La letteratura spagnola propriamente detta consiste nella produzione di testi letterari in castigliano, uno dei diversi dialetti storicamente parlati in Spagna, che dai secoli XI-XII ha iniziato ad affermarsi sugli altri e dal XIII secolo è diventato la lingua nazionale, diffondendosi soprattutto grazie alla Reconquista (il periodo durato 750 anni in cui avvenne la riconquista dei regni moreschi musulmani che occupavano Spagna e Portogallo, terminato alla fine del XV secolo) da parte degli eserciti cristiani e al ruolo preminente del regno di Castiglia in essa.
Letteratura spagnola – Edad Media
L’Edad Media (cioè il Medioevo) della letteratura spagnola va dalle origini fino al 1492. Il problema principale dello studio della letteratura spagnola medievale è la scarsità di testi: poiché la stragrande maggioranza della popolazione era analfabeta (all’inizio solo monaci e sacerdoti si dedicavano alla lettura e alla scrittura), la maggior parte delle opere, soprattutto fino al XIV secolo, hanno carattere orale (si raccontano o si cantano e si conservano nella memoria) e tradizionale (si trasmettono di generazione in generazione e vengono modificate, nell’ambito del folclore o della cultura popolare), e quindi sono andate perdute. I testi ci sono pervenuti solo quando c’erano autori colti (sempre nobili) che, per un motivo o per l’altro, decidevano di metterli per iscritto.
Come per le altre letterature dell’area romanza, le prime opere note in spagnolo appartengono al filone della poesia epica, modellato sulle chansons de geste francesi, da cui però si differenziano per l’assenza dell’elemento magico: uno dei primi documenti noti dello spagnolo letterario è appunto il Cantar de Mio Cid (Poema del mio Cid), poema epico sulle gesta di un condottiero castigliano durante la Reconquista, di uno o più autori anonimi del XII secolo, diffuso in tutta la penisola iberica dai giullari.
Un altro elemento che accomuna le origini della letteratura spagnola a quelle delle altre letterature romanze è quello religioso, infatti i primi poeti spagnoli di cui sono noti i nomi sono sacerdoti, autori di vite dei santi e di storie di miracoli. Gonzalo de Berceo è il primo scrittore in lingua castigliana di cui sia conosciuto il nome, uno dei più importanti esponenti del mester de Clerecía.
Nel Trecento la Reconquista continua ad animare l’attività dei giullari, che hanno il compito di portare le notizie di guerra da una corte all’altra, e le arricchiscono con la forma poetica e l’aggiunta di dettagli romanzeschi, creando opere d’intrattenimento. Intanto, però, la letteratura spagnola inizia a svincolarsi dal tema religioso da un lato e dall’influenza straniera dall’altro, sviluppando una propria originalità con la nascita della poesia lirica.
La prima manifestazione di questo rinnovamento è il Libro de buen amor di Juan Ruiz (meglio conosciuto come Arcipreste de Hita, in quanto svolse le funzioni di arciprete a Hita, presso Guadalajara), autore di cui non si hanno precise informazioni, un’opera eterogenea che mescola lirica, allegoria e satira, commentando i costumi morali e le consuetudini religiose dell’epoca sotto diversi aspetti.
La critica e l’insegnamento morale iniziano a fiorire anche nelle opere prosastiche di autori desiderosi di elevare anche la prosa a forma d’arte e di analizzare abitudini e degenerazioni morali della società per fornire dettami di condotta esemplare.
Don Juan Manuel, considerato uno degli autori più importanti del Trecento spagnolo, scrisse diverse opere. El Conde Lucanor, detto anche il Libro de Patronio o Libro degli esempi, è la sua opera principale, una raccolta di favole, parabole, novelle satiriche e allegoriche.
Nel XV secolo le opere letterarie si raffinarono, grazie all’ambiente delle corti d’amore provenzali e all’influenza della cultura italiana con le opere di Dante, Boccaccio e Petrarca. Alcuni autori ne riuscirono a seguirne le indicazioni, come il Marchese di Santillana, che diffuse in modo efficace le teorie umanistiche, autore del primo saggio critico-linguistico in castigliano (Prohemio o Carta al Condestable de Portugal, Lettera proemio al conestabile Don Pedro di Portogallo). Fra i principali esponenti del dantismo in Spagna si deve ricordae Juan de Mena, autore di El laberinto de fortuna, o Las trescientas (Le trecento, nome che indica il numero di strofe di cui è composta l’opera).
La maggior parte dei poeti proveniva dagli ambienti più altolocati: gli autori si dedicarono in special modo al cancionero (canzoniere): un importante esempio è il Cancionero de Baena compilato da Juan Alfonso de Baena che comprende oltre 500 composizioni di 56 poeti. I canzonieri erano commissionati dai signori che desideravano omaggiare le proprie compagne con opere in versi che ne esaltassero la bellezza e le doti; pertanto, chi scriveva i canzonieri era solitamente stipendiato per questa attività.

Statua di Jorge Manrique a Segura de la Sierra, paese natale del poeta
Il principale esempio di canzoniere sono le Coplas por la muerte de su padre di Jorge Manrique (anche citate come Coplas a la muerte de su padre), chiusura del Medioevo spagnolo. Manrique è generalmente considerato il massimo autore in lingua castigliana di età medievale.
Legata alla tradizione orale delle canzoni, soprattutto alle chanson de geste, il romance è una composizione della poesia colta, in cui la musicalità è essenziale (quasi tutti i romance dovevano essere cantati). A metà del XVI secolo comparvero molti romanceros, raccolte di romance, che erano stampati su carta e non più solo trasmessi oralmente. I romance hanno costituito una parte fondamentale della letteratura spagnola, tanto che rimasero popolari anche durante il Siglo de Oro, divenendo una vera tradizione.
L’evento più importante nella prosa spagnola del XV secolo è però la nascita del romanzo, il cui esempio più noto è La Celestina di Fernando de Rojas.
- La lirica tradizionale – Jarchas, cantigas, villancicos
- Cantar de Mio Cid
- El Conde Lucanor
- Jorge Manrique
- Il romancero
- La Celestina
Letteratura spagnola – El Siglo de Oro
- Il Rinascimento e il Siglo de Oro
- Miguel de Cervantes
- Garcilaso de la Vega – Sonetti
- Lope de Vega
- Luis de Góngora e il culteranismo
- Francisco de Quevedo e il concettismo
- Tirso de Molina
Letteratura spagnola – Il Settecento
Tra il XVII e il XVIII sec. le tempestose acque del barocco fluiscono nella tranquilla corrente dell’ispirazione neoclassica, nel clima culturale che alimenta la diffusione delle idee dell’illuminismo francese e porta al centro della letteratura i temi politici e sociali. A contribuire a indirizzare in questo senso la riflessione degli intellettuali è anche il passaggio della corona spagnola dagli Asburgo ai Borbone, che segna un periodo di riforme e fermento politico per la Spagna, i cui sovrani tentano di riproporre il modello francese della monarchia assoluta illuminata. Creatività, elaborazione stilistica e inventiva vengono quindi sostituite da semplicità, rigore e precisione formale, funzionali al nuovo obiettivo che gli intellettuali si pongono, quello di educare, istruire e produrre testi di pratica utilità sociale. Per questo il romanzo e il teatro perdono lo status di generi dominanti a favore del saggio divulgativo, spesso pubblicato sui primi giornali che nascono proprio in questa epoca.
La poesia e il teatro, ispirandosi alla cultura francese, cercano il ritorno a forme e modelli classici pre-barocchi, ma i risultati non ottengono grande successo; per questo il teatro imbocca poi una strada diversa con le opere di Leandro Fernández de Moratín, che inizia ad ambientare i suoi drammi nella Spagna coeva, per farne strumento di critica sociale, nell’ottica della pubblica utilità.
Letteratura spagnola – L’Ottocento
L’Ottocento inizia con un periodo di stasi per la cultura spagnola, che rimane indietro rispetto ai fermenti europei, a causa delle guerre per l’indipendenza contro Napoleone e del regime assolutista instaurato da Ferdinando VII, la cui attività di censura e persecuzione spinge gran parte degli intellettuali a fuggire all’estero: viene quindi a mancare la classe colta liberale che in Italia, Francia, Germania e Inghilterra mette in circolo le nuove idee del romanticismo. Questa corrente artistica e di pensiero inizia a svilupparsi in Spagna solo dagli anni Trenta del secolo, al ritorno degli intellettuali dal resto d’Europa, con un importante bagaglio di influenze culturali.
Il romanticismo spagnolo si basa su un recupero dell’immaginario del periodo medievale e del Siglo de oro, negati dalle idee illuministe e neoclassiche: la razionalità, l’ordine, la misura vengono abbandonati in favore della creatività, dell’ibridazione, della spontaneità; alla centralità della società come soggetto collettivo si torna a preferire l’espressione dell’individualità e delle emozioni, anche e soprattutto quelle irrazionali e violente. La letteratura non deve più avere l’obiettivo di educare, ma quello di fornire uno strumento di espressione di sé e di affermazione della propria libertà in una società che a lungo ha tentato di sopprimerla. L’esplorazione dell’animo umano porta anche a una rivalutazione dei suoi aspetti più oscuri e a una fascinazione per i temi quali la follia, la morte, la fantasia, che trovano terreno fertile nell’ispirazione medievale e barocca.
I generi che si rivelano più adatti allo scavo psicologico e all’espressione sentimentale sono la poesia e il teatro. Nella prima i temi prevalenti sono la libertà, simboleggiata dalla figura del pirata resa emblematica dal poeta José de Espronceda, e l’amore, che trova la sua massima espressione nella lirica intimista e dolorosa di Gustavo Adolfo Bécquer. Il teatro, invece, abbandona le unità aristoteliche imposte come regola dalla drammaturgia neoclassica e torna al modello misto di Lope de Vega, creando cupi drammi a sfondo storico che riflettono però le inquietudini dell’uomo contemporaneo e i problemi della Spagna contemporanea. L’interesse per la storia della nazione è motivato dallo spirito patriottico degli intellettuali che, costretti a un lungo esilio, sono infine tornati nella propria patria e la vedono finalmente libera dalla dominazione straniera, pronta a costruirsi una nuova identità nazionale, di cui si ricercano le fondamenta nelle tradizioni del passato. Questo favorisce anche il ritorno in auge del romanzo, in particolare del romanzo storico, di cui è considerato massimo rappresentante Mariano José de Larra, profondo conoscitore della storia e della società spagnola grazie alla propria attività saggistica e giornalistica. La prosa rivive nell’Ottocento spagnolo anche nel genere del costumbrismo (da costumbre, costume), fondato dallo stesso Larra con i suoi articoli satirici su abitudini e costumi della società spagnola del suo tempo. Il romanzo viene riscoperto però anche come strumento di evasione dalla realtà ed esplorazione di ambienti fantastici o cronologicamente e geograficamente distanti, e avvolti perciò da un alone di mistero (per esempio le ambientazioni medievali). Questo tipo di romanzo gode di un breve, ma grande successo, fino a quando, dopo la metà dell’Ottocento, inizia ad affermarsi il gusto realista.
In Spagna la corrente realista nasce sulla scia del costumbrismo, ma ne applica la tendenza analitica alla forma più estesa del romanzo e a nuovi soggetti sociali, la borghesia e le classi subalterne create dalla rivoluzione industriale. Il romanzo realista spagnolo, tuttavia, non raggiunge le vette linguistiche e stilistiche dei grandi romanzi realisti francesi e russi, puntando maggiormente sullo spessore della trama e sulla critica sociale. Dal romanzo il realismo si afferma poi anche nel teatro. Degli elementi culturali romantici rimane solo l’interesse per la storia, infatti quello che è considerato il principale autore realista, e uno dei più grandi romanzieri dopo Cervantes, Benito Pérez Galdós, scrive sia romanzi realisti di denuncia sociale sia romanzi storici di grande successo.
Emilia Pardo Bazán è una delle prime femministe spagnole, importante la sua corrispondenza con Zola per l’arrivo del naturalismo in Spagna dalla Francia, ma i due maggiori esponenti del naturalismo si devono considerare Leopoldo Alas (conosciuto con lo pseudonimo di Clarín) e il già citato Benito Pérez Galdós. Clarín è noto soprattutto per il romanzo La Regenta in cui i protagonisti sono due corteggiatori della Regenta, il dongiovanni Álvaro Mesía e il canonico Fermín de Pas, personaggi completamente opposti. Sia Clarín che Pérez Galdós sono scettici nei confronti della religione: ma mentre Clarín vive un rinnovato interesse religioso negli ultimi anni di vita, Pérez Galdós resta un convinto anticlericale.
Letteratura spagnola – Il Novecento
La cultura spagnola del Novecento è legata agli eventi storico-politici che coinvolgono il Paese, e la letteratura si occupa spesso di riflessioni su questioni nazionali. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX sec., infatti, la Spagna perde le ultime colonie in America e nel Pacifico e si trova a fare i conti con il proprio decadimento economico, politico e culturale avviatosi da un secolo e causa di una ormai profonda arretratezza rispetto alle altre potenze europee. Gli intellettuali spagnoli perciò si trovano a ripensare il concetto di Spagna e si uniscono nella corrente del Regeneracionismo (da regeneración, rigenerazione), che riflette sulla necessità di un profondo rinnovamento del Paese e della cultura, da perseguire proponendo una nuova idea di identità nazionale che possa porsi come modello di rinascita. La ricerca di novità avvicina molti autori di questa fase al movimento del modernismo, che si sviluppa parallelamente nei Paesi ispano-americani e si distingue subito per l’estrema cura della forma, raffinata ed elegante, e per l’esaltazione delle culture locali.
Nel dibattito culturale assume grande importanza José Ortega y Gasset, filosofo e saggista che sostiene l’importanza, per ogni uomo, della ricerca dell’autenticità, che deve passare anche attraverso la costruzione di una coscienza storica. Particolarmente importante è il suo libro La ribellione delle masse, nato dalla riflessione sulla dittatura di Miguel Primo de Rivera degli anni Venti, che analizza l’avvento della società di massa e sottolinea come l’emancipazione del popolo debba consistere nella possibilità di emergere per gli uomini migliori in esso, e non in una democrazia totale che ponga tutti sullo stesso piano.
Il principale movimento letterario che incarna questa esigenza di modernità è definito Generazione del ’98, un gruppo di scrittori accomunati, oltre che dal dato anagrafico, dal sentimento di amore per la patria e dalla volontà di osservarne e comprenderne i problemi per ritrovare gli elementi autentici dell’identità spagnola e partire da essi per costruire nuove tradizioni solide. Gli autori più significativi del ’98 sono Miguel de Unamuno per la prosa e Antonio Machado per il rinnovamento estetico della lirica.
Miguel de Unamuno è la principale e più eterogenea figura del ’98: filosofo e scrittore sia di prosa che di poesia, autore di numerosi saggi sul destino della Spagna e di poesie e romanzi in cui esprime il proprio idealismo, privo di razionalismo, inteso come insopprimibile tendenza dell’uomo alla ricerca di una meta. Con i romanzi, in particolare Nebbia, Unamuno sperimenta strutture nuove che stravolgono le cornici tradizionali elaborando un sistema narrativo che costruisce il rapporto tra autore e personaggio come quello tra divinità e creatura, sospeso tra sottomissione e ribellione. Questo pensatore elabora inoltre il concetto di intrahistoria, cioè la necessità di indagare la storia della Spagna intesa non come sequenza di eventi, ma come successione di stati interiori, di sentimenti comuni.
Dopo Machado, protagonista della poesia spagnola del Novecento è Juan Ramón Jiménez, Nobel per la letteratura nel 1956, che sperimenta un nuovo simbolismo e fa da punto di riferimento per la successiva Generazione del ’27, gruppo di giovani intellettuali che si riunisce per la prima volta nel 1927, appunto, per ricordare e celebrare il poeta del Siglo de oro Luis de Góngora. Figure importanti della Generazione del ’27 sono Pedro Salinas e Federico García Lorca, ma anche artisti più noti in altri campi, come il pittore Salvador Dalì, che evidenzia il ponte creato dai poeti del ’27 fra la tradizione lirica spagnola e la poetica delle Avanguardie, in particolare il surrealismo. L’equilibrio fra tradizione e rottura e fra temi tipicamente lirici (come l’amore) e temi di attualità è infatti la caratteristica che accomuna le eterogenee esperienze del ’27.
Il principale vero e proprio movimento di Avanguardia spagnolo è invece l’ultraismo, che aspira a una rottura totale con la letteratura precedente attraverso la riduzione degli strumenti artistici all’essenziale, all’eliminazione degli ornamenti modernisti e alla sperimentazione, in poesia, di strutture totalmente libere da schemi e regole. Dal punto di vista dei contenuti, l’ultraismo punta a svincolarsi sia dal sentimentalismo sia dalla necessità di esprimere una realtà oggettiva, lasciando invece all’artista piena libertà di creazione. Uno dei principali animatori di questo movimento è Jorge Luis Borges, autore argentino, ma residente in questa fase a Madrid, dove gli ultraisti si ritrovano, prima di portare il nuovo stile in America Latina.
Lo scoppio della guerra civile spagnola tra repubblicani e nazionalisti, nel 1936, sconvolge la vita culturale della Spagna, portando gli intellettuali a dividersi fra i due schieramenti, a subire persecuzioni e violenze, a lasciare il Paese. Il periodo della guerra e quello della dittatura di Francisco Franco che ne deriva rappresentano un momento di stasi e chiusura per la cultura spagnola, la produzione letteraria è quella neoclassicista legata al regime oppure una letteratura silenziosa e lontana dalle aggregazioni della prima parte del secolo, in cui prevalgono temi intimisti ed esistenzialisti, oltre che tutti quelli legati alla guerra e ai suoi effetti sul Paese e sulle persone. La censura e la miseria spingono molti intellettuali all’esilio volontario, da cui sviluppano una “letteratura parallela” legata alla madrepatria. Dello spirito avanguardistico rimane traccia solo in un movimento marginale, ma originale, il postismo, che si oppone in maniera ludica e umoristica al dogmatismo della poesia neoclassica di regime, e trae il proprio nome dalla volontà di chiudere e sintetizzare tutti gli “ismi”, cioè tutte le Avanguardie pre-belliche (futurismo, dadaismo, surrealismo ecc.), lasciando libero impulso all’immaginazione.
Negli anni Cinquanta, il regime franchista manifesta una certa apertura che avvia la Spagna a ricostruire i rapporti con il mondo esterno, sia dal punto di vista politico sia da quello culturale. Questo favorisce una prima rinascita della letteratura nel filone del realismo sociale, che rappresenta la quotidianità sociale del dopoguerra e gli sforzi di ricostruzione, e viene inaugurato da Camilo José Cela. Mentre questo realismo anima il romanzo e il teatro, la poesia della cosiddetta Generazione ’50 assume il ruolo di strumento di conoscenza di sé nel confronto con il contesto di vita.
Nel 1975, la morte di Franco segna l’inizio del periodo di transizione che porterà la Spagna dalla dittatura alla monarchia parlamentare, innescando una serie di cambiamenti non solo nella vita politica, ma anche in quella sociale e culturale. Il mondo della letteratura è scombussolato dalla rapida invasione delle opere straniere, prima tenute a distanza dal regime. Questo anima un fervido sperimentalismo ispirato soprattutto dalla nuova narrativa latinoamericana del realismo magico e dalla riscoperta dei protagonisti del rinnovamento europeo del romanzo del primo Novecento, come Virginia Woolf o James Joyce. Tale sperimentalismo arricchisce nuovamente di inventiva e creatività il linguaggio e i temi dell’inaridita letteratura spagnola, liberandola dai ristretti confini del realismo sociale e proiettandola nella nuova realtà globale e nel gusto della deformazione individuale della realtà. Questo fermento riguarda in realtà tutti i campi della cultura, e prelude a quella contaminazione fra prodotti culturali che caratterizza la società dei mass media. Come nel resto del mondo, successivamente anche in Spagna l’affermazione di una concezione più commerciale della cultura attenua lo sperimentalismo in favore delle esigenze di strutture definite e facilmente riconoscibili dai lettori, e questo porta, per esempio, al grande successo del romanzo storico e del romanzo poliziesco.
Letteratura ispanoamericana
La letteratura ispanoamericana fa parte della letteratura latinoamericana e comprende solo le opere di autori dell’America Latina scritte in lingua spagnola.
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