Ozymandias (Osimandia) è un sonetto scritto dal poeta Percy Bysshe Shelley nel 1817 e pubblicato in una rivista nel 1818. È un esempio dell’attivismo politico di questo autore anche in poesia.
In questa pagina…

Percy Shelley
Testo inglese
Ozymandias è un sonetto, quindi ha due terzine e due quartine, con schema di rime ABAB ACDC EDE FEF.
- I met a traveller from an antique land
- Who said: Two vast trunkless legs of stone
- Stand in the desert… Near them on the sand,
- Half sunk, a shattered visage lies, whose frown 4
- And wrinkled lip, and sneer of cold command
- Tell that its sculptor well those passions read
- Which yet survive, stamped on these lifeless things,
- The hand that mocked them, and the heart that fed. 8
- And on the pedestal these words appear:
- “I am Ozimandias, King of Kings.
- Look on my works, ye Mighty, and despair.” 11
- Nothing besides remains. Round the decay
- Of that colossal wreck, boundless and bare,
- The lone and level sands stretch far away. 14
Traduzione
- Ho incontrato un viaggiatore giunto da una terra antica,
- che mi disse: “Due enormi gambe di pietra prive di tronco
- si ergono nel deserto… Vicino ad esse sulla sabbia,
- mezzo sepolto, un volto infranto giace, il cui cipiglio
- e il corrugato labbro, e il ghigno di freddo comando
- dicono che il suo scultore lesse bene quelle passioni
- che ancora sopravvivono – impresse su questi oggetti senza vita –
- alla mano che le raffigurò e all’anima che le nutrì.
- E sopra il piedistallo compaiono queste parole:
- “Sono Ozymandias, il Re dei Re:
- guardate alle mie opere, o potenti, e disperate!”
- Null’altro rimane. Attorno al decadimento
- di quel colossale relitto, sconfinato e nudo,
- le sabbie solitarie e pianeggianti si estendono lontano.

La statua di Ozymandias è distrutta e ricoperta di sabbia: è una metafora dell’effetto del tempo
Analisi (Analysis)
Il tema del sonetto Ozymandias è l’inconsistenza del potere, che è destinato a passare e a finire come tutte le cose umane. A un declino ancora maggiore sono destinati i tiranni e i dittatori, la cui memoria nessuno vorrà preservare. Ozymandias, infatti, era il soprannome di un faraone, Ramsete II, di cui è presente una statua al British Museum di Londra: è probabile che Shelley si sia ispirato a essa.
Nella poesia, un viaggiatore racconta al poeta di aver visto i resti di questa statua nel deserto, abbandonati e distrutti; su di essi, però, è ancora evidente la superbia del faraone, sia nell’espressione del suo volto, sia nella didascalia incisa sul piedistallo. Shelley vuole quindi rivolgere un monito ai potenti del suo tempo e di ogni tempo: la superbia e l’abuso di potere verranno pagati con la dimenticanza, tutto verrà ricoperto dalla sabbia (metafora).