La letteratura russa del ‘900 ha le sue radici nella crisi di inizio secolo. La fine del XIX sec. e l’inizio del XX sono segnati dalla percezione del fallimento delle istituzioni tradizionali, da un senso di crisi politica, culturale ed esistenziale, e da una conseguente spinta al rinnovamento: questi fattori sono il presupposto delle rivoluzioni del 1905 e del 1917 da un lato, e della ricerca di nuovi valori estetici e culturali da parte degli intellettuali dall’altro.
Fondamentale per tutta la successiva critica e storia della letteratura è la ricerca dei circoli linguistici che nascono a Mosca e si dedicano allo studio delle strutture e dei procedimenti di costruzione dei testi letterari, concentrandosi sulla forma e proclamando l’indipendenza dell’opera letteraria dalle circostanze contingenti (per questo si parla di formalismo per studiosi come Vladimir Propp, Roman Jakobson, Michail Bachtin). Mentre questi intellettuali restano indifferenti o contrari ai moti rivoluzionari, e sono guardati con sospetto dal regime per il loro disimpegno politico, i gruppi della nuova corrente simbolista guardano inizialmente con favore al regime bolscevico instaurato dopo il 1917, considerandolo il presupposto per una rivoluzione anche spirituale. Molti di loro però saranno delusi dalla spinta al conformismo culturale avviata dal nuovo regime e accentuata dal passaggio da Lenin a Stalin, finalizzata a favorire una “letteratura proletaria” propagandistica, espressione di un’unica ideologia. Solo chi fa parte dell’Unione degli scrittori, che organizza e orienta la letteratura, è autorizzato a pubblicare. Molti scrittori vengono perciò messi al bando, eliminati o costretti a emigrare all’estero nell’ambito del programma di cancellazione di ogni forma di dissenso verso Stalin.
Il primo ventennio del secolo è quindi caratterizzato da sperimentazioni volte a rinnovare il realismo o a superarlo con la ricerca degli aspetti nascosti dell’animo umano e della realtà, poi la censura determina un appiattimento generale. Questo viene contrastato, per quanto riguarda la prosa, solo dagli scrittori satirici, che cercano di sfruttare l’ambiguità propria del loro genere letterario per rappresentare il contrasto tra il vecchio e il nuovo mondo russo senza incorrere nella censura, non sempre riuscendovi.

La letteratura russa del ‘900 deve fare i conti con la censura del regime comunista e la sua pesante eredità
Per quanto riguarda la poesia, invece, il percorso di Aleksandr Blok è emblematico dell’esperienza simbolista: inizialmente Blok condivide con i simbolisti europei la ricerca di una verità nascosta nell’ignoto, esprimibile solo per simboli, e approfondisce i temi metafisici e gli aspetti mistici delle religioni orientali, poi abbandona l’eccessiva astrattezza in favore della dimensione delle passioni terrene, infine dopo la rivoluzione del 1905 vede crollare ogni illusione e reagisce al brusco scontro con la realtà applicandovi l’osservazione simbolista delle cose e creando visioni satiriche e grottesche. Le nuove speranze suscitate dalla rivoluzione del 1917, poi, vengono presto deluse e spingono molti dei poeti simbolisti al silenzio. La principale reazione al simbolismo è l’acmeismo, che si propone di sostituire alle aleatorie corrispondenze simboliche una poesia degli oggetti che offra della realtà un quadro vivido e netto, tangibile (acmé in greco significa culmine).
Nell’ambito dell’acmeismo esordisce una delle principali poetesse del secolo, Anna Achmatova, che partendo dalle minuzie e dagli oggetti quotidiani descrive in modo conciso, con un linguaggio vicino al parlato, situazioni che illuminano intere vicende umane. Nelle prime raccolte dominano le emozioni d’amore, poi subentrano la drammaticità della guerra e infine il clima oppressivo del regime sovietico, che colpisce la Achmatova con l’uccisione di molti amici e l’arresto del figlio, oltre che costringerla al silenzio (le opere degli anni Trenta, come la celebre raccolta Requiem, vengono pubblicate dopo il 1940 o postume). Uno dei più intimi amici della poetessa caduti vittima del regime è un altro poeta acmeista, Osip Mandel’štam.
Un’altra reazione al simbolismo è quella del futurismo, che in Russia rappresenta un insieme in realtà molto eterogeneo di esperienze, accomunate dalla ricerca di un rinnovamento estremo della lingua dal punto di vista tecnico, lessicale e sintattico. Una parte dei futuristi, tra cui Vladimir Majakovskij, abbraccia la causa bolscevica e concepisce l’arte come lavoro, come produzione al servizio di tutti. In un’altra corrente del futurismo, la Centrifuga, meno estremista, si riconosce in poesia Boris Pasternak per l’accurata ricerca linguistica caratterizzata da associazioni contorte e giochi fonici. La concezione della parola come strumento conoscitivo accomuna la poesia di Pasternak alla sua prosa, per la quale principalmente è noto; durante il periodo di oppressione e censura del regime sovietico, Pasternak è costretto al silenzio e all’isolamento e lavora al vasto romanzo Il dottor Živago che, attraverso le vicende umane del medico protagonista, ripercorre gli anni dalla rivoluzione del 1905 a quella del 1917; il libro viene pubblicato solo nel 1957 in Italia, giunto clandestinamente alla casa editrice Feltrinelli. La pubblicazione del romanzo crea grande scandalo e rende noto Pasternak in tutto il mondo, notorietà che aumenta ancora di più quando, l’anno successivo, gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura. L’autore, tuttavia, rifiuta il premio per non essere espulso dal suo Paese.
Della seconda ondata degli scrittori in esilio della letteratura russa del ‘900 fa parte Vladimir Nabokov, diventato famoso per Lolita, scritto in inglese e portato sul grande schermo da Stanley Kubrick. Nabokov ha scritto anche molte opere in russo con i temi più disparati come la frammentazione sociale, l’ossessione del sesso, la distopia (la descrizione di un’immaginaria società decisamente negativa e spaventosa; il termine è il contrario di utopia), l’entomologia e gli scacchi.
Nell’ambito della prosa resta invece estraneo a ogni gruppo Michail Bulgakov, che nelle sue opere unisce l’elemento satirico-realistico a quello fantastico-surrealistico, inimicandosi le autorità e la critica ufficiale sin dai primi racconti sulla strumentalizzazione della scienza (Uova fatali, Cuore di cane). La perseveranza di Bulgakov nello scrivere e pubblicare (anche in ambito teatrale) suscita una dura campagna denigratoria, che arriva a impedire a teatri ed editori di accettare i suoi testi. Privato di ogni mezzo di sostentamento, l’autore si spinge fino a chiedere a Stalin stesso di permettergli di emigrare o di trovargli un lavoro, e questi gli concede di collaborare con vari teatri, senza però poter rappresentare le proprie opere. Nei lunghi anni di isolamento Bulgakov sviluppa quello che sarà il suo capolavoro, il romanzo Il Maestro e Margherita, opera satirico-fantastica dalla struttura molto complessa: si alternano, con la tecnica del romanzo nel romanzo, i capitoli dedicati alla venuta del diavolo nella Mosca contemporanea e quelli che ripercorrono l’interrogatorio di Ponzio Pilato a Cristo a Gerusalemme. Centrale è il tema del destino dell’artista e della persecuzione dell’arte, infatti il romanzo sarà pubblicato in edizione completa solo nel 1973, a Francoforte.
Letteratura russa del ‘900 – Il dopoguerra
Negli anni del secondo dopoguerra continua e si irrigidisce la repressione culturale: la letteratura russa del ‘900 in questa fase deve essere orientata esclusivamente all’esaltazione patriottica della vittoria e al consolidamento dell’ideologia comunista, perciò sono banditi il pessimismo, l’insoddisfazione, l’introspezione, così come qualsiasi elemento occidentale. Solo alla morte di Stalin (1953) inizia lentamente ad aprirsi una nuova era: diminuisce la censura, vengono permessi temi nuovi, vengono riammessi molti scrittori espulsi dal Paese, vengono pubblicate opere prima proibite e si manifesta una prima apertura verso le opere occidentali. Emblema di questa stagione di speranza e trasformazioni è il romanzo Il disgelo di I. G. Ėrenburg, incentrato proprio sui rapporti tra arte e autorità. Tuttavia il partito non abbandona del tutto il controllo sulla letteratura, e i testi di serio dissenso devono essere ancora pubblicati clandestinamente, aiutati dalla prima diffusione delle nuove tecnologie, o all’estero (per esempio Tutto scorre, di V. S. Grossman, pubblicato in Germania). La caratteristica principale di questa “letteratura del disgelo”, clandestina o no, è il recupero della memoria, cioè la rievocazione della storia recente.
Un’illusione di rinascita della libertà di parola viene data, all’inizio degli anni Sessanta, dalla pubblicazione autorizzata, in rivista, del romanzo Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn (nella translitterazione approssimata italiana più comune: Solgenitsin), che descrive la terribile realtà dei gulag, rendendoli noti a tutto il mondo. Subito dopo, però, il cambiamento di scena politica, con la destituzione di Kruscev (Chruščëv), chiude il breve periodo di distensione: Solgenitsin è costretto a pubblicare all’estero tutte le sue opere successive (come Arcipelago Gulag a Parigi) e non può accettare il premio Nobel che gli viene assegnato nel 1970, poi viene arrestato ed espulso dal Paese. Questo avvenimento è seguito, negli anni Settanta, dalla nomina di Brežnev a capo del partito, circostanza che segna un ulteriore passo indietro nel processo di destalinizzazione e un ritorno a un clima di rigida censura. Questa verrà meno definitivamente solo con il crollo del mondo comunista (1991), a seguito del quale il risveglio della letteratura avviene con il rifiuto di qualsiasi regola e forma letteraria precostituita, sulla linea del postmodernismo occidentale, e con la preferenza per l’ironia e la parodia, usate per rappresentare l’orrore della realtà. Il mondo della produzione letteraria si avvia verso una ripresa inizialmente difficile e disordinata, anche perché l’editoria russa deve fare i conti per la prima volta con la logica del mercato, quindi calibrare le tirature, definire linee culturali, scoprire e assecondare mode prima sconosciute (come quella del poliziesco, di grande successo in tutti i mercati in questa fase).
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