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L’albatro (L’albatros) – Baudelaire

L’albatro (L’albatros) è il titolo di uno dei componimenti poetici più noti di Charles Baudelaire e fa parte della sezione Spleen e ideale, la prima delle sei che compongono I fiori del male; era assente nella prima edizione della raccolta (1857) ed entrò a farne parte a partire dall’edizione del 1861.

In questo componimento, il poeta riflette sul nuovo ruolo dell’artista nella società di massa, tema che verrà affrontato anche nel poemetto in prosa Perdita d’aureola (1869). Il volo dell’albatro è allegoria della condizione di prestigio da sempre rivestita dai poeti: qui, però, l’uccello marino viene catturato, tormentato e deriso dai marinai. Probabilmente Baudelaire conosceva la Ballata del vecchio marinaio (1798) di Samuel T. Coleridge nella quale l’uccisione di un albatro da parte di un marinaio rappresenta il gesto che dà inizio a una serie di vicende funeste e sventurate per l’uomo.

In questa pagina…

  • Testo francese
  • Traduzione
  • Analisi
corrispondenze - Baudelaire

Charles Baudelaire (1821-1867) è considerato il padre dei simbolisti e della poesia moderna in generale

L’albatro (L’albatros) – Testo in francese

Nella versione originale, il testo è costituito da quattro quartine di versi alessandrini in rima alternata.

  • Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
  • Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
  • Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
  • Le navire glissant sur les gouffres amers. 4
  • A peine les ont-ils déposés sur les planches,
  • Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
  • Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
  • Comme des avirons traîner à côté d’eux. 8
  • Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
  • Lui, naguère si beau, qu’il est comique et laid!
  • L’un agace son bec avec un brûle-gueule,
  • L’autre mime, en boitant, l’infirme qui volait! 12
  • Le Poète est semblable au prince des nuées
  • Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
  • Exilé sur le sol au milieu des huées,
  • Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.  16

L’albatro (L’albatros) – Traduzione

  • Spesso, per divertirsi, i marinai
  • Prendono degli albatri, grandi uccelli dei mari,
  • Che seguono, pigri compagni di viaggio,
  • Le navi in volo sugli abissi amari.
  • L’hanno appena depositato sulla tolda [il ponte della nave],
  • E già il re dell’azzurro, maldestro e impacciato,
  • Strascina pietosamente accanto a sé
  • Le grandi ali bianchi come se fossero remi.
  • Com’è sinistro e fiacco il viaggiatore alato!
  • Lui, poc’anzi così bello, com’è comico e brutto!
  • Uno gli mette la pipa sotto il becco,
  • Un altro, zoppicando, imita lo storpio che volava!
  • Il Poeta è come lui, principe delle nubi
  • Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
  • Esule in terra fra le grida di scherno,
  • Le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.

L’albatro (L’albatros) – Analisi del testo

La poesia L’albatro si può dividere in due parti: le prime tre quartine descrivono il gruppo di marinai che deride l’albatro mentre nell’ultima il poeta riflette sul significato simbolo dell’evento. L’albatro è allegoria del poeta: quest’ultimo è «prince des nuées» (v. 13), principe delle nubi, cioè parte privilegiata di un mondo più elevato, distante da tutto ciò che avviene sulla terra, dove egli è incompreso, deriso, tormentato. Quando entrambi si allontanano dallo spazio celeste (che per l’albatro è l’habitat ideale, infatti Baudelaire al v. l o definisce  «rois de l’azur», re dell’azzurro; per il poeta rappresenta il mondo dell’immaginazione e dell’ispirazione) sono costretti a fare i conti con la limitatezza di ciò che “sta in basso”: l’albatro diventa «maladroits et honteux» (v. 6,) maldestro e impacciato, «gauche et veule» (v. 9), sinistro e fiacco, «comique et laid» (v. 10), comico e brutto, tanto che i marinai lo imitano come se fosse uno storpio («infirme», v. 12); allo stesso modo, il poeta è solo, schernito e le sue capacità («ailes de géant», ali da gigante, v. 16), sulla terra, diventano inutili.

La riflessione di Baudelaire nasce dal confronto con la società borghese a lui contemporanea, in cui l’arte diventa merce e il poeta non è un individuo eccezionale e superiore, ma è parte della massa anonima, ha perduto la sua sacralità.

I marinai maltrattano l’uccello marino per divertimento (v. 1), ma questo non fa che sottolineare ancora di più la distanza tra la bellezza e superiorità dell’albatro e la pochezza di chi lo deride che, comunque, naviga su «gouffres amers», abissi amari (v. 4), poiché la vita è costantemente attraversata dal pericolo e dalla morte.

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