apparire i versi della seconda parte – una sorta di preghiera penitenziale – con il riferimento alle sofferenze e alle tribolazioni e anche alla morte; in realtà, anche quest’ultima è chiamata “sorella” (v. 27, sora nostra morte corporale) e, se anche a essa non è possibile sfuggire, per l’uomo che sarà trovato in grazia di Dio (vv. 30-31, Beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati, / Ka la morte secunda nol farrà male) sarà solo un passaggio che consentirà l’approdo alla vera vita, quella con Dio; è quindi, quella francescana, una visione della morte che è decisamente diversa e innovativa rispetto a quella dell’epoca. I versi mostrano anche chiaramente quello che è il pensiero di Francesco sulla salvezza eterna; per ottenerla è necessario essere disposti a perdonare e a sopportare serenamente le tribolazioni della vita terrena (vv. 23-26).
Gli ultimi due versi (32-33) non sono più rivolti a Dio, ma agli uomini; a questi ultimi si chiede sia di lodare il Signore ringraziandolo per tutte le cose da lui donate sia di servirlo con grande umiltà.
Cantico delle creature – Figure retoriche
Varie sono le figure retoriche rintracciabili nel Cantico delle creature.
Facile notare la figura dell’anafora (Laudato si’ ricorre nei vv. 5, 10, 12, 15, 17, 20, 23, 27, 32).
Sono presenti diverse allitterazioni: u (v. 4, … nullu… dignu); l (vv. 10-11, Laudato si’, mi Signore, per sora luna e le stelle; / In celu l’ai formate clarite et pretiose et belle), (vv. 17-18, Laudato si’, mi Signore, per frate focu, / Per lu quale n’allumeni la nocte); r (v. 20, … mi Signore, per sora nostra matre terra).
Ricorre varie volte anche la figura retorica della personificazione (v. 6, messor lu frate Sole); (v. 10, sora luna); (v. 12, frate ventu); (v. 15, sor’acqua); (v. 17, frate focu); (v. 20, sora nostra matre terra); (v. 27, sora nostra morte corporale).
È presente diverse volte la figura del polisindeto (ripetizione della congiunzione); si vedano i vv. 2, 11, 13, 16, 19, 21-22, 24, 32-33.
Al v. 16 si nota una paronomasia (utile/humile).
È ravvisabile anche la figura retorica del climax (v. 11, … clarite et pretiose et belle).

San Francesco di Assisi (affresco di Cimabue)
Cantico delle creature – Adattamenti musicali
Il testo del Cantico delle creature è stato oggetto, in epoca moderna, di vari adattamenti musicali; uno dei più noti (Il cantico delle creature) è quello del cantautore italiano Angelo Branduardi presente nel suo album L’infinitamente piccolo, uscito nell’anno 2000. Di seguito il testo rielaborato dall’artista milanese.
- A te solo, buon Signore
- Si confanno gloria e onore
- A Te ogni laude et benedizione
- A Te solo si confanno
- Che l’altissimo Tu sei
- E null’omo degno è te mentovare
- Si’ laudato, Mio Signore
- Con le Tue creature
- Specialmente Frate Sole
- E la sua luce
- Tu ci illumini di lui
- Che è bellezza e splendore
- Di Te, Altissimo Signore porta il segno
- Si’ laudato, Mio Signore
- Per sorelle Luna e Stelle
- Che Tu in cielo le hai formate
- Chiare e belle
- Si’ laudato per Frate Vento
- Aria, nuvole e maltempo
- Che alle Tue creature dan sostentamento
- Si’ laudato, Mio Signore
- Per sorella nostra Acqua
- Ella è casta, molto utile e preziosa
- Si’ laudato per Frate Foco
- Che ci illumina la notte
- Ed è bello, giocondo e robusto e forte
- Si’ laudato, Mio Signore
- Per la nostra Madre Terra
- Ella è che ci sostenta e ci governa
- Si’ laudato, Mio Signore
- Vari frutti lei produce
- Molti fiori coloriti e verde l’erba
- Si’ laudato per coloro
- Che perdonano per il Tuo amore
- Sopportando infermità e tribolazione
- E beati sian coloro
- Che cammineranno in pace
- Che da Te Buon Signore avran corona
- Si’ laudato, Mio Signore
- Per la Morte Corporale
- Ché da lei nessun che vive può scappare
- E beati saran quelli
- Nella Tua volontà
- Che Sorella Morte non gli farà male
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