Languore è una poesia di Paul Verlaine pubblicata nella raccolta Allora e ora nel 1883. La poesia descrive il sentimento di decadenza che accomuna i poeti maledetti e determina il loro rapporto con la realtà, con la vita e con la morte.
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Verlaine con la sua poesia Languore anticipa un modo di sentire che sarà dominante anche a inizio Novecento, per esempio nell’Estetismo
Testo francese
Languore è un sonetto tradizionale, composto da due quartine e due terzine.
- Je suis l’Empire à la fin de la décadence,
- Qui regarde passer les grands Barbares blancs
- En composant des acrostiches indolents
- D’un style d’or où la langueur du soleil danse. 4
- L’âme seulette a mal au coeur d’un ennui dense.
- Là-bas on dit qu’il est de longs combats sanglants.
- O n’y pouvoir, étant si faible aux voeux si lents,
- O n’y vouloir fleurir un peu cette existence! 8
- O n’y vouloir, ô n’y pouvoir mourir un peu!
- Ah ! tout est bu! Bathylle, as-tu fini de rire?
- Ah ! tout est bu, tout est mangé! Plus rien à dire! 11
- Seul, un poème un peu niais qu’on jette au feu,
- Seul, un esclave un peu coureur qui vous néglige,
- Seul, un ennui d’on ne sait quoi qui vous afflige! 14
Languore – Traduzione
- Sono l’Impero alla fine della decadenza,
- che guarda passare i grandi Barbari bianchi
- componendo acrostici indolenti dove danza
- il languore del sole in uno stile d’oro.
- Soletta l’anima soffre di noia densa al cuore.
- Laggiù, si dice, infuriano lunghe battaglie cruente.
- O non potervi, debole e così lento ai propositi,
- o non volervi far fiorire un po’ quest’esistenza!
- O non potervi, o non volervi un po’ morire!
- Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?
- Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!
- Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme,
- solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi dimentica,
- solo, un tedio d’un non so che attaccato all’anima.
Analisi
Alla fine dell’Ottocento l’ottimismo e la fiducia nel progresso e nell’uomo che avevano ispirato il Positivismo iniziano a scricchiolare: pian piano si diffonde una sensazione di disagio e di incertezza. I poeti decadenti sono i primi interpreti di questo sentimento, che Verlaine riassume nel concetto di “languore”, stato della mente ma anche dell’animo.
Il poeta paragona se stesso all’Impero Romano nel periodo di decadenza, incapace di reagire di fronte alle invasioni dei barbari e privo ormai anche della volontà di reagire. I barbari sono simbolo della borghesia del tempo che domina la società con la sua mentalità (metafora).
Perfino la poesia, in questo stato d’animo, si riduce a esercizio di stile virtuoso, di fatto inutile (un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme). Anche i piaceri del bere e del mangiare non danno più alcuno stimolo e rimane solo un vuoto nell’animo che spinge ad abbandonarsi alla noia e all’inerzia. Non c’è la forza e la volontà di partecipare all’esistenza. In questo atteggiamento c’è un certo fascino che i poeti maledetti provano nei confronti della morte, della fine delle cose.