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Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni è l’autore più rappresentativo del romanticismo italiano, perché con la sua opera introduce la nostra letteratura nel grande realismo europeo e dà avvio a una letteratura coesa, nazionale, impegnata sul piano morale, sociale e civile. Manzoni nasce a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni e Giulia Beccaria, anche se probabilmente il padre naturale è Giovanni Verri, fratello di Pietro e Alessandro. La formazione collegiale, considerata rigida e retorica dal giovane Manzoni, gli permette tuttavia di studiare sia i classici sia gli autori moderni italiani e francesi. Sin da questi studi giovanili si sviluppa in lui un forte interesse per la storia.

Terminati gli studi e avviata l’esperienza di scrittore, Manzoni si trasferisce a Parigi presso la madre, separatasi dal marito, e qui frequenta intellettuali libertari e socialmente impegnati. Proprio a Parigi, dopo il matrimonio e la nascita della prima figlia, sarebbe avvenuta la “miracolosa” conversione dello scrittore al cattolicesimo: nel 1810, secondo la leggenda del cosiddetto “miracolo di San Rocco”, lo scrittore, durante i festeggiamenti per le nozze di Napoleone e Maria Luisa d’Austria, avrebbe perso la moglie tra la folla e si sarebbe rifugiato nella chiesa di San Rocco, invocando Dio per ritrovarla e uscendo convertito. Qualunque sia stato il percorso di conversione, esso ha un’influenza fondamentale per la produzione letteraria successiva di Manzoni. Le nuove convinzioni religiose non portano l’autore a un distacco dal mondo in attitudine meditativa e rassegnata, né a un rifiuto dell’atteggiamento mentale degli illuministi, ma generano piuttosto un nuovo rigore morale e un allontanamento dal neoclassicismo delle prime poesie. Questo si riflette negli Inni sacri e nelle prime tragedie, come l’Adelchi, in cui emergono la meditazione morale e spirituale e l’interesse per le masse. Quest’ultimo aspetto si manifesta anche nella riflessione sulla storiografia, che deve porre l’attenzione sia sulle grandi figure sia sulla massa di ogni classe sociale, come dimostrano i temi storici affrontati dall’autore nell’Adelchi da un lato e nelle odi civili come Il cinque maggio (1821), dedicata alla morte di Napoleone.

La ricerca di un mezzo maggiormente comunicativo conduce Manzoni al romanzo. La stesura del capolavoro manzoniano, I promessi sposi, è lunga e complessa, perché preceduta e affiancata da un’intensa riflessione teorica sulle finalità del romanzo e sulla lingua da adottare, oltre che da indagini storiche. Il genere del romanzo, secondo Manzoni, deve avere finalità educative e per questo essere interessante e verosimile allo stesso tempo. Sulla base di questi principi, l’autore completa nel 1823 il Fermo e Lucia, che sottopone poi a una radicale revisione linguistica per eliminare gli eccessivi dialettismi e arcaismi che rendono la lingua astratta e artificiosa, in direzione prima del toscano letterario (I promessi sposi), poi del fiorentino parlato colto, nell’edizione definitiva del 1841. In questo modo Manzoni fornisce all’Italia che sta per nascere una base linguistica nazionale.

Il romanzo realizza pienamente l’ideale di letteratura nazionale e popolare del romanticismo italiano, infatti la vicenda è inventata, ma verosimile e inserita in uno sfondo storico accuratamente ricostruito, la Lombardia del Seicento, in cui si muovono sia personaggi reali sia figure inventate, ma emblematiche di diverse classi sociali. I protagonisti, Renzo e Lucia, sono due semplici popolani, attraverso i quali viene approfondita la vita quotidiana delle masse. L’essenziale schema narrativo dell’amore ostacolato da un signorotto locale e da varie peripezie è il nucleo intorno a cui si sviluppano riflessioni storiche, morali ed esistenziali, e approfondimenti psicologici, che realizzano la finalità educativa.

Manzoni - Biografia - frasi celebri

Monumento ad Alessandro Manzoni (Milano)

Con I promessi sposi si chiude la fase creativa di Manzoni, che inizia a dedicarsi soprattutto agli studi estetici, linguistici e storiografici, partecipando in maniera attiva al dibattito risorgimentale e successivamente, come senatore del Regno, all’organizzazione culturale del nuovo Stato.

Gli ultimi anni di vita sono segnati da numerosi lutti familiari, tuttavia essi non scalfiscono la fede dello scrittore, che muore a Milano, dopo moglie e figli, nel 1873.

Alessandro Manzoni – Biografia e opere

  • 1785 – Nasce a Milano
  • 1805-1810 – Vive con sua madre a Parigi
  • 1808 – Sposa a Milano, dove si era recato per un breve soggiorno, Enrichetta Blondel che gli darà dieci figli
  • 1810 – È considerato l’anno della conversione (secondo la leggenda del cosiddetto “miracolo di San Rocco”)
  • 1805 – In morte di Carlo Imbonati
  • 1810-1825 – È il periodo di maggior creatività, durante questi anni, infatti, compone la gran parte delle sue opere
  • 1815 – Inni sacri
  • 1820 – Il Conte di Carmagnola
  • 1820 – Lettre à Monsieur Chauvet sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie
  • 1821 – Marzo 1821
  • 1821 – Il 5 maggio
  • 1821 – Adelchi
  • 1823 – Fermo e Lucia
  • 1833 – Muore la moglie Enrichetta
  • 1837 – Sposa Teresa Borri
  • 1841 – I promessi sposi
  • 1860 – Viene nominato senatore del Regno d’Italia
  • 1873 – Muore a Milano

Frasi celebri di Alessandro Manzoni

Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.

Non sempre ciò che vien dopo è progresso.

Gola e vanità, due passioni che crescono con gli anni.

Comanda chi può e ubbidisce chi vuole.

È men male agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore.

La maldicenza rende peggiore chi parla e chi ascolta, e per lo più anche chi n’è l’oggetto.

Uno dei benefici dell’amicizia è di sapere a chi confidare un segreto.

Il vero male per l’uomo non è quello che soffre, ma quello che fa.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Ei fu.

 

Indice materie – Letteratura italiana – Alessandro Manzoni

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