Il Siglo de Oro (secolo d’oro) è il periodo di massimo splendore artistico, politico-militare e letterario della Spagna. Il periodo va dal 1492 al 1681. Nel 1492 i re cattolici di Spagna (Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona) completano la Reconquista con la vittoria nella guerra di Granada, fondando l’impero spagnolo, favoriscono la stampa della prima grammatica spagnola e finanziano il viaggio di Colombo alla scoperta dell’America. Il 1681 è la data della morte dell’ultimo grande autore del Siglo de Oro, Pedro Calderón de la Barca.
Da un punto di vista temporale il Siglo de Oro coincide con il Rinascimento e il barocco spagnoli.
Il Rinascimento del Siglo de Oro
Nel XV sec. la riscoperta della cultura classica cambia tutto il modo di pensare della cultura occidentale e da questo fenomeno non è esente la letteratura spagnola, che si apre alla rinnovata vivacità degli scambi culturali in Europa e assorbe soprattutto l’influenza di Dante e poi dell’umanesimo italiano e della tradizione poetica dell’amor cortese. La letteratura diventa sempre più un fenomeno di corte, un intrattenimento nobiliare invece che uno strumento morale.
Mentre in poesia si inizia a sperimentare il sonetto d’amore, la nuova attenzione per l’uomo e la realtà terrena porta nella prosa la fioritura del genere cronachistico e le prime forme di romanzo, di argomento sentimentale o cavalleresco.
Il recupero, tramite la mediazione italiana, dei classici latini e greci, favorito dalla fuga in Italia di molti intellettuali greci a causa dell’invasione turca del Mediterraneo orientale, determina anche un primo interesse per il teatro. Nelle prime sperimentazioni, tuttavia, non c’è una netta distinzione fra commedia e tragedia e il testo, pur avendo la forma del dialogo, non viene rappresentato, ma soltanto letto ad alta voce in pubblico.
Questo fervente periodo di sperimentazione, riscoperta e scambio porta la cultura spagnola a una maturità linguistica e artistica compiuta e consapevole, che inaugura il periodo di splendore del Siglo de Oro. Lo splendore culturale coincide, ed è legato, con l’affermazione politica della Spagna in Europa e oltre, con la scoperta dell’America prima e con le conquiste di Carlo V poi (prima metà del XVI sec.).
La prima parte del Siglo de Oro è caratterizzata, per la poesia, dallo sviluppo del modello italiano di Petrarca, nel segno dell’eleganza e della raffinatezza, mentre per la prosa dalla produzione di opere critiche e pedagogiche sulla scia degli umanisti italiani. L’avvenimento più significativo nel campo della prosa però è la nascita del romanzo picaresco
La narrativa
Nel Medioevo nella letteratura spagnola il latino rimane la lingua della cultura scritta, ma, a partire dal XIII secolo, nelle università non controllate dal clero questa situazione comincia a modificarsi e a Toledo, in un clima tolleranza, nasce, con Alfonso X il Saggio, la scuola di traduttori, luogo non solo di insegnamento, ma anche di studio e diffusione della cultura. Alfonso X dispone che i testi giuridici siano scritti in volgare per essere più comprensibili. Inoltre, estende l’uso del volgare ai testi storici, compaiono le prime testimonianze di poemi cavallereschi.
Il libro de caballerías (termine di allora) o la novela de caballerías (termine moderno) è un genere letterario in prosa, di grande successo e popolarità in Spagna, e in misura minore in Portogallo, Francia e penisola italiana nel XVI secolo. Sono opere che vanno dalla fine del XV secolo fino al 1602 (l’ultimo libro originale castigliano, Policisne de Boecia) e cominciano a perdere popolarità dopo il 1550.
La novela bizantina (o libros de aventuras peregrinas) è un genere letterario narrativo in prosa che si sviluppa in Spagna durante il XVI e il XVII secolo a imitazione degli autori ellenisti del romanzo greco, in particolare Eliodoro di Emesa.
La novela pastoril (romanzo pastorale) è un sottogenere narrativo epico che si configura nel Rinascimento a partire romanzo pastorale Arcadia dell’italiano Jacopo Sannazaro. Il romanzo pastorale, di ambientazione bucolica, ha come protagonisti pastori o contadini al centro di storie d’amore. Questo genere viene portato al successo da Lope de Vega e dall’esponente di spicco del Siglo de Oro, Miguel de Cervantes, famoso tuttavia soprattutto per aver inaugurato il romanzo moderno con Don Chisciotte della Mancia, opera che fa ritenere il suo autore il massimo romanziere spagnolo a livello internazionale.
La novela morisca è un sottogenere letterario della prosa narrativa idealistica, all’interno della prosa immaginaria del XVI secolo. Si caratterizza per i protagonisti musulmani, l’idealizzazione dei rapporti tra mori e cristiani, offrendo esempi di convivenza, pace e generosità.
La novela picaresca (romanzo picaresco) nasce come una critica da un lato alle istituzioni degradate della Spagna imperiale e dall’altro alle narrazioni idealizzanti del Rinascimento: epopee, romanzi cavallereschi, romanzi sentimentali e romanzi pastorali. Il forte contrasto di valori tra i diversi ceti sociali in Spagna genera, come risposta ironica, alcuni cosiddetti “antiromanzi” di natura antieroica, mostrando la sordidezza del momento storico: le pretese degli hidalgos impoveriti, dei miserabili diseredati, dei falsi religiosi e degli emarginati convertiti. Tutti questi sono contrari ai ricchi gentiluomini e borghesi che vivono in un’altra realtà. La novella picaresca si differenzia dalla maggior parte della produzione letteraria a essa antecedente perché presenta connotazioni di estremo realismo.
Questo genere letterario trova la sua prima e più originale espressione nell’opera La vida de Lazarillo de Tormes. Il romanzo picaresco diventerà un classico della letteratura spagnola e non solo: il nome deriva dal termine spagnolo picaro, furfante, che indica il protagonista sfortunato e di bassa estrazione sociale, ma furbo e cinico, che racconta le trovate e le peripezie a cui è costretto per sopravvivere. A differenza dei romanzi cavallereschi, quelli picareschi narrano in prima persona e non presentano una storia lineare, ma episodi e riflessioni sulla società e sull’uomo con i suoi vizi e le sue virtù, lontano dall’eroe idealizzato, in un’ambientazione anch’essa realistica. Questo sviluppo del genere romanzesco rispecchia l’affermazione dell’antropocentrismo nella mentalità occidentale; proprio per questo, il Lazarillo e molti altri romanzi picareschi non sono visti di buon occhio dalla Chiesa cattolica e vengono spesso messi al bando dall’Inquisizione.
La poesia
Il primo periodo del Siglo de Oro è caratterizzato dagli influssi derivanti dalle culture europee, in particolare quella italiana. Il maggior poeta di questo periodo è Garcilaso de la Vega che diffonde la conoscenza della metrica della poesia rinascimentale italiana. Ispirandosi al Petrarca, de la Vega aggiunge nuovi elementi di musicalità, inserendoli in caratteristiche profondamente rinascimentali: la poesia come voce dell’amore, amore idealizzato e sempre irraggiungibile, l’intimità dei versi e l’eleganza dello stile.
Il teatro
Nell’attesa che il teatro agli inizi del XVII sec. riprenda importanza grazie all’opera di Lope de Vega (spesso ci si riferisce alle opere precedenti alle sue come teatro prelopista), nel XVI sec sono due le scuole teatrali che animano la letteratura spagnola: quella sivigliana e quella valenciana; da ricordare il sivigliano Lope de Rueda autore di dieci Pasos, brevi scenette umoristiche che hanno come protagonisti membri delle classi sociali meno agiate.
Le sperimentazioni avviate nel XVI sec. giungono a maturazione in una produzione destinata all’effettiva messa in scena e a diventare il principale intrattenimento di tutte le classi sociali. La struttura, lo stile e i temi del teatro spagnolo vengono definiti soprattutto da Lope de Vega, che si svincola dai dettami del teatro classico, mescolando elementi tragici ed elementi comici e rompendo le unità di azione, tempo e luogo, e impone il tema dell’onore, inteso come difesa della dignità personale. Lope de Vega si pone a cavallo fra il secondo periodo del Siglo de Oro e l’ultimo, decisamente barocco. Autore di oltre 500 drammi di vario genere, con le sue variazioni di stili e di metriche segue il gusto del pubblico, dominando la scena teatrale contemporanea.
Il barocco del Siglo de Oro
Il clima di sospetto, censura e rigore religioso si accentua con la riforma protestante (1517) e la conseguente Controriforma, determinando un modo più problematico e mistico di vivere la spiritualità, e una visione più cupa della vita, che trasfigurano l’eleganza semplice e l’armonia del Rinascimento nella complessità tortuosa e dissonante del barocco.
La poesia barocca sviluppa una ricercata raffinatezza in due correnti, il culteranismo (cultismo) e il concettismo (conceptismo): la prima è caratterizzata dall’utilizzo di vocaboli insoliti o latineggianti, di riferimenti mitologici, di metafore oscure e di una sintassi contorta, mentre la seconda si basa sulla creazione di concetti, cioè di immagini capaci di suscitare meraviglia e stupore per l’associazione di elementi inconsueti. Il principale esponente del culteranismo è Luis de Góngora, autore soprattutto di opere mitologiche, mentre il concettismo è rappresentato in particolar modo da Francisco de Quevedo, uno dei maggiori autori del secolo, noto in particolare per la poesia satirica.

Il principale esponente del culteranismo, Luis de Góngora (Bullfighting Museum, Cordoba, Spagna)
Nella prosa, lo sviluppo di una spiritualità più individualistica determina una rinascita della letteratura religiosa grazie alle opere dei mistici.
Nell’ultimo periodo del Siglo de Oro, Il genere di maggior successo è però il teatro: le opere di Tirso de Molina (autore de L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra) e di altri aprono la strada a Pedro Calderón de la Barca.
L’ultima parte del Siglo de Oro copre la seconda metà del XVII sec. e, insieme a una perdita di potere e importanza politici della Spagna, vede un affievolirsi dello spirito barocco, che inizia a manifestarsi più che nell’estrema e complessa elaborazione della forma, nella riflessione filosofica e intimistica. Questa evoluzione determina la decadenza della poesia lirica, per la diminuzione della sua forza creativa, e il prevalere invece del teatro. In questo genere si distingue soprattutto l’opera di Pedro Calderón de la Barca, drammaturgo e religioso che fa delle riflessioni filosofiche e teologiche la forza dei suoi drammi, arricchiti da numerosi riferimenti mitologici e simbolici e caratterizzati quindi da un’elevata complessità. Il dramma filosofico-teologico più noto di questo autore è La vita è sogno, che esplora tematiche tipiche dello spirito barocco come l’illusorietà e la vanità dell’esistenza e la certezza unica della morte, anticipando evoluzioni successive della filosofia e influenzando pensatori come Arthur Schopenhauer.
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