Ode to the West wind (Ode al vento dell’Ovest) è una poesia scritta dall’autore inglese Percy Bysshe Shelley nel 1819 e pubblicata nel 1820.
Shelley scrisse questa ode quando si trovava nei pressi di Firenze, durante il suo viaggio in Italia, e descrive gli effetti del vento occidentale sulla natura e sugli uomini.
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Ode to the West Wind è una poesia fondata sulla personificazione del vento, tipica della cultura classica ma qui declinata su temi romantici
Testo inglese
L’ode Ode to the West Wind è composta da settanta versi (pentametri giambici) suddivisi in cinque strofe, ciascuna con quattro terzine e un distico. Lo schema delle rime è alternato (ABA, CDC ecc.) ma ogni distico ha la rima baciata.
- O wild West Wind, thou breath of Autumn’s being,
- Thou, from whose unseen presence the leaves dead
- Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing, 3
- Yellow, and black, and pale, and hectic red,
- Pestilence-stricken multitudes: O thou,
- Who chariotest to their dark wintry bed 6
- The winged seeds, where they lie cold and low,
- Each like a corpse within its grave, until
- Thine azure sister of the Spring shall blow 9
- Her clarion o’er the dreaming earth, and fill
- (Driving sweet buds like flocks to feed in air)
- With living hues and odours plain and hill: 12
- Wild Spirit, which art moving everywhere;
- Destroyer and preserver; hear, oh hear! 14
- Thou on whose stream, mid the steep sky’s commotion,
- Loose clouds like earth’s decaying leaves are shed,
- Shook from the tangled boughs of Heaven and Ocean, 17
- Angels of rain and lightning: there are spread
- On the blue surface of thine aëry surge,
- Like the bright hair uplifted from the head 20
- Of some fierce Maenad, even from the dim verge
- Of the horizon to the zenith’s height,
- The locks of the approaching storm. Thou dirge 23
- Of the dying year, to which this closing night
- Will be the dome of a vast sepulchre,
- Vaulted with all thy congregated might 26
- Of vapours, from whose solid atmosphere
- Black rain, and fire, and hail will burst: oh hear! 28
- Thou who didst waken from his summer dreams
- The blue Mediterranean, where he lay,
- Lull’d by the coil of his crystalline streams, 31
- Beside a pumice isle in Baiae’s bay,
- And saw in sleep old palaces and towers
- Quivering within the wave’s intenser day, 34
- All overgrown with azure moss and flowers
- So sweet, the sense faints picturing them! Thou
- For whose path the Atlantic’s level powers 37
- Cleave themselves into chasms, while far below
- The sea-blooms and the oozy woods which wear
- The sapless foliage of the ocean, know 40
- Thy voice, and suddenly grow gray with fear,
- And tremble and despoil themselves: oh hear! 42
- If I were a dead leaf thou mightest bear;
- If I were a swift cloud to fly with thee;
- A wave to pant beneath thy power, and share 45
- The impulse of thy strength, only less free
- Than thou, O uncontrollable! If even
- I were as in my boyhood, and could be 48
- The comrade of thy wanderings over Heaven,
- As then, when to outstrip thy skiey speed
- Scarce seem’d a vision; I would ne’er have striven 51
- As thus with thee in prayer in my sore need.
- Oh, lift me as a wave, a leaf, a cloud!
- I fall upon the thorns of life! I bleed! 54
- A heavy weight of hours has chain’d and bow’d
- One too like thee: tameless, and swift, and proud. 56
- Make me thy lyre, even as the forest is:
- What if my leaves are falling like its own!
- The tumult of thy mighty harmonies 59
- Will take from both a deep, autumnal tone,
- Sweet though in sadness. Be thou, Spirit fierce,
- My spirit! Be thou me, impetuous one! 62
- Drive my dead thoughts over the universe
- Like wither’d leaves to quicken a new birth!
- And, by the incantation of this verse, 65
- Scatter, as from an unextinguish’d hearth
- Ashes and sparks, my words among mankind!
- Be through my lips to unawaken’d earth 68
- The trumpet of a prophecy! O Wind,
- If Winter comes, can Spring be far behind? 70

Le ceneri di Percy Shelley furono seppellite a Roma, ma il suo cuore fu portato a Bournemouth per essere sepolto insieme a Mary Shelley e alla sua famiglia
Traduzione
- O selvaggio vento dell’Ovest, tu respiro dell’essenza
- dell’Autunno, dalla cui presenza invisibile sono guidate
- le foglie morte, come fantasmi in fuga da un incantatore,
- gialle, e nere, e pallide, e di un rosso frenetico,
- moltitudini colpite da pestilenza: o, tu,
- che trasporti al loro cupo letto invernale
- i semi alati, dove giacciano freddi e in basso,
- ognuno come un cadavere nella sua tomba, finché
- la tua azzurra sorella della Primavera soffierà
- il suo chiarore sopra la Terra sognante, e riempirà
- (conducendo dolci gemme nell’aria come greggi a nutrirsi)
- con colori vivaci e profumi semplici la collina e la pianura:
- spirito selvaggio, la cui arte si muove ovunque;
- distruttore e preservatore; ascolta, oh ascolta!
- Tu, sul cui torrente, in mezzo al tumulto del cielo scosceso,
- nuvole libere sono disperse come foglie della Terra in decomposizione,
- scosse dai rami aggrovigliati di Cielo e Oceano,
- angeli della pioggia e del fulmine: ci sono sparsi
- sull’azzurra superficie della tua ondata aerea,
- come capelli luminosi sollevati sul capo
- di qualche feroce Menade, anche dall’oscuro margine
- dell’orizzonte all’altezza dello zenit,
- i riccioli della tempesta in arrivo. Tu, lamento funebre
- dell’anno che muore, a cui questa notte che si chiude
- sarà la cupola d’un vasto sepolcro,
- sovrastato da tutta la tua forza accumulata
- di vapori, dalla cui atmosfera solida esploderanno
- pioggia nera, e fuoco, e grandine: o, ascolta!
- Tu, che hai svegliato dai suoi sogni estivi
- il Mediterraneo azzurro, dove egli giace,
- cullato dalla spirale delle sue correnti cristalline,
- accanto a un’isola di pomice del golfo di Baia,
- e hai visto nel sonno antichi palazzi e torri
- tremanti nel giorno più splendente dell’onda,
- ricoperti tutti di muschio azzurro e fiori
- così dolci, che i sensi svengono a descriverli!
- Tu, per la cui via le forze al livello dell’Atlantico
- si squarciano in abissi, mentre molto più giù
- i fiori del mare e i boschi melmosi che vestono
- il fogliame senza vita dell’oceano scoprono
- la tua voce, e subito diventano grigi dalla paura
- e tremano e si spogliano: oh, ascolta!
- Se io fossi una foglia morta che tu potessi condurre;
- se io fossi una nuvola rapida per volare con te;
- un’onda per ansimare sotto il tuo potere, e condividere
- la tua forza, solo meno libero
- di te, o incontenibile! Se anche io fossi
- come nell’infanzia, e potessi essere
- il compagno del tuo vagabondare in Cielo,
- come allora, quando superare la tua velocità celeste
- pareva quasi una visione; non mi sarei mai sforzato
- in preghiera con te nel mio disperato bisogno.
- Oh! Sollevami come un’onda, come una foglia, come una nuvola!
- Cado sulle spine della vita! Sanguino!
- Un consistente peso ha incatenato e piegato
- qualcuno troppo simile a te: indomito, e rapido, e orgoglioso.
- Fai di me la tua lira, come lo è la foresta:
- non importa se le mie foglie cadono come le sue!
- Il tumulto delle tue possenti armonie
- Prenderà da entrambi un profondo tono autunnale,
- dolce seppure nella tristezza. Sii tu, spirito fiero,
- il mio spirito! Sii me, spirito impetuoso!
- Guida i miei morti pensieri per l’universo
- come foglie appassite per stimolare una nuova nascita!
- E, con l’incantesimo di questo verso,
- disperdi, come ceneri e scintille da un focolare
- inestinguibile, le mie parole tra l’umanità!
- E sii attraverso le mie labbra per la Terra dormiente
- la tromba della profezia! O vento,
- se arriva l’Inverno, può essere la Primavera tanto lontana?

Shelly scrisse Ode to the West Wind mentre si trovava al Parco delle Cascine, fuori Firenze
Analisi (Analysis)
La forma poetica dell’ode ha sempre un registro stilistico elevato, e così è anche Ode to the West wind, che ha un linguaggio ricercato e un tono molto enfatico.
Oggetto della celebrazione in questa poesia è il vento dell’Ovest, visto come una forza rigeneratrice sia per la natura sia per l’umanità. Tutta la poesia è scandita da ripetute invocazioni al vento, a cui Shelley si rivolge direttamente con delle apostrofi. Il vento perciò viene personificato e ne vengono descritte le caratteristiche e gli effetti: una serie di immagini molto vivaci e movimentate descrive le azioni del vento, che disperde le foglie, porta in giro i semi facendo in modo di far nascere nuove piante e ha quindi un’azione sia distruttiva sia creatrice. La personificazione dei venti era propria della cultura classica (greca e latina) di cui Shelley era appassionato.
Il vento dell’Ovest viene anche associato alla morte, perché arriva a chiudere l’anno, e la seconda strofa è ricca di immagini che riconducono alla morte, alla fine, alla tomba.
Nella terza strofa, invece, il poeta descrive gli effetti dell’incontro fra il vento e i mari.
Dalla quarta strofa il poeta parla in prima persona e chiede al vento di dargli forza e liberarlo dal peso della grigia realtà quotidiana che rischia di spegnere il suo spirito vivace e impetuoso: per liberarlo e renderlo simile a lui, il vento deve fornirgli l’ispirazione poetica, in modo che il poeta possa volare alto e lontano. Grazie all’ispirazione il poeta può sollevarsi al di sopra degli altri uomini e diventare per essi un profeta di verità, la verità della natura.
Gli ultimi due versi sono versi di speranza: dopo l’inverno arriverà per forza, a breve, la primavera, una nuova vita.