Allegria di naufragi è un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti scritto nel 1917 che dà il titolo alla raccolta delle sue liriche nel 1919 (poi dal 1931 diventerà semplicemente L’Allegria, nella quale il testo apre la sezione Naufragi). Si tratta di un’espressione – quella che dà il titolo alla poesia e alla raccolta – che riassume uno stato d’animo che percorre l’opera ungarettiana: la ripartenza – l’allegria – dopo il disastro, il naufragio. Questo slancio vitale è ciò che permette di riprendere a navigare, nonostante gli ostacoli.
Nelle Note a L’Allegria Ungaretti, in riferimento alla raccolta spiega: “Il primitivo titolo, strano, dicono, era Allegria di naufragi. Strano se tutto non fosse naufragio, se tutto non fosse travolto, soffocato, consumato dal tempo. Esultanza che l’attimo, avvenendo, dà perché fuggitivo, attimo che soltanto l’amore può strappare al tempo, l’amore più forte che non possa essere la morte. È il punto dal quale scatta quell’esultanza d’un attimo, quell’allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il sentimento della presenza della morte da scongiurare. […] Non sono il poeta dell’abbandono alle delizie del sentimento, sono uno abituato a lottare, e devo confessarlo – gli anni vi hanno portato qualche rimedio – sono un violento: sdegno e coraggio di vivere sono stati la traccia della mia vita. Volontà di vivere nonostante tutto, stringendo i pugni, nonostante il tempo, nonostante la morte”.
La poesia è preceduta da un’indicazione di luogo e tempo: “Versa il 14 febbraio 1917”: Versa, sul Carso, era una località posta sul fronte di guerra. Si tratta di un’unica strofa di versi liberi, privi di punteggiatura.
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Giuseppe Ungaretti
Testo
- E subito riprende
- il viaggio
- come
- dopo il naufragio
- un superstite
- lupo di mare

Allegria di naufragi è un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti scritto nel 1917 che dà il titolo alla raccolta delle sue liriche nel 1919.
Allegria di naufragi – Analisi e figure retoriche
Il titolo, della poesia e della raccolta, costituisce un ossimoro: l’«allegria» e i «naufragi». Eppure lo slancio, la forza inesaurabile e istintiva della vita, emerge “grazie” al disastro, che permette al «superstite / lupo di mare» di non interrompere la propria navigazione, di proseguire nel viaggio dell’esistenza.
Questa contrapposizione ambigua percorre la produzione ungarettiana: si pensi alla lirica Veglia, nella quale il poeta scopre un attaccamento alla vita mai conosciuto prima in seguito all’incontro, anche fisico, con la morte (il cadavere di un compagno di trincea). A proposito di quel componimento e di quelli contenuti ne Il Porto Sepolto, Ungaretti ebbe a spiegare nelle Note a L’Allegria: «Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo nuovo, in modo terribile. […] C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione, c’è l’esaltazione, ne Il porto sepolto, quell’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. Viviamo nella contraddizione».
Oltre al già citato ossimoro del titolo, pur nella sua brevità, il testo ungarettiano presenta altre figure retoriche; innanzitutto non si può notare la metafora del naufragio che rappresenta le molte difficoltà che la vita può riservare agli esseri umani.
I versi 3-6 mostrano una similitudine (come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare).
Due sono gli enjambement (vv. 1-2, riprende / il viaggio; vv. 5-6, superstite / lupo di mare).
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